I
governanti non conoscono i problemi del popolo
di Ferdinando Camon
Quotidiani locali del Gruppo
"Espresso-Repubblica" 8-9 novembre 2013
Dunque Silvio Berlusconi non ha la minima idea di cosa voleva dire
essere ebreo sotto Hitler, ma allarghiamo il discorso: chi ci governa sa cosa
vuol dire razzismo? Immigrazione? Povertà? Disoccupazione? Perdita della
salute? Della casa? Dell'azienda? Sono problemi diversissimi, va bene, e non
stiamo facendo un polverone mescolandoli tutti, stiamo
cercando di mostrare che chi governa un popolo in un'epoca, deve conoscere i
problemi di quel popolo e di quell'epoca, altrimenti non li affronterà mai. Se
un governante sapesse per esperienza che differenza c'è tra ricevere 400 euro
al mese di pensione e riceverne duemila al giorno, il
problema sarebbe affrontato. Siccome nessun governante ragiona su questa
differenza, passano i decenni e il problema resta sempre lì.
Torniamo al fatto di cronaca, che è la fonte di questo
ragionamento. Berlusconi ha detto che i suoi figli in questa Italia si sentono
come gli ebrei sotto Hitler. Questo mostra che Berlusconi non ha la minima idea
di che cos'è lo Sterminio, e tutto l'osceno cammino del più mostruoso crimine
commesso dall'umanità. È un crimine che soltanto chi l'ha patito può
comprendere. Cosa vuol dire essere perseguitato e
ucciso per la colpa di essere nato. Ricercato, catturato, deportato ed
eliminato in luoghi che hanno l'architettura dell'Inferno: quando moriremo e
andremo all'Infermo, ci accorgeremo di averlo già visto, nei Lager. Nessun
uomo, in nessuna parte del mondo, doveva uscire dal secolo scorso senza aver
visto Auschwitz e senza aver letto Primo Levi ed Elie Wiesel.
Vedere un Lager, anche se non sei ebreo, vuol dire non poter più vivere come
prima: nel Lager una parte di te muore definitivamente. Lo Sterminio ha
cambiato l'umanità, e la visione dei luoghi dove fu compiuto cambia la
percezione della vita. Ho visto Auschwitz più volte, perché ho regalato dei
libri alla Polonia, e tra essi una “Conversazione con Primo Levi”: ogni volta
che vado a Varsavia mi portano a Cracovia e ad
Auschwitz, sono passato più volte sotto l'arco d'entrata nel Lager, ho visto i
forni, il muretto delle fucilazioni, la forca multipla, la forca singola,
l'infinito binario, l'infinita esposizione dei simboli che distinguevano i
prigionieri. Non posso più vedere un binario, un vagone merci, un fiocco sul
petto di un ragazzo o una ragazza, senza ripensare a quel luogo. Io non sono
ebreo, e mi sento svenire. Penso che un ebreo si senta, anche oggi, morire. Per
combattere il razzismo bisogna avere questo “sentire”. Che un ricchissimo
signore dica che i suoi ricchissimi figli, capi di
colossali aziende, con un capitale complessivo di una decina di miliardi di
euro, che costui dica che i suoi figli sono come quegli ebrei, è una bestemmia
contro l'umanità, la storia, Dio. Costui non farà mai nulla contro il razzismo,
perché non sa cos'è.
Un povero ha spiegato come fa a spendere poco. Niente
telefono. Pane di scarsa qualità. Verdure lesse. Pescare nei cassonetti, alla sera, quando gli altri han buttato via gli avanzi e non
c'è nessuno che ti vede. Per la luce, basta una sola lampadina per tre camere:
la appendi sotto la porta di comunicazione, da lì illumina tutto. Cioè: non
illumina niente, ma t'impedisce di sbattere la testa.
Disoccupazione giovanile: dove c'è un
figlio ultra-trentenne diplomato o laureato che non trova lavoro, manda
curriculum ma nessuno gli risponde, è depresso lui, è depressa sua madre, suo
padre, la sua ragazza, la depressione di ciascuno moltiplica la depressione
degli altri, e ogni minuto della vita è un veleno.
Pensione miserabile: devi centellinare i centesimi.
Arrivi a fine mese con 85 centesimi, come quel
vecchietto che un rapinatore ha colpito in testa per derubarlo, poi ha scoperto
quella somma e gli ha sputato addosso l'insulto “pezzente”. Chi gode stipendi o
pensioni da 500 o mille o duemila euro al giorno, vive
e gode e vede quel che si può vedere dal super-mondo, non ha la minima idea
dell'Inferno del sotto-mondo. Gli organi che potrebbero cambiare questa
situazione dicono che è legittima, perciò non la toccano. La crisi dovrebbe
spingere a fare un passo avanti, a vedere che è legittima ma è ingiusta, e a
far prevalere la giustizia sulla legittimità. Se spingesse a questo, la crisi
sarebbe benefica e ne usciremmo migliori. Ma chi
governa non vuole andare in questa direzione. Perciò non ne usciamo. Ne
usciremo tardi. E ne usciremo male.
www.ferdinandocamon.it