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  Editoriali  »  E noi paghiamo, di Renzo Montagnoli 12/11/2013
 

E noi paghiamo

di Renzo Montagnoli

 

 

 

 

 

Credo che sia giunto il momento per gridare, per urlare alla nostra classe politica la nostra profonda insoddisfazione e l'altrettanto nostro profondo sdegno.

Ci sono notizie, ogni giorno, che sarebbe meglio non leggere, per non arrabbiarsi, per non sentirsi presi di continuo per i fondelli. Sono come infiniti rivoli di lordume che vanno ad alimentare un fiume che si ingrossa sempre di più, un fiume che si può benissimo definire del disonore.

Ci sono stati in passato tempi in cui la gente viveva in ristrettezze, ma la guerra era da poco finita e mancava tutto, perché c'era da ricostruire un paese; non mancava, però, la speranza.

Questa classe politica ha provocato e sta provocando più danni di un conflitto mondiale, ma soprattutto sarà in eterno riconosciuta colpevole di aver tolto la speranza a un popolo, e levare la speranza nell'avvenire, il sognare un futuro migliore per i nostri figli, equivale a un vero e proprio genocidio generazionale.

Sul Corriere della Sera é apparso un articolo di Gian Antonio Stella  dal titolo “ I devoti alla dea tangente rubano ogni anno sessanta miliardi al Paese”. Sessanta miliardi, una somma colossale, il cui conteggio è della Corte dei Conti, e probabilmente per difetto. Sessanta miliardi che poi diventano di più se si considera che le opere pubbliche viziate da tangenti vengono realizzate al peggio, e così si spiega di ponti già vecchi e pericolanti dopo un paio di anni o di asfaltature che si sbriciolano nel giro di un paio di mesi.

E in cambio c'è gente che cerca disperatamente lavoro, ci sono pensionati che quasi mendicano per sopravvivere, e oltre all'aumentata povertà si assiste all'incredibile pratica di tassare sempre e solo quelli che hanno sempre pagato.

Non è possibile pensare a una incapacità di vedere lo stato delle cose! Questi politici vedono anche troppo bene i soldi con cui li manteniamo e altrettanto bravi sono nell'integrarli, più famelici dei lupi, più delinquenti senz'altro di quelli che sono rinchiusi nelle carceri.

Tutti i politici? No, non tutti, ma la stragrande maggioranza e mi chiedo come i pochi onesti possano restare assieme a questi ladri e cialtroni.

Non è finita, perché ai sessanta miliardi della corruzione, sono da aggiungere non meno di 120 miliardi di evasione fiscale, un vero e proprio record, con gente che paga un nonnulla di tasse e ha  ville con piscina, panfili e aerei privati, una vergogna che non può che invocare una sacrosanta vendetta.

Sempre facendo dei conti, la malavita organizzata ha giri d'affari dell'ordine di almeno trecento miliardi. Ora, come sia possibile che in uno stato esista un antistato è cosa che può accadere solo in Italia, e nonostante le lotte alla mafia, questa è più forte che mai, segno che al serpente si fa solo il solletico e non gli si mozza il capo.

Da ultimo, ci sono le spese per il mantenimento del carrozzone dei politici, di cui, guarda caso, non si conosce l'esatta entità, ma, se dico quattro-cinque miliardi penso sia un importo del tutto prudenziale, perché a considerare tutte le prebende dirette e indirette saranno senz'altro assai di più.

Ora tiro il totale: 485 miliardi! È una somma stratosferica, con cui comodamente si potrebbe incentivare l'economia, adeguare le pensioni a livelli più dignitosi, ridurre il cuneo fiscale e infine dare un bel taglio ogni anno al nostro ingente debito pubblico.

Sentiamo spesso dire dai nostri politici che i soldi non ci sono per ridurre le tasse e per impedire di metterne altre, ma invece ci sono, e tanti, basta andarli a prendere, ed è qui che non c'è la minima volontà.

Al riguardo, basti pensare alle irrisorie condanne per i reati di corruzione e di frode fiscale, oppure al fatto che non venga avviata una vera e propria guerra alla mafia.

Da ciò si desume che il problema non è la crisi economica, bensì la nostra classe politica, che merita solo di essere presa a calci e rimandata a casa o, meglio ancora, in caso di reati, a un carcere, ma non d'oro, anzi duro, con tanto di lavori forzati.

E intanto noi paghiamo e loro invece scialano e continueranno a farla, finché ci sarà qualche cosa da spolpare, a meno che le vittime non trovino il coraggio per rialzare la testa.

 

 

 

 

 

 
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