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  Editoriali  »  I tedeschi nascondono ancora le colpe, di Ferdinando Camon 09/05/2014
 

I tedeschi nascondono ancora le colpe

di Ferdinando Camon

 

 

"L'Arena" 1 maggio 2014 
 



 
Berlusconi ha detto: “I tedeschi negano l'esistenza dei campi di sterminio”- Sbaglia. Ma dire: “I tedeschi hanno negato a lungo le loro colpe” non è sbagliato. Hanno avuto un problema, con lo Sterminio. Un problema storico (“Come possiamo ammetterlo?”), un problema didattico (“Come possiamo raccontarlo ai nostri figli?”), un problema giuridico (“Come possiamo fare giustizia?”). Quest'ultimo problema riguarda anche i veneti e i veronesi, l'area veronese che sta oltre Legnago, nel peasino di Bevilacqua, che ha uno stupendo castello medievale, quadrato, di color rosso. Lì c'era un comando tedesco. Un altro comando stava a Este, sui Colli Euganei. Cos'hanno fatto i tedeschi di Este e Bevilacqua non si è mai saputo con chiarezza, perché da parte nostra non s'indagava e da parte tedesca si nascondeva. Sul finire della guerra avevo 10 anni, vedevo e non dimenticavo. Più tardi ho messo quelle storie (incendi, impiccagioni, torture) nei miei primi romanzi, e quando questi han cominciato a girare nei paesi stranieri in traduzione, sono stato attento a come li accoglieva la Germania, quali reazioni suscitavano sui giornali, sui lettori, nelle scuole. È per questo che ne parlo qui. 
A Bevilacqua, nel castello, hanno torturato con le scosse elettriche e con gli aghi sotto le unghie; sul ponte hanno impiccato un ragazzo di 20 anni, mio parente; c'è un cippo sul ponte, in suo onore, e poiché il guard rail nasconde la scritta e il nome della vittima, ho scritto al sindaco: “Tagli il guard rail per un metro o due, o alzi il cippo”, lui ha alzato il cippo: non so chi sia quel sindaco ma qui lo ringrazio; nei paesi dei Colli Euganei i tedeschi facevano una strage ogni settimana, noi credevamo che il totale dei morti fosse una trentina, poi lo storico Francesco Selmin ha indagato e ha scoperto che sono circa 150. Avevo messo le fucilazioni e le impiccagioni nei miei primi libri, e quando questi libri giravano tradotti in Germania, un gruppo di magistrati tedeschi (onore a loro) si chiese: “Ma cosa racconta questo scrittore italiano? Sono storie vere?”. Scendono a Bevilacqua ed Este per raccogliere testimonianze. A Legnago c'è la fabbrica Riello, m'invita a un incontro con i lavoratori, ci vado, rievoco questi ricordi, si alza una signora e dice: “Sono un'insegnante di tedesco, facevo da interprete a quei magistrati, ma gli abitanti dei paesi veneti non volevano rispondere”. Chi non capisce questo, non capisce i veneti, la Lega, la secessione. Non hanno nessuna fiducia nello Stato, in nessuno Stato. Pensano che non avranno mai giustizia. E infatti… In Germania preparano il processo contro il comandante tedesco di Este, che si chiamava Lembcke. Con mio orgoglio, i miei libri sono prove a carico. L'accusa da parte italiana era sostenuta da un avvocato veronese che era, se non ricordo male, Guariente Guarienti. Questo avvocato mi ha chiesto di specificargli che cosa nei miei libri fosse storico e che cosa fosse fantastico. La notte prima della prima udienza il comandante Lembcke è nel suo salottino, con sul tavolo i documenti a carico tra cui i miei libri, e ha un infarto. Lo portano in ospedale e dopo una settimana muore. Per megalomania, per sete non-cristiana di vendetta, ho spesso immaginato quel mio primo libro come un colpo di fucile sparato dall'Italia alla Germania, per colpire al cuore (l'infarto) un nemico della mia gente. Passano gli anni e quei libri vengono adottati per un corso di Letteratura Italiana da una docente dell'università di Potsdam, Isabella von Treskow. I suoi studenti restano sbalorditi nel leggere le stragi tedesche nel Veneto padovano-veronese, vogliono saperne di più, cercano negli archivi dell'esercito e della magistratura, ma non trovano niente, perché? Perché, mi spiega Isabella, la Germania ha varato una legge, in base alla quale se un cittadino tedesco viene accusato di crimini che possono infangare la sua memoria, ma muore prima che il processo sia giunto a sentenza, ha questo diritto: non che le prove siano archiviate, ma che siano distrutte. È la cancellazione della storia. Ecco come i tedeschi si liberano del proprio passato: annullandolo, come mai esistito. Sì, Berlusconi ha sbagliato, la sua frase non regge. Ma non ditemi che i tedeschi hanno una gran voglia di riconoscere le colpe, far giustizia, espiarle. Noi sappiamo che non è vero.

 

 

www.ferdinandocamon.it

 

 
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