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  Editoriali  »  Il destino dell'uomo, di Lorenzo Russo 19/05/2014
 

Il destino dell'uomo.

di Lorenzo Russo

 

Questa volta mi azzardo ad addentrarmi nel labirinto della vita umana con l'intento di individuare il destino dell'uomo.

La prima domanda che mi pongo riguarda lo scopo del suo essere in vita.

Non mi accontento delle innumerevoli risposte che i grandi pensatori hanno dato e continuano a dare su questa domanda fondamentale.

Ritengo una qualunque risposta allusiva, perché la questione comprende più fattori, tra i quali i più complessi e quindi difficili da analizzare sono quelli di natura psichica e fisica, che sempre accompagnano l'uomo e determinano la sua capacità d'intendere ed agire.

Mi affido quindi al mio istinto, che mi porta a immaginarmi un ciclo continuo di creazioni, tutte partenti da uno stato di subordinazione, ma nel quale agisce lo stimolo di raggiungere lo stato di creatore, per effetto dell'energia della sopravvivenza che sempre interviene nei momenti più critici e pericolosi.

Tralascio se con esso si arriverà a un fine ultimo, in quanto potrebbe non esistere, se non nella pura fantasia, mobilitata dal bisogno incontenibile di eternità.

L'importanza risiede, quindi, nel lasciarsi trascinare dalle energie generanti le mutazioni per raggiungere uno sbocco superiore all'esistente.

Penso a un processo che parte dal microcosmo, qual è la vita in terra, e non perché credo che da qui incominci il grande processo universale evolutivo, bensì perché di tutto ciò che era prima della sua apparizione quale uomo in terra non si ha alcuna conoscenza reale.

Incomincio, quindi, dall'uomo localizzato in terra che, al confronto con una realtà avversa e ostile, è riuscito finora a superare ogni conflitto, fino a ritrovarsi oggigiorno in uno stato più evoluto, questo considerato almeno sotto l'aspetto scientifico e cognitivo.

L'intelletto umano sembra, di fatto, essere capace di superare le restrizioni terrene, fino a riuscire ad approdare sulle lontane galassie alla ricerca di una esistenza migliore e o di maggiore potere.

Un tale comportamento dimostra la sua volontà e capacità di non rimanere più subordinato alla volontà divina localizzata in terra, bensì a una nuova e più progredita.

Un tale istinto non può che essere stato innescato nel suo inconscio sin dalla sua origine, per cui la intenderei come suggerita dalla forza della sopravvivenza ogni volta che egli abbia superato una prova abilitativa, quindi passo per passo.

Abilitazione a che cosa, se non a impossessarsi di un pezzo maggiore e probabilmente migliore del creato,.così come si potrebbe immaginare che abbiano fatto altri esseri prima di lui.

Il pensiero che esistano altri esseri nella vastità del Creato non mi lascia, per cui mi viene facile credere a un processo mutativo imitante quello agente nel macrocosmo, se non addirittura generato da esso, dove agiscono energie ben più forti e nelle quali l'uomo spera di poter congiungersi e ritrovare i suoi precursori o simili e il paradiso perduto.

Di fatto, mi è facile supporre che ciò che succede in terra succeda anche nell'universo, come se tutti gli esseri, viventi in esso, ne siano appartenenti e sorretti da un'energia che tutto muta e ricrea per uno scopo non definibile.

Non sono lontano dall'immaginazione di una rivelazione antica, nella quale i giganti combatterono contro gli dei per sostituirli o per vendicarsi della loro arroganza e violenza.

In tale senso noto che la classe del sistema economico del profitto e consumo senza limiti sta corrodendo le fondamenta del sistema sociale, annullando pezzo per pezzo le conquiste conseguite per creare giustizia, equità e solidarietà tra i ceti della popolazione.

Di fatto, la corsa al profitto materiale ha reso l'uomo individualista e libero di scegliere il suo modo di vivere e conseguentemente il suo rapporto con il prossimo, stato e religione.

Il benessere ha reso obsoleto il credo in un Dio misericordioso verso i buoni e ubbidienti, in quanto quel che conta oggi è il voler vivere bene e in libertà.

Guai quando un domani la grande costruzione materialista dovesse rompersi del tutto, come l'attuale crisi economica mette in evidenza.

Arriverà il tempo dove i popoli si rivolteranno, la povertà e disoccupazione cresceranno a dismisura e il credo nel Dio della misericordia darà ragione a chi gli sarà rimasto fedele.

Crisi economica, intellettuale e coscienza vanno qui di pari passo, perché i timori di non farcela a sopravvivere spingeranno molti a rifugiarsi nuovamente nello stato di soggezione religiosa.

Il totalitarismo riassumerà il potere e eliminerà tutti coloro che gli saranno contrari, sia per il loro stile di vita non corrispondente al suo rituale, sia perché pericolosi in quanto appartenenti a un altro credo politico e/o religioso.

Quando noto che la distinzione in maschio e femmina subisce da decenni un processo mutativo, nel senso che sempre più femmine e maschi stanno assumendo le caratteristiche dell'altro sesso, non posso che immaginarmi una era dove gli individui saranno sufficienti a se stessi e quindi liberi di scegliere il proprio compagno o compagna come meglio piaccia o convenga.

Se da un lato questo modo di vivere aiuterebbe a frenare la già fin troppo elevata prolificazione umana, dall'altro temo la perdita del senso di umiltà e soggezione quale freno all'irrompere dell'arroganza ed egoismo individuale e con essi la perdita dell'unione sociale.

Di questo passo potrebbe accadere che i discendenti vengano fatti nascere nei laboratori secondo il fabbisogno e che diventino più abili degli uomini, già diventati deboli e inabili per mancanza dei principi generanti energia e forza di sopravvivenza.

Ciò significherebbe la fine della razza umana e la vittoria degli dei o del dio dell'Universo.

Con questo voglio puntualizzare che le scoperte nel campo della scienza non garantiscono un miglioramento della sua vita quando egli diventasse più presuntuoso ed egocentrico.

Ogni scoperta ha in sé un lato buono e uno cattivo, come del resto è tutto così nella vita.

Dipende dall'uomo impiegarle per il buon senso, che sarebbe quello di preservarlo dall'essere superficiale, materialista, consumista oltre i limiti controllabili.

Il corso della vita va rispettato, secondo il quale si nasce e si muore, e il tempo tracciato da questo ritmo va impiegato per scoprire e realizzare le proprie buone attitudini, e non per sopravvivere ad ogni costo, come si nota oggigiorno.

Sono i propositi buoni a elevare la  vita e dirigerla a un fine migliore e non le intenzioni di godimento che la sciupano e distruggono.

Quale destino sarà riservato all'uomo, dipenderà dal suo comportamento e dallo svolgersi degli avvenimenti nell'Universo.

Il senso di solidarietà è più forte nei momenti di disgrazia, per cui l'avvento di una disgrazia cosmica o anche causata dall'uomo stesso potrebbe unire i popoli e fonderli in uno sforzo supremo per sopravvivere.

Più grande è la minaccia e più piccole diventano le differenze ideologiche e d'interesse, in quanto il singolo sopravviverebbe solo nel ruolo di membro della società e non come individuo.

Sarebbe il caso in cui il credente implorerebbe il suo Dio di preservarlo dalla fine mentre il non credente si darebbe da fare per sopravvivere con le forze e capacità acquisite.

A chi crederà questo Dio: nell'uno o nell'altro caso?

A mio giudizio non nell'uno e neanche nell'altro, bensì in colui che abbia fatto della sua vita un impegno per proteggerla e migliorarla.

Non per caso la realtà umana viene dominata dal conflitto tra il bene e il male, come lo è nell'Universo, in quanto non ancora finito.

Da qui la limitata capacità dell'uomo a distinguere tra il giusto e l'ingiusto, il vero e il falso e i suoi sforzi a superarli.

L'entità originale viene percepita con più significati, immagini, come se l'uomo fosse continuamente in uno stato di appannamento, dietro il quale risiede la verità dell'origine comune dell'Umanità e il compito dell'uomo a scoprirla, costi quel che costi.

Da qui i conflitti continui e la riluttanza dell'uomo a riconoscere nell'altro il proprio simile.

Ogni contrasto genera energie tese al difficile processo di comprensione e accettazione del differente, come anche all'eliminazione quando è l'ignoranza a dettare il comportamento.

Questa è la condizione fisica umana in terra alla quale è indispensabile coinvolgere le forze spirituali idonee a creare equilibrio e serenità di giudizio.

Quando noto che il tutto si svolge seguendo uno schema sempre uguale nella sua essenza, comprendo perché l'uomo commetta sempre gli stessi errori, che altro non confermano se non il sostare in uno stato di prigionia, velato da una forma geniale di camuffamento d'identificazione e perdurante col susseguirsi delle generazioni.

Nonostante tutto non mi sembra giusto dare alla vita il senso di condanna.

Per che cosa mi chiedo, quando non si ha percezione della sua causa?

Agiscono in terra energie dipendenti dal processo energetico complessivo universale, per cui l'uomo fa bene a volerle scoprire e servirsene, ma deve prima di tutto creare in terra equità, giustizia e solidarietà.

Tre principi che vanno inculcati sia nei benestanti come nei bisognosi, perché solo insieme e nel sostegno del senso della responsabilità e dell'impegno si corregge questo mondo.

In questo modo l'uomo riuscirebbe meglio a impadronirsi di un pezzo dell'universo e a usarlo per il suo bene, in quanto più preparato a stimarne i rischi e sostenere gli sforzi dell'impresa.

Quale fenomeno occulto si nasconde nella vita, da volerlo svelare?

Si nasce, si cresce e si muore e in questo breve percorso sembra di vivere in un susseguirsi di illusioni, tutte prese per vere e giuste o per lo meno necessarie.

Si dovrebbe essere grati della certa fine e invece la si teme, non sapendo cosa sarà dopo, mentre l'attuale lo si conosce sulla propria pelle e lo si preferisce all'eventualità sconosciuta del dopo.

Durante la vita l'uomo si affida a un Dio, a un capo, si impegna in un fine che lo soddisfi e confermi di valere, mentre il dopo lo teme, perché non è di questo pur piccolo mondo, che lo ha fatto nascere e nutrito.

Teme e piange la sua fine, le sue sofferenze e torture che gli ha recato.

Il tutto è constatabile, visibile, percepibile, mentre il dopo........cos'è?

Di illusioni ne ha abbastanza, vuole verità e salvezza, vuole felicità duratura, vuole essere uguale al Creatore, a quello buono per bisogno di amore o a quello cattivo per dominare finalmente sugli altri, così come è sempre stato dominato in terra.

Non esiste una soluzione, se non quella di lasciarsi trainare dalle forze che superano le diversità e portano al fine migliore, che è quello di vivere la vita per superare i suoi confini ristretti e inconcludenti.

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