Area riservata

Ricerca  
 
Siti amici  
 
Cookies Policy  
 
Diritti d'autore  
 
Biografia  
 
Canti celtici  
 
Il cerchio infinito  
 
News  
 
Bell'Italia  
 
Poesie  
 
Racconti  
 
Scritti di altri autori  
 
Editoriali  
 
Recensioni  
 
Letteratura  
 
Freschi di stampa  
 
Intervista all'autore  
 
Libri e interviste  
 
Il mondo dell'editoria  
 
Fotografie  
 
 
 

  Editoriali  »  Considerazioni sul razzismo, di Piero Colonna Romano 26/05/2014
 

Considerazioni  sul razzismo

di Piero Colonna Romano

 


Nel 1854 un aristocratico francese, tale J. A. De Gobineau, scrisse il "Saggio sulle diseguaglianze umane".
Aristocratico ma poco colto in verità e molto distratto, nulla sapeva di Voltaire, di Montesquieu, di Rousseau e non si era accorto che, nel 1789, era avvenuto un evento che avrebbe modificato per sempre la cultura del mondo. Nessuno gli aveva parlato della Rivoluzione Francese, quella che, per motto sintetico, aveva "Libertè, Egalitè, Fraternitè".
Ma tale saggio, che ebbe inizialmente rilevanza scientifica, assunse poi connotazione politica (giustificando nei "forti" il diritto d'opprimere e sfruttare i "deboli inferiori") e divenne l'alibi con cui si legittimò ogni sorta di prevaricazione e violenza verso chi fosse di diverso colore, religione, etnia. Ma, soprattutto, più debole.
La massima espressione di tale interpretazione fu il nazismo.
La scienza moderna ci ha dimostrato che, biologicamente, tutti i componenti la specie dell'Homo sapiens costituiscono un unico insieme omogeneo. Gli stessi cromosomi ed in eguale quantità e disposizione nel DNA, sono presenti in qualsiasi individuo. 
E le diversità estetiche dipendono dall'adattamento all'ambiente nel quale si vive.
Tutti discendiamo da un limitato numero di antenati che, nel tempo, si sono mescolati fra loro più volte nel corso della storia.
Ed il termine "razza"  dovrebbe essere usato soltanto in zootecnia ed applicato soltanto agli animali domestici.
Il razzismo, di tali verità scientifiche, non tiene conto anzi propugna la "superiorità" di una "razza" rispetto ad un'altra giudicata inferiore. 
In America si arrivò a negare persino le caratteristiche "umane" di alcune "razze". I negri ed i pellerossa non erano "umani" e, pertanto, non andavano trattati umanamente.
Furono gli ideali del grande Abramo Lincoln che posero fine a tanta bestialità con la sua "Proclamazione dell'Emancipazione" (1863) e, soprattutto, con il "XIII emendamento alla costituzione americana" (1865) col quale si eliminava la schiavitù.
Il XVIII ed il XIX secolo videro, con l'assunzione dei principi del Gobineau, un forte sviluppo delle colonizzazioni che portarono all'espropriazione ed all'impoverimento di quei territori abitati da "razze" ritenute inferiori. 
L'attuale fenomeno dell'immigrazione, che coinvolge tutto il mondo, è nient'altro che l'inevitabile nemesi storica di quei comportamenti.
Questo riequilibrio, voluto dalla natura e dallo sviluppo delle tecnologie della comunicazione, ci impone, piaccia o no, di convivere e gestire questo esodo biblico. 
In nome dell'umanità, dei principi della Rivoluzione Francese, e dell'ineluttabile.
Gli errori (pensiamo alle crociate ad esempio) prima o poi, si pagano duramente.
Ma duro è adeguarsi. Dentro molti di noi restano, nel DNA, quei principi ispiratori del razzismo.
E si arriva ad assistere a paradossali situazioni.
Tempo fa una donna che aveva avuto una lunga convivenza matrimoniale con un individuo che, lungo il corso di tutto il matrimonio, l'aveva trattata con violenza verbale e psicologica, arrivando fino allo stupro, giustificava il consorte affermando che quel “bravo ragazzo” si comportava in quel modo grazie all'influenza che, su lui (ufficiale superiore presso un'organizzazione militare internazionale)  avevano avuto colleghi di lavoro. Tra questi, tutti extracomunitari, v'erano negri e persino un turco.
E come poteva quel sant'uomo restare tale ?
La stessa donna affermò, con grande convinzione, che gli stupri praticati da nostri connazionali, sono nient'altro che imitazioni di quelli compiuti dagli extracomunitari, responsabili della corruzione della nostra onesta società.
Peccato che le statistiche giudiziarie ci dicano che il 40% degli atti d'aggressione a sfondo sessuale sono compiuti da immigrati ed il 60% dai nostri candidi (ma corrotti dagli esempi) fratelli italici.
Naturalmente, per quella donna, la perdita di valori che ci è derivata dalla società edonistica nella quale viviamo, conta nulla, è una variabile indipendente. 
Acqua fresca per una mente chiusa e priva di visione storica ed umanitaria. 
L'appagamento dei propri bisogni egoistici, a qualsiasi costo, è primario. 
Prima veniamo noi, dopo, molto dopo, vengono i diversi da noi, i negri, gli zingari, gli ebrei, gli extra comunitari, gli islamici ecc.
Siamo superiori a tutti. Siamo l'eletta razza ariana. Prosit.

 

 

 
©2006 ArteInsieme, « 014125497 »