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  Editoriali  »  Rottamiamo il rottamatore, di Renzo Montagnoli 16/08/2014
 

Rottamiamo il rottamatore

di Renzo Montagnoli

 

 

Che Renzi all'avvio di questo governo, peraltro frutto di un colpo di mano ai danni del suo compagno Letta, fosse visto come l'unico che potesse raddrizzare il vascello Italia e impedirgli l'imminente naufragio è fuor di dubbio.

Tante, troppe in verità, erano state le sue promesse di riformare il paese e di dare un impulso a un economia ormai stagnante e non pochi, anzi molti si erano illusi, e del resto il risultato elettorale delle Europee, in cui il suo partito ha raccolto una messe di voti, sembrerebbe la prova lampante.

Da allora di giorni ne sono passati, non pochi, e sempre tante sono le parole che ha speso, con una sicurezza da imbonitore di fiera. I risultati, però, sono striminziti, oserei dire nulli, perché quando si è trattato di concretizzare le promesse si sono rinnovate altre promesse, proprio come il debitore che alla scadenza del suo impegno si propone di farvi fronte assumendone altri.

A parte la fretta forsennata delle riforme istituzionali e della legge elettorale, che celano peraltro la volontà di perpetuare la casta dei politici con una minor democrazia, non si è visto altro. Soprattutto in campo economico il risultato è zero, anzi meno di zero, visto che l'ulteriore calo del PIL è lì a testimoniare che siamo in recessione. Forse Renzi credeva che con la regalia degli 80 euro mensili, peraltro a una non ampia platea di beneficiari, si sarebbe avuta una ripresa portentosa. Già ho spiegato in un mio articolo che con quella maggior disponibilità in saccoccia non si va da nessuna parte e che occorre ben altro perché il treno, che ora fa marcia indietro, possa ripartire. È una cosa che sanno tutti gli economisti e quindi quella piccola somma è stata frutto solo ed esclusivamente di un calcolo ai fini elettorali. Tuttavia, il nostro Renzi prosegue imperterrito e così, mentre la nave affonda per vistose falle, preferisce porre mano a un riordino degli ordini gerarchici, anziché a cercare in fretta e furia di turare i buchi.

Qualcuno potrebbe obiettare che recentemente è uscito un interessante decreto competitività, che prevede soprattutto buone detrazioni di imposta per nuovi investimenti; intendiamoci va benissimo, ma per un paese che è già uscito dalla fase recessiva. Per ridare fiducia occorre far riprendere il giro virtuoso, insomma applicare, con opportuni aggiornamenti, i provvedimenti del New Deal americano, che là risollevarono negli anni '30 il paese da una depressione quale mai si era vista. Se ci hanno pensato, non l'hanno nemmeno messo in cantiere, adducendo gli stessi motivi che riporto più sotto, e invece opere pubbliche che siano utili e che avvengano con trasparenza e onestà potrebbero effettivamente riavviare l'economia, incidendo anche sul rilevante numero di disoccupati.

Già parte dei tromboni che l'avevano sostenuto hanno smorzato i toni, cercando di giustificarlo: non ci sono risorse, la crisi è europea, c?è chi sta peggio di noi. Ma queste non sono soluzioni, bensì scuse puerili. Il fatto che ci sia chi sta peggio di noi non deve essere motivo di consolazione perché il passo ad arrivare a quel peggio è breve; la crisi è certamente europea, nel senso che l'Unione stenta a riprendere a produrre e così perfino la Germania, per quanto questa non sia in una situazione drammatica come la nostra e se il nostro Presidente del Consiglio perora la nostra causa, fa bene (però, affinché possa essere ascoltato, magari ottenendo un aiuto, non deve fare solo vaghe promesse, ma presentare delle proposte concrete che contengano finalità e metodi per raggiungerle); non ci sono soldi in cassa, ma se non ci sono si cercano e si trovano, non andando a tartassare nuovamente chi già paga puntualmente fior di tasse. Se non si avvia una decisa e determinata lotta all'evasione, si otterranno solo briciole, mentre se c'è una precisa volontà di far pagare i contribuenti disonesti giù nel giro di un semestre si possono incamerare, tranquillamente, almeno una trentina di miliardi. Inoltre, una volta per tutte, bisogna incidere in modo fermo ed esemplare sulla corruzione; al riguardo spesso bastano pochi casi di pene esemplari per ridurre in modo marcato il fenomeno.

Ora di tutto questo non si è visto niente e di conseguenza è logico pensare che Renzi o è un incapace, oppure che non vuole toccare certi poteri, e questa secondo me è l'ipotesi più plausibile, ma in un caso o nell'atro questo signore, che sembra il degno erede di Silvio Berlusconi, se ne deve andare.     

Insomma siamo ormai giunti al punto di dover rottamare il rottamatore.

 
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