Rottamiamo il rottamatore
di Renzo Montagnoli
Che Renzi
all'avvio di questo governo, peraltro frutto di un colpo di mano ai danni del
suo compagno Letta, fosse visto come l'unico che potesse raddrizzare il
vascello Italia e impedirgli l'imminente naufragio è fuor di dubbio.
Tante, troppe in verità, erano state
le sue promesse di riformare il paese e di dare un impulso a un economia ormai
stagnante e non pochi, anzi molti si erano illusi, e del resto il risultato
elettorale delle Europee, in cui il suo partito ha raccolto una messe di voti,
sembrerebbe la prova lampante.
Da allora di giorni ne sono passati,
non pochi, e sempre tante sono le parole che ha speso, con una sicurezza da
imbonitore di fiera. I risultati, però, sono striminziti, oserei dire nulli,
perché quando si è trattato di concretizzare le promesse si sono rinnovate
altre promesse, proprio come il debitore che alla scadenza del suo impegno si
propone di farvi fronte assumendone altri.
A parte la fretta forsennata delle
riforme istituzionali e della legge elettorale, che celano peraltro la volontà
di perpetuare la casta dei politici con una minor democrazia, non si è visto
altro. Soprattutto in campo economico il risultato è zero, anzi meno di zero,
visto che l'ulteriore calo del PIL è lì a testimoniare che siamo in recessione.
Forse Renzi credeva che con la regalia degli 80 euro
mensili, peraltro a una non ampia platea di beneficiari, si sarebbe avuta una
ripresa portentosa. Già ho spiegato in un mio articolo che con quella maggior
disponibilità in saccoccia non si va da nessuna parte e che occorre ben altro
perché il treno, che ora fa marcia indietro, possa ripartire. È una cosa che
sanno tutti gli economisti e quindi quella piccola somma è stata frutto solo ed
esclusivamente di un calcolo ai fini elettorali. Tuttavia, il nostro Renzi prosegue imperterrito e così, mentre la nave affonda
per vistose falle, preferisce porre mano a un riordino degli ordini gerarchici,
anziché a cercare in fretta e furia di turare i buchi.
Qualcuno potrebbe obiettare che
recentemente è uscito un interessante decreto competitività, che prevede
soprattutto buone detrazioni di imposta per nuovi investimenti; intendiamoci va
benissimo, ma per un paese che è già uscito dalla fase recessiva. Per ridare
fiducia occorre far riprendere il giro virtuoso, insomma applicare, con
opportuni aggiornamenti, i provvedimenti del New Deal americano, che là
risollevarono negli anni '30 il paese da una depressione quale mai si era
vista. Se ci hanno pensato, non l'hanno nemmeno messo in cantiere, adducendo
gli stessi motivi che riporto più sotto, e invece opere pubbliche che siano
utili e che avvengano con trasparenza e onestà potrebbero effettivamente
riavviare l'economia, incidendo anche sul rilevante numero di disoccupati.
Già parte dei tromboni che l'avevano
sostenuto hanno smorzato i toni, cercando di giustificarlo: non ci sono
risorse, la crisi è europea, c?è chi sta peggio di noi. Ma queste non sono
soluzioni, bensì scuse puerili. Il fatto che ci sia chi sta peggio di noi non
deve essere motivo di consolazione perché il passo ad arrivare a quel peggio è
breve; la crisi è certamente europea, nel senso che l'Unione stenta a
riprendere a produrre e così perfino la Germania, per quanto questa non sia in
una situazione drammatica come la nostra e se il nostro Presidente del
Consiglio perora la nostra causa, fa bene (però, affinché possa essere
ascoltato, magari ottenendo un aiuto, non deve fare solo vaghe promesse, ma
presentare delle proposte concrete che contengano finalità e metodi per raggiungerle);
non ci sono soldi in cassa, ma se non ci sono si cercano e si trovano, non
andando a tartassare nuovamente chi già paga puntualmente fior di tasse. Se non
si avvia una decisa e determinata lotta all'evasione, si otterranno solo
briciole, mentre se c'è una precisa volontà di far pagare i contribuenti
disonesti giù nel giro di un semestre si possono incamerare, tranquillamente,
almeno una trentina di miliardi. Inoltre, una volta per tutte, bisogna incidere
in modo fermo ed esemplare sulla corruzione; al riguardo spesso bastano pochi
casi di pene esemplari per ridurre in modo marcato il fenomeno.
Ora di tutto questo non si è visto
niente e di conseguenza è logico pensare che Renzi o è
un incapace, oppure che non vuole toccare certi poteri, e questa secondo me è
l'ipotesi più plausibile, ma in un caso o nell'atro questo signore, che sembra
il degno erede di Silvio Berlusconi, se ne deve andare.
Insomma siamo ormai giunti al punto di
dover rottamare il rottamatore.