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  Editoriali  »  Uomini e bestie, di Renzo Montagnoli 16/09/2014
 

Uomini e bestie

di Renzo Montagnoli

 

 

Certo che Daniza è un'orsa problematica, visto che non conosce le buone maniere, che non presenta i suoi piccoli ai vari turisti, che se ne va in giro per i boschi senza fermarsi a salutare e a colloquiare con i cercatori di funghi. In tutta questa tragica vicenda, tragica perché è morto un animale protetto e i suoi due cuccioli sono diventati orfani, gli unici a essere problematici sono gli uomini. Mi chiedo: reintroducendo questa specie, pensavano forse che i plantigradi avrebbero vissuto accanto agli umani come dei cani vicino ai loro padroni? Sono animali selvatici  e tali devono restare, perché altrimenti, ove fosse possibile addomesticarli, perderebbero le loro caratteristiche.

Del resto, faccio solo un esempio: se una mamma se ne va per il bosco con i suoi bambini, si allontana un momento e quando torna scorge un uomo che spia le sue creature, che cosa accadrebbe? In un'epoca in cui la pedofilia è diffusa come un virus quella mamma si metterebbe a gridare, cercherebbe in ogni modo di allontanare l'intruso. Ecco, Daniza, pur essendo una bestia, si è comportata così e solo per il suo istinto materno dobbiamo condannarla? Evidentemente no e quindi ancora una volta si ripropone il conflitto fra uomini e bestie, in cui, ahimé, non si riesce a capire chi sia l'uomo e chi sia la bestia.

Il vero problema a seguito della reintroduzione di animali in zone in cui da tempo erano assenti è dato dal fatto che l'ambiente è completamente cambiato, con minor spazio per ospitare i nuovi venuti e con l'incapacità dei residenti di comprendere le loro esigenze.

Sono il primo ad applaudire quando una specie ritorna dopo un lungo periodo di assenza, ma però sono altrettanto consapevole che inevitabilmente, prima o poi, si verificherà un conflitto con gli uomini.

La natura, che tanto abbiamo alterato, non è il bell'albergo nel bosco con gli scoiattolini che vanno e vengono sui balconi, ma è quel bosco incontaminato come secoli fa, in cui entrare in punta di piedi, quasi chiedendo il permesso e nel pieno rispetto della flora e della fauna.

Lì l'uomo deve dimenticare di essere colui che si crede il padrone di tutto, deve compiere un atto di umiltà da cui potrà trarre grandi benefici, sentendosi parte di un tutto in perfetta armonia.

Quindi, bando a pic nic, a musica e a rumori ingiustificati e molesti, parlare poco e a bassa voce, di modo che si possa ascoltare il vero respiro della natura, quel tenue dolce soffio di vita che non porterà ricchezze monetarie, ma che ci donerà un'impagabile serenità.

Daniza è purtroppo morta, ci sono degli orfani che la piangono, l'uomo ancora una volta si è dimenticato di essere solo un microscopico atomo nel perfetto caos dell'universo.

 
©2006 ArteInsieme, « 014090610 »