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  Editoriali  »  Con riferimento alla non-banalità del male di Ferdinando Camon, di Renzo Montagnoli 25/09/2014
 

Con riferimento a La non-banalità del male di Ferdinando Camon

di Renzo Montagnoli

 

Lo sterminio è il frutto di un piano lungamente studiato nei minimi particolari che non può essere opera di soggetti incapaci, ma di individui dotati di un'acuta intelligenza, benché al servizio del “Male”.

Eichmann era consapevole, come tutti gli altri preposti alla progettazione e all'attuazione di questo piano scellerato, ed era pure consapevole, al pari degli altri, del tremendo crimine che commetteva, tant'è che Himmler e le sue SS hanno cercato di cancellare ogni traccia delle loro sciagurate azioni.

La loro forza derivava unicamente dall'essere volontariamente parti di una macchinazione che con ogni probabilità, al tempo stesso, li inorgogliva e li spaventava. Orgogliosi per realizzare ciò che mai mente umana aveva ideato, paurosi delle conseguenze nel caso che il terzo Reich fosse stato sconfitto. Singolarmente, prigionieri di chi li ha catturati per far loro espiare le colpe, sembrano esseri fragili, si appellano a una litania di cui cercano di convincersi:obbedivo agli ordini.  Improvvisamente l'orgoglio spariva, frantumata la coesione fra i vari ingranaggi, questi si spezzavano, rivelavano la paura per una dura e giusta condanna. I superuomini, caduti nella polvere, si fingono tonti, incapaci, vittime di un'ingiustizia perché loro eseguivano gli ordini.

Tutto sommato, questi diavoli del male appaiono di uno sconcertante squallore; privi della forza dell'insieme, senza più potere, implorano un'umanità a loro sconosciuta. Il male non è mai una banalità, ma il frutto di una scelta e se poi il fatto che esso diventasse il pane di ogni giorno ancora non può essere definito come una banalità, bensì come un insano desiderio di potere decidere fra la vita e la morte di altri, un piacere sottile che si autoalimenta, una perversione di cui si avverte l'esigenza e anche la paura, ma non il rimorso, e infatti nessuno di questi criminali processati ha mai avuto rimorso, ma solo paura per la propria sorte.

Non superuomini, ma untermenschen, piccoli esseri che hanno creduto di essere Dio.   

 

 
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