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  Editoriali  »  Investimenti esteri in Italia e art. 18 dello Statuto dei lavoratori, di Renzo Montagnoli 03/10/2014
 

Investimenti esteri in Italia e art. 18 dello Statuto dei lavoratori

di Renzo Montagnoli

 

 

 

Strano paese, il nostro, eternamente in bilico fra l'essere l'ultimo dei primi e il primo degli ultimi, anche se da alcuni anni pare avviato di gran carriera a continue retrocessioni.

I dati che fornirò di seguito non sono certamente di parte, ma sono il frutto di uno studio del Censis, da cui emerge che gli investimenti esteri in Italia continuano a calare. In particolare questi ultimi nel 2013 si sono assestati a 12,4 miliardi, con una contrazione del 58% rispetto al 2007, l'anno prima dell'inizio della crisi. Sono dati eclatanti, perché senza denaro investito non si avviano o non si potenzialo le attività, e quindi non si assume. A livello mondiale il nostro paese richiama solo l'1,6% degli investimenti complessivi esteri, contro il 2,8% della Spagna, il 3,1% della Germania, il 4,8% della Francia e il 5,8% del Regno Unito. Sono risultanze emblematiche che avrebbero un senso limitato se il Censis non avesse anche cercato di determinare le cause di questo fenomeno. In particolare, la poca appetibilità degli investimenti esteri nel nostro paese é data dalla corruzione diffusa, dai continui scandali, dalla capillarità della malavita organizzata, dalla lentezza della giustizia civile, dalla inutile complessità e farraginosità delle leggi e dei regolamenti, dalla inefficienza della pubblica amministrazione, dalla carenza delle infrastrutture. Beh, e l'art. 18 dello Statuto dei lavoratori non pesa in misura determinante? No, e quindi la litania di Renzi che con l'abolizione o la profonda revisione di questo articolo si risolverebbe tutto è solo un semplice specchio per le allodole.  E del resto lo Statuto dei lavoratori, corrispondente poi alla legge n. 300 del 20 maggio 1970, è ormai in essere da quasi mezzo secolo e in particolare dall'entrata in vigore fino agli inizi nel nuovo millennio non è mai stato di ostacolo a nuovi investimenti esteri, che anzi sono stati nel periodo sempre crescenti. A questo punto viene da pensare che o il nostro Presidente del Consiglio non è al corrente della reale situazione, oppure che ama, come sembra sempre più evidente, raccontare frottole. Del resto, sono più che sicuro, e non solo io, ma gli stessi investitori, che l'abolizione o la modifica dell'art. 18 non porterebbe nessun beneficio, beneficio invece che scaturirebbe immediatamente con l'eliminazione anche di una sola delle cause evidenziate dal Censis, in primis la corruzione, ma allora si andrebbe a toccare un tasto delicato, visto che corruzione e politica da noi vanno a braccetto.

Insomma, una volta di più questo Renzi che parla con una invidiabile sicumera, che minaccia sfracelli, che promette che tutto cambierà ricorda che nel nostro paese è abitudine corrente sollevare un gran polverone affinché poi, alla fine, tutto ritorni come prima.

Mi preme invece ora evidenziare che questi miei scritti non sono dettati da un'animosità politica o che io che abbia un risentimento personale verso Renzi; no, sono dettati solo da un esame pacato, assolutamente non di parte, della situazione e tesi a smascherare le marachelle dei nostri politici che ormai prosperano sulle nostre spalle avvalendosi, per tacitarci, della quotidiana menzogna. 

 

 

 

 

 

 
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