Investimenti esteri in
Italia e art. 18 dello Statuto dei lavoratori
di
Renzo Montagnoli
Strano
paese, il nostro, eternamente in bilico fra l'essere l'ultimo dei primi e il
primo degli ultimi, anche se da alcuni anni pare avviato di gran carriera a
continue retrocessioni.
I
dati che fornirò di seguito non sono certamente di parte, ma sono il frutto di
uno studio del Censis, da cui emerge che gli investimenti esteri in Italia
continuano a calare. In particolare questi ultimi nel 2013 si sono assestati a
12,4 miliardi, con una contrazione del 58% rispetto al 2007, l'anno prima
dell'inizio della crisi. Sono dati eclatanti, perché senza denaro investito non
si avviano o non si potenzialo le attività, e quindi non si assume. A livello
mondiale il nostro paese richiama solo l'1,6% degli investimenti complessivi
esteri, contro il 2,8% della Spagna, il 3,1% della Germania, il 4,8% della
Francia e il 5,8% del Regno Unito. Sono risultanze emblematiche che avrebbero
un senso limitato se il Censis non avesse anche cercato di determinare le cause
di questo fenomeno. In particolare, la poca appetibilità degli investimenti
esteri nel nostro paese é data dalla corruzione diffusa, dai continui scandali,
dalla capillarità della malavita organizzata, dalla lentezza della giustizia
civile, dalla inutile complessità e farraginosità delle leggi e dei
regolamenti, dalla inefficienza della pubblica amministrazione, dalla carenza
delle infrastrutture. Beh, e l'art. 18 dello Statuto dei lavoratori non pesa in
misura determinante? No, e quindi la litania di Renzi che
con l'abolizione o la profonda revisione di questo articolo si risolverebbe
tutto è solo un semplice specchio per le allodole. E del resto lo Statuto dei
lavoratori, corrispondente poi alla legge n. 300 del 20 maggio 1970, è ormai in
essere da quasi mezzo secolo e in particolare dall'entrata in vigore fino agli inizi
nel nuovo millennio non è mai stato di ostacolo a nuovi investimenti esteri,
che anzi sono stati nel periodo sempre crescenti. A questo punto viene da
pensare che o il nostro Presidente del Consiglio non è al corrente della reale
situazione, oppure che ama, come sembra sempre più evidente, raccontare
frottole. Del resto, sono più che sicuro, e non solo io, ma gli stessi
investitori, che l'abolizione o la modifica dell'art. 18 non porterebbe nessun
beneficio, beneficio invece che scaturirebbe immediatamente con l'eliminazione
anche di una sola delle cause evidenziate dal Censis, in primis la corruzione,
ma allora si andrebbe a toccare un tasto delicato, visto che corruzione e
politica da noi vanno a braccetto.
Insomma,
una volta di più questo Renzi che parla con una invidiabile
sicumera, che minaccia sfracelli, che promette che tutto cambierà ricorda che
nel nostro paese è abitudine corrente sollevare un gran polverone affinché poi,
alla fine, tutto ritorni come prima.
Mi
preme invece ora evidenziare che questi miei scritti non sono dettati da
un'animosità politica o che io che abbia un risentimento personale verso Renzi;
no, sono dettati solo da un esame pacato, assolutamente non di parte, della
situazione e tesi a smascherare le marachelle dei nostri politici che ormai
prosperano sulle nostre spalle avvalendosi, per tacitarci, della quotidiana
menzogna.