Siamo una società retta o distorta?
di Lorenzo Russo
Questa domanda mi
pongo ogni volta che leggo le ultime notizie del giorno. Una società retta
dovrebbe riconoscere la necessità dell'intransigenza davanti ai casi di
buonismo verso soggetti che hanno compiuto azioni nocive per il bene della
società sia dal punto di vista etico, morale ed educativo. Un tale buonismo
rischia di generare incapacità collettiva di discernere il lecito
dall'illecito, fino a creare stagnazione e passività generale nel singolo e
nella comunità. Una società ha bisogno, per svilupparsi positivamente, di
regole certe e concordanti con i diritti e, in uguale valore, con i doveri dei
suoi membri. Quando noto che l'illecito non viene perseguito dagli appositi
organi per ragioni di convenienza di parte o per il semplice credo che il
trasgressore di turno sia tutto in fondo una persona per bene e che quindi
l'accaduta trasgressione non si ripeterà, non posso che prevedere la fine della
legalità e l'inizio dell'anarchismo civile, per non dire morale ed etico. Una
tale società è destinata a dissolversi o cadere in balia di persone autoritarie
e dispotiche. Finita la grande guerra, che creò i più gravi e tragici
accadimenti della storia dell'uomo, i rimasti superstiti decisero di opporsi ad
ogni forma di autoritarismo. Decisero, quindi, di aprirsi alla forma societaria
democratica e liberale. Mai più guerre, mai più carri armati in marcia verso
nuove frontiere per imporre la volontà di uno o più fanatici di potere. Fin
qui, giusto e necessario. La tragica esperienza fatta durante il conflitto non
poteva che far crescere una ideologia del tutto contraria alla vecchia. Peccato
che non si sia tenuto conto del fattore umano. Di fatto è proprio dell'uomo
navigare da un'estremità all'altra: prima intransigente contro ogni forma di
diverso dal proprio e dopo buono nel credo che il buonismo sia capace di
formare l'uomo retto e giusto. Non credo che questo navigare accada per sua
diretta colpa, cioè che egli sia del tutto colpevole delle sue condizioni di
vita, perchè penso che la sua esistenza terrena
tragga le energie proprio dalle continue contraddizioni in atto e generate
anche dal suo permanente stato d'incoscienza che lo spingono a superarle. Dalla
percezione delle avversità sorge l'energia di reazione, senza mai riuscirci a
superarle, come mi sembra. Una situazione di scacco matto, dal quale è
difficilissimo uscirne, se non trasferendosi nella fede trascendentale, loco
dove la materia viene regolata dalle forze divine del cielo quando fossero assunte
e intese giustamente. Finora è stato trascurato che l'uomo non potrà mai essere
retto e giusto senza la capacità e volontà di voler creare un sistema di
sostenimento collettivo equo. Il capitalismo liberale è di certo un sistema
produttivo efficace, se non fosse che serve unicamente ad arricchire i soliti
pochi affaristi e faccendieri, a costo della grande massa di lavoratori che
rimane così sottoposta e da sfruttare, giacchè la
ricchezza non può essere un appannaggio per tutti. Qui sta il nocciolo della
questione, la cui soluzione risiede nella volontà effettiva della massa
popolare di emanciparsi dovutamente, fatto che tuttora non si riscontra. Aggiungo,
qui, la necessità di formare una coscienza emancipatoria
che tenga conto che non è la ricchezza materiale a risolvere i problemi
esistenziali dell'uomo, bensì il diritto al lavoro insieme al dovere di
lavorare per riuscire a realizzarsi come individuo e membro della società e
sempre riconoscendo che non è con il possesso di beni materiali che si aprono
le porte della felicità e serenità. Qui lascio a parte i danni ambientali che
il grande genio degli affaristi, faccendieri e costruttori da sempre crea, nel
credo che si possa incrementare l'attività industriale all'infinito e il
collaterale consumo dei beni prodotti, come se il pianeta s'ingrandisse di pari
passo e con esso le materie prime. Noto, qui, che la colpa è un po' di tutti,
per cui un giorno saremo tutti chiamati a rispondere delle ancor più tragiche
conseguenze che logicamente accadranno. La creazione del benessere collettivo
nel nuovo sistema democratico non è sostenuto dall'equiparazione tra il diritto
e il dovere, per cui lunga è la schiera di coloro che si lasciano mantenere da
quella produttiva della comunità. Lo stato diventa inefficiente e fallimentare perchè, pur di mantenere il consenso politico, non si
disdegna di creare e sostenere certi ceti della politica con gratifiche,
stipendi e altre onorificenze elevatissime delle quali un cittadino normale può
solo sognare, ingolfando l'amministrazione pubblica a dismisura senza alcun
vantaggio per il cittadino. Di questo passo la democrazia si uccide per
immaturità e ignoranza di una parte folta dei suoi membri e il grido di ritorno
alla serietà di rendimento e condotta di vita diventa sempre più forte e non
ignorabile. No, di questo passo non si va avanti, per cui bisogna rivedere il
compiuto ed avviare le necessarie e non più differibili riforme. In questo
quadro di continue contraddizioni umane noto l'inefficienza delle religioni. Sorte
per educare l'uomo a vivere una vita in armonia con il prossimo, si sono
dimostrate anche loro incapaci di farlo. È l'uomo, allora, ineducabile, per cui
ben vengano le pene e carestie, le guerre per un credo dietro il quale si cela
la propria incapacità di discernere la sostanza dall'apparenza, il giusto
dall'inganno? È la materia, di cui egli è fatto, inespugnabile per lo spirito
divino che lo vorrebbe salvare, per cui varrebbe il credo che sia stato punito
per espiare peccati compiuti, vecchissimi ma ripetibili nel corso della sua
relegazione in terra e fino all'avverarsi del giudizio universale?
Il mondo razionale
del capitalismo ha creato il super uomo, capace di realizzarsi unicamente per i
suoi interessi personali, ma già sorgono correnti opposte che nel nome di Dio
si ribellano per riportare l'uomo al divino, al trascendente. Ma anche loro
errano, quando fanno uso della forza rivendicatrice, praticata con ferocia
disumana e sfruttatrice, per raggiungere ciò che già ora si rivela come
prodotto della loro mente distorta. Dov'è allora il Dio della salvezza umana? Non
è che l'uomo, nel suo permanente stato di limitatezza cognitiva e di coscienza
abbia bisogno di un riferimento a una entità superiore che gli ispiri nuova
speranza di vita nei momenti di smarrimento e disperazione? È sempre stato
così, se non fosse che il rapporto trascendentale fu spesso mal inteso, a tal
punto da creare ancora più gravi situazioni esistenziali. È questo che succede
nelle anime non sorrette dalla forza dell'amore, che tutto dà senza pretendere
riscontro. In fin dei conti l'amore verso il prossimo è la chiave del successo
in questo mondo, se non fosse che è difficile da praticare in quanto richiede
tutto per ottenere forse una volta altrettanto, quando lo si abbia praticato
interamente.
Ma dove? Già qui o
nell'aldilà? A mio parere, chi ne ha fatto la ragione della sua vita, vive già
in beatitudine perchè non teme più nulla. L'eventuale
perdita della vita per testimoniare l'esistenza del dio del bene (stato
evolutivo superiore) segna, sempre a mio parere, la sconfitta del male, perchè evidenzia lo stato di inferiorità e limitatezza
dimensionale da lui rappresentato. Secondo le statistiche esistono più miliardi
di credenti, per cui il mondo dovrebbe essere già migliore, mentre la realtà
dimostra che molti di loro lo sono solo superficialmente, così per appartenere
a un gruppo elitario, ad ogni modo diverso dagli altri. I veri credenti si
possono contare sulle dita delle mani, tanto è difficile seguire i principi del
credo, che molto di più richiede di ciò che si è disposto a fare, già fino ad autosacrificarsi. Da qui il conflitto tra la forza della
sopravvivenza terrena, che rende l'uomo prigioniero in terra, e quella
trascendentale, che lo vuole spingere ad evolversi. Tutto ciò che si vuole
grande si rivela infine peccaminoso e incontrollabile, per cui sarebbe meglio
accontentarsi del piccolo, dell'attestabile perchè
comprensibile e meno nocivo. In esso, e solo in esso si può riconoscere il Dio
sconosciuto, in ciò che non nuoce e fa bene all'anima, rimasta semplice e per
questo aperta ad alcuni segreti della vita, a quelli buoni s'intende. Ad ogni
modo e fino a quando l'uomo deciderà di evolversi veramente, la situazione nel
mondo non muterà, se non di quel tanto che dia l'impressione di un cambiamento.