Sterminare
la famiglia leggendo Nietzsche
di Ferdinando Camon
Quotidiani locali del Gruppo
"Espresso-Repubblica" 4 dicembre 2014
Ma che ci fanno le parole di Nietzsche nel cranio di un ricchetto
del Nord-Est, dell'età di 62 anni, sposato con una filippina di 56 e padre di
un ragazzo di 24? Quest'uomo ha prima sgozzato il figlio che stava dormendo,
poi ha atteso che rientrasse in casa la moglie che stava nel cortile a stendere
i panni ad asciugare, e l'ha massacrata colpendola cinque volte alla testa con
una mazza. Infine è salito su in mansarda, ha agganciato la corda a una trave,
e s'è impiccato. Una famigliola benestante e apparentemente felice distrutta in
un amen con bieca ferocia. Nessuno dei tre aveva problemi economici. Anzi, dice
la gente, “i sé pien de schei”,
beati loro. Nessuno aveva una doppia vita, che si sapesse (per quanto, la
doppia vita non si sa mai). E il figlio aveva un lavoro, che di questi tempi è
una fortuna, e per di più un lavoro su misura, che è la fortuna più grande:
studente universitario di enologia, lavorava da enologo. A spiegare la strage
non c'è niente di niente: non una lettera, non un biglietto, non una frase, non
una parola. Il quadro della famigliola mostrava una serenità paradisiaca. In
quel paradiso, ieri, spuntava una traccia inquietante, che forse non significa
niente, ma poiché siamo immersi nel buio anche un piccolo lumino attira i
nostri occhi: l'uomo leggeva Nietzsche. Che ci sta a fare Nietzsche, il
filosofo più conturbante del pensiero occidentale, e più controverso, che viene
letto anche come “Anticristo”, nemico del Cristianesimo, dell'amore per i
poveri, i deboli e i perdenti, nemico del “Tu devi” e teorico dell'“Io voglio”?
Che ci sta a fare nella vita quieta, senza scosse, di un agiato padroncino, che
governa la sua famiglia come un'azienda? Nietzsche è una bomba a mano senza
sicura. Se uno la maneggia con imperizia, esplode e combina devastazioni. Nella
vita dei ragazzi di liceo c'è un prima e un dopo l'incontro con Nietzsche.
Nietzsche gli scarica nel cervello messaggi traumatici ed oscuri, li consegna
con un linguaggio ispirato e definitivo, e quei messaggi fermenteranno nella
mente di chi li riceve fino alla fine dei suoi giorni. Lo studente diventando
uomo dimenticherà un po' alla volta le teorie del Capitale, i gradi dello
Spirito, la Ragion Pura e la Ragion Pratica, il Fenomeno e il Noumeno, ma ogni
tanto gli balzeranno davanti i messaggi Dio è morto, Tu Devi non esiste più, Io
Voglio decide tutto, le miserie e i miserabili “sono i vermi nel pane della
Vita”, lo Spirito Cristiano è lo Spirito del Cammello, che prima di partire per
il deserto vuol caricare su di sé i pesi più pesanti. Allo Spirito cristiano
del Cammello deve seguire lo Spirito del Leone, che fa quel che vuole. È questo
il momento, predicava Nietzsche. No, il momento è questo, correggeva Hitler,
che al primo incontro con Mussolini gli portava in dono le opere di Nietzsche
rilegate in pelle. È una questione controversa, ma Hitler voleva imporre sul
mondo la propria volontà di potenza, e la pescava (forse sbagliando ma forse
no) nel sistema di Nietzsche. Era convinto di ricreare la figura del Superuomo nicciano con la figura delle SS, che possono anche fare
cose atroci ma hanno dentro di sé una legge morale che le assolve. Forse Hitler
non capiva niente di Nietzsche (è possibile), ma così lo capiva e così tentava
di realizzarlo. Magari solo per questo fraintendimento, non si può dire, come
dice il mio amico Gianni Vattimo (il più grande dei
filosofi italiani viventi, l'unico che abbia creato un sistema), che “la
filosofia è quella cosa con la quale o senza la quale nulla cambia”. Senza Marx non cambiava nulla? E senza Nietzsche? Può darsi che
la lettura di Nietzsche non sia la causa che ha scatenato il disordine nel
cervello del padroncino di Refrontolo. Io ne sono
convinto. Ma certo non ha contribuito a metterci un po' d'ordine.
www.ferdinandocamon.it