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  Editoriali  »  Natale 2014: ha il Cristianesimo ancora un futuro nel mondo retto dalla razionalizzazione della ragione, di Lorenzo Russo 21/12/2014
 

Natale 2014: ha il Cristianesimo ancora un futuro nel mondo retto dalla razionalizzazione della ragione?

di Lorenzo Russo

 

 

Ciao Gesù!

Che stranezza! Ogni volta che l'anno volge alla sua fine capita a chiunque abbia un cuore rimasto buono d'immaginarsi d'incontrarti sul suo cammino in questa vita.

È come un desiderio vivo di seguirti fino alla fine, senza riuscire a proseguire, quando la ricorrenza è trascorsa e ogni buono proposito viene dimenticato, perché troppo preso dalle richieste di questo mondo.

Mi sembra che sia un atteggiamento comune alla maggior parte di coloro che si definiscono “credenti”, per poi ritornare ad essere timorosi e deboli di carattere e quindi di volontà.

Di questo passo tu rimani ad essere l'Unico, o quasi, a seguire la volontà del tuo padre, a tuo dire anche padre di tutti gli uomini, fino al conseguente e ultimo atto, sublime e irreversibile.

Di questo passo il mondo non può cambiare e il tuo ritorno mi sembra improrogabile, qualora fosse ancora nel piano divino di salvarlo.

Gesù, chiunque vuole seguirti rivive con te le sue aspirazioni giovanili, così intense da credere di riuscire a realizzarle.

Tanta era la gioia di viverle, da sentirsi trasportato in un mondo libero e sereno e da essere sicuro di rimanerle fedele per tutta la vita.

Solo dopo, nell'età adulta, si nota quanto sia difficile, fino a impossibile.

Se bisogna rimanere piccoli per riuscirci, perché crescere, quando questa crescita comporta maggiormente l'incremento delle energie fisiche a scapito di quelle idealistiche e spirituali?

Tutta la cristianità celebra questa ricorrenza, dando dimostrazione di essere buona e generosa, per poi dimenticarla di nuovo il giorno dopo.

Da qui mi pongo la domanda, se ci sia qualcosa di vero nella tua annunciazione, o se non sia che un'illusione, che si antepone al senso di meschinità e arretratezza della vita ogni qualvolta si percepisca la fragilità dei sensi e dei propositi, travolti dalle condizioni ambientali e umane.

Una illusione, quindi, generata dalla psiche per rendere la vita sopportabile, simile alla droga, della quale se ne ha sempre più bisogno per offuscare i sensi e ignorare la responsabilità e l'impegno, che ognuno dovrebbe mantenere vivi per tutta la sua vita.

Gesù, il senso dell'amore, che ognuno prova per te, è simile al primo amore, forte e struggente e per questo indimenticabile.

Eppure anch'esso deve essere superato, se si vuole sopravvivere, nel momento, direi comune ai più, della sua certa fine.

Da qui noto quanto sia importante imparare da tutto ciò che esso crea e muta, uguale se di felicità o di dolore, per maturare e diventare un uomo saggio.

Questo, perché è vero che la sola gioia non fa maturare l'uomo. Egli abbisogna anche del dolore, essendo fatto così questo mondo, nel quale egli deve vivere.

Credere in te significa, allora, sublimare l'esistenza terrena, allentare i suoi legami, capaci solo di distruggere le forze spirituali, le quali, una volta attivate fortemente, gli farebbero capire di essere richiamato a un altra vita, dopo questa.

Gesù, tu sei allora il mezzo che congiunge l'uomo con l'Universo, la cui vastità e intensità d'energia è in grado di creare nuove forme di esistenza, da fare apparire questa terrena ancora più meschina di quanto si possa immaginare, ma eppure necessaria per maturare e proseguire.

Gesù. la necessità del tuo ritorno è ora palese, ma non nella stessa apparizione di allora.

Oggi gli uomini sono più attirati dagli innumerevoli mezzi materiali, da loro stessi creati, specialmente da quelli virtuali, che adorano più di ogni altro, da non volerne rinunciare.

Che cosa ne dici, di lasciarli navigare nel vasto Universo, fino a farli confrontare con la dimensione delle energie insuperabili, perché fortissime e pericolosissime, da renderlo meno presuntuoso e più umile?

Gli deve succedere qualcosa che gli faccia apparire il suo pianeta addirittura migliore, da spingerlo a rispettarlo e proteggerlo, e infine implorare ancora il suo Dio, tuo e suo padre, che lo aiuti a non essere maligno, così come faceva una volta quando lo stato d'ignoranza e povertà lo rendeva più umile e bisognoso.

Il successo scientifico l'ha reso razionale e nello stesso tempo egocentrico e presuntuoso.

La razionalità è una dimensione di apprendimento che acceca l'animo, rendendolo debole e voluttuoso.

Lo si nota nel suo comportamento, che anela a quello di un essere superiore, che tutto crea e detta senza curarsi delle conseguenze.

In questo caso la tua missione sarebbe fallita e tu finiresti nella dimenticanza, laddove finiscono i propositi dell'infanzia, quando la vita lo fa crescere e se lo prende.

Col tuo ritorno dovresti chiarire, se l'uomo debba temere il futuro e invocare il passato, quando la tua venuta fu assunta come speranza di vita vera.

Gesù, non ti accorgi che l'uomo rimasto semplice ed onesto è stanco di aspettare, che desidera di una svolta chiarificatrice che gli faccia capire il senso del nascere e morire, della fragilità della sua esistenza ma anche della sua forza di superare le malattie e costrizioni varie che costantemente lo perseguono!

Desidera solo che ciò che tuttora gli sembra illusione, di essere una volta redento, diventi finalmente realtà.

Una preghiera ti rivolgo ancora: fa sì che il tempo del divenire si accorci, fa sì che i progressi tecnici-scientifici non causino la sua distruzione, ma elevazione verso il paradiso.

Se è vero che egli è figlio del Padre Celeste, come tu gli annunciasti, non deve essere condannato al castigo, ma costantemente aiutato a comprenderlo e desiderarne l'unione, dando inizio alla fine del suo sostare nel mondo delle ambiguità, nebulosità, inganni e tradimenti.

Diglielo, una volta per tutte, che egli non è più colpevole del suo sostare in questo mondo, che la colpa sia stata combinata altrove, tra padri o padri e figli in conflitto tra di loro, tanto mi sembra il nostro mondo una copia del loro.

Un conflitto, accaduto fuori da questo Universo, che finì con la sua relegazione in terra nelle sembianze di maschio e femmina per prolungare così lo stato di punizione nei secoli a venire.

È tempo di spezzare il legame di colpevolezza in quanto prescritto e diventato obsoleto.

Come distinguere il giusto dal torto, quando noto l'agire della causa ed effetti che genera in alternanza conformità e contrarietà nello svolgere del tempo?

Come seguire le tue annunciazioni ed esempio di vita, quando l'uomo è dominato dagli stimoli della sopravvivenza, senza i quali non sarebbe capace di sopravvivere?

Come deve comportarsi un cristiano di fronte all'attuale flusso massiccio di immigrati, alla prima buoni e docili, forse perché bisognosi, ma praticanti un credo differente dal suo e creante un carattere radicale e violento in molti di loro?

Accoglierli come fratelli, per poi essere usurpato della sua cultura e guadagnata condizione di vita?

È il nuovo conflitto da vincere con ogni mezzo o è meglio affrontare il rischio di perdere in quanto cristiano?

Sono i nuovi conflitti utili per risvegliare i popoli cristiani dalla loro negligenza nella pratica del loro credo, causata dal troppo benessere materiale che ha indebolito il loro carattere?

La ragione insegna di accettare i buoni, diligenti e idonei a integrarsi nella cultura dei paesi ospitanti, e a respingere senza ripensamenti tutti gli altri, mentre l'animo anelante equità e giustizia desidererebbe accoglierli tutti, senza preoccuparsi dei problemi del loro sostenimento in una società di per sé già in stato di precariato.

Per i cristiani non rimane che la tua annunciazione “Gesù”: essere ospitali e sopportare ogni confronto anche quando genererebbe umiliazione, violenza, discriminazione per poi accedere al regno del tuo Padre, che è Padre di tutti.

Buon Natale, a chi crede nel buon fine della vita, ma anche a chi ha ancora perplessità e a chi vive la sua vita senza porsi domande, alle quali non ci sono risposte certe, se non nel suo animo rimasto giovane e desideroso di amore e felicità.

 

 

 
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