Natale 2014: ha il Cristianesimo
ancora un futuro nel mondo retto dalla razionalizzazione della ragione?
di Lorenzo Russo
Ciao Gesù!
Che stranezza! Ogni volta che l'anno
volge alla sua fine capita a chiunque abbia un cuore rimasto buono
d'immaginarsi d'incontrarti sul suo cammino in questa vita.
È come un desiderio vivo di seguirti
fino alla fine, senza riuscire a proseguire, quando la ricorrenza è trascorsa e
ogni buono proposito viene dimenticato, perché troppo preso dalle richieste di
questo mondo.
Mi sembra che sia un atteggiamento
comune alla maggior parte di coloro che si definiscono “credenti”, per poi
ritornare ad essere timorosi e deboli di carattere e quindi di volontà.
Di questo passo tu rimani ad essere
l'Unico, o quasi, a seguire la volontà del tuo padre, a tuo dire anche padre di
tutti gli uomini, fino al conseguente e ultimo atto, sublime e irreversibile.
Di questo passo il mondo non può
cambiare e il tuo ritorno mi sembra improrogabile, qualora fosse ancora nel
piano divino di salvarlo.
Gesù, chiunque vuole seguirti rivive
con te le sue aspirazioni giovanili, così intense da credere di riuscire a
realizzarle.
Tanta era la gioia di viverle, da
sentirsi trasportato in un mondo libero e sereno e da essere sicuro di
rimanerle fedele per tutta la vita.
Solo dopo, nell'età adulta, si nota
quanto sia difficile, fino a impossibile.
Se bisogna rimanere piccoli per
riuscirci, perché crescere, quando questa crescita comporta maggiormente
l'incremento delle energie fisiche a scapito di quelle idealistiche e
spirituali?
Tutta la cristianità celebra questa
ricorrenza, dando dimostrazione di essere buona e generosa, per poi
dimenticarla di nuovo il giorno dopo.
Da qui mi pongo la domanda, se ci sia
qualcosa di vero nella tua annunciazione, o se non sia che un'illusione, che si
antepone al senso di meschinità e arretratezza della vita ogni qualvolta si
percepisca la fragilità dei sensi e dei propositi, travolti dalle condizioni
ambientali e umane.
Una illusione, quindi, generata dalla
psiche per rendere la vita sopportabile, simile alla droga, della quale se ne
ha sempre più bisogno per offuscare i sensi e ignorare la responsabilità e
l'impegno, che ognuno dovrebbe mantenere vivi per tutta la sua vita.
Gesù, il senso dell'amore, che ognuno
prova per te, è simile al primo amore, forte e struggente e per questo
indimenticabile.
Eppure anch'esso deve essere
superato, se si vuole sopravvivere, nel momento, direi comune ai più, della sua
certa fine.
Da qui noto quanto sia importante
imparare da tutto ciò che esso crea e muta, uguale se di felicità o di dolore,
per maturare e diventare un uomo saggio.
Questo, perché è vero che la sola
gioia non fa maturare l'uomo. Egli abbisogna anche del dolore, essendo fatto
così questo mondo, nel quale egli deve vivere.
Credere in te significa, allora,
sublimare l'esistenza terrena, allentare i suoi legami, capaci solo di
distruggere le forze spirituali, le quali, una volta attivate fortemente, gli
farebbero capire di essere richiamato a un altra vita, dopo questa.
Gesù, tu sei allora il mezzo che
congiunge l'uomo con l'Universo, la cui vastità e intensità d'energia è in
grado di creare nuove forme di esistenza, da fare apparire questa terrena
ancora più meschina di quanto si possa immaginare, ma eppure necessaria per
maturare e proseguire.
Gesù. la necessità del tuo ritorno è
ora palese, ma non nella stessa apparizione di allora.
Oggi gli uomini sono più attirati
dagli innumerevoli mezzi materiali, da loro stessi creati, specialmente da quelli
virtuali, che adorano più di ogni altro, da non volerne rinunciare.
Che cosa ne dici, di lasciarli
navigare nel vasto Universo, fino a farli confrontare con la dimensione delle
energie insuperabili, perché fortissime e pericolosissime, da renderlo meno
presuntuoso e più umile?
Gli deve succedere qualcosa che gli
faccia apparire il suo pianeta addirittura migliore, da spingerlo a rispettarlo
e proteggerlo, e infine implorare ancora il suo Dio, tuo e suo padre, che lo
aiuti a non essere maligno, così come faceva una volta quando lo stato
d'ignoranza e povertà lo rendeva più umile e bisognoso.
Il successo scientifico l'ha reso
razionale e nello stesso tempo egocentrico e presuntuoso.
La razionalità è una dimensione di
apprendimento che acceca l'animo, rendendolo debole e voluttuoso.
Lo si nota nel suo comportamento, che
anela a quello di un essere superiore, che tutto crea e detta senza curarsi
delle conseguenze.
In questo caso la tua missione
sarebbe fallita e tu finiresti nella dimenticanza, laddove finiscono i
propositi dell'infanzia, quando la vita lo fa crescere e se lo prende.
Col tuo ritorno dovresti chiarire, se
l'uomo debba temere il futuro e invocare il passato, quando la tua venuta fu
assunta come speranza di vita vera.
Gesù, non ti accorgi che l'uomo
rimasto semplice ed onesto è stanco di aspettare, che desidera di una svolta
chiarificatrice che gli faccia capire il senso del nascere e morire, della
fragilità della sua esistenza ma anche della sua forza di superare le malattie
e costrizioni varie che costantemente lo perseguono!
Desidera solo che ciò che tuttora gli
sembra illusione, di essere una volta redento, diventi finalmente realtà.
Una preghiera ti rivolgo ancora: fa
sì che il tempo del divenire si accorci, fa sì che i progressi tecnici-scientifici
non causino la sua distruzione, ma elevazione verso il paradiso.
Se è vero che egli è figlio del Padre
Celeste, come tu gli annunciasti, non deve essere condannato al castigo, ma
costantemente aiutato a comprenderlo e desiderarne l'unione, dando inizio alla
fine del suo sostare nel mondo delle ambiguità, nebulosità, inganni e
tradimenti.
Diglielo, una volta per tutte, che
egli non è più colpevole del suo sostare in questo mondo, che la colpa sia
stata combinata altrove, tra padri o padri e figli in conflitto tra di loro,
tanto mi sembra il nostro mondo una copia del loro.
Un conflitto, accaduto fuori da
questo Universo, che finì con la sua relegazione in terra nelle sembianze di
maschio e femmina per prolungare così lo stato di punizione nei secoli a
venire.
È tempo di spezzare il legame di colpevolezza in quanto
prescritto e diventato obsoleto.
Come distinguere il giusto dal torto,
quando noto l'agire della causa ed effetti che genera in alternanza conformità
e contrarietà nello svolgere del tempo?
Come seguire le tue annunciazioni ed esempio di vita, quando l'uomo è dominato
dagli stimoli della sopravvivenza, senza i quali non sarebbe capace di
sopravvivere?
Come deve comportarsi un cristiano di
fronte all'attuale flusso massiccio di immigrati, alla prima buoni e docili,
forse perché bisognosi, ma praticanti un credo differente dal suo e creante un
carattere radicale e violento in molti di loro?
Accoglierli come fratelli, per poi
essere usurpato della sua cultura e guadagnata condizione di vita?
È il nuovo conflitto da vincere con ogni mezzo o è meglio
affrontare il rischio di perdere in quanto cristiano?
Sono i nuovi conflitti utili per
risvegliare i popoli cristiani dalla loro negligenza nella pratica del loro
credo, causata dal troppo benessere materiale che ha indebolito il loro
carattere?
La ragione insegna di accettare i
buoni, diligenti e idonei a integrarsi nella cultura dei paesi ospitanti, e a
respingere senza ripensamenti tutti gli altri, mentre l'animo anelante equità e
giustizia desidererebbe accoglierli tutti, senza preoccuparsi dei problemi del
loro sostenimento in una società di per sé già in stato di precariato.
Per i cristiani non rimane che la tua
annunciazione “Gesù”: essere ospitali e sopportare ogni confronto anche quando
genererebbe umiliazione, violenza, discriminazione per poi accedere al regno
del tuo Padre, che è Padre di tutti.
Buon Natale, a chi crede nel buon
fine della vita, ma anche a chi ha ancora perplessità e a chi vive la sua vita
senza porsi domande, alle quali non ci sono risposte certe, se non nel suo
animo rimasto giovane e desideroso di amore e felicità.