L'Europa
senza la Grecia è il Quarto Reich
di Ferdinando Camon
Quotidiani
locali del Gruppo "Espresso-Repubblica" 7 luglio 2015
Siamo al dunque: Grecia dentro o Grecia fuori dell'Europa? Buona parte
dell'opinione pubblica tedesca è contraria alla presenza della Grecia in
Europa. Il fatto è che l'Europa senza la Grecia è impensabile dal punto di
vista della storia, della cultura e della civiltà, ma questa Europa con questa
Grecia è impensabile dal punto di vista dell'economia. Si tratta dunque di
decidere quale Europa vogliamo: l'Europa della civiltà, del pensiero,
dell'arte, della storia, o l'Europa delle banche, degli affari, della
produzione, dell'esportazione? È una domanda che andava posta a monte, prima
dell'unificazione europea. Non dobbiamo aver paura a rispondere: coloro che han
fatto l'Europa hanno commesso un sacco di errori. Non parlo dei padri
fondatori, fino al nostro Spinelli, parlo dei ministri realizzatori, fino al
nostro Prodi. Hanno sbagliato molto. Rivedo la faccia di Prodi, quando alla
domanda sul perché avessero ammesso la Grecia rispondeva: “Ma è uno staterello piccolo, ha una dozzina di milioni di abitanti,
e un bilancio ristretto, tanto male non può fare”. Si vede. Nel fare l'Europa,
bisognava unire anche le culture, le civiltà, le arti, le università, le case
editrici, i giornali, oltre alle banche, le aziende, le economie. Bisognava
fare l'”uomo europeo”. Dire “sono europeo” doveva significare “sono figlio dela storia dell'Europa”, e in quella storia la Grecia ha
una parte fondante. Invece oggi dire “sono europeo” significa soltanto “io pago
in euro”. Poiché l'euro sta facendo la fortuna della Germania e la sventura di
Francia Italia Spagna Grecia Portogallo, questa in cui viviamo e in cui
facciamo tanta fatica a restare, non è l'Europa che con la sua civiltà e la sua
storia sta europeizzando Francia Italia Spagna Grecia Germania eccetera, ma è
la Germania che con la sua potenza industriale ed economica sta fagocitando
l'Europa. Noi non stiamo entrando nella storia della europeizzazione, stiamo enrando nella storia della germanizzazione. In questo
preciso momento, mentre sto scrivendo queste righe, la cancelliera
tedesca è volata a colloquio col premier francese per decidere cosa si deve
fare verso la Grecia. Ma perché deve decidere la cancelliera?
Non dovrebbero decidere anche Italia e Spagna e gli altri Stati? No,
evidentemente: quel che va bene per la Germania deve andar bene per tutti. Se
la Grecia sarà scacciata, l'Europa sarà meno europea e più germanica. Io,
italiano, mi sento europeo finché in Europa ci sono Francia, Spagna, Italia,
Portogallo e Grecia. Con l'uscita di una o più d'una di queste nazioni, mi
sentirò meno europeo. Per la stessa ragione io, nord-italiano, mi sento della
stessa patria dei fratelli nord-italiani finché siamo tutti collegati con Roma.
Se mi tolgono Roma e mi danno Mantova, quella non è la mia storia e non è la
mia patria. Non mi ci riconosco. Se mi tolgono Atene e mi danno Berlino, quella
non è la mia patria europea e non mi ci riconosco. Berlino è più ricca e ha più
banche, ma quando io studiavo nella mia facoltà correvano libri su Atene Roma
Gerusalemme, e non c'erano libri su Berlino. Vorrà pur dire qualcosa. Il Sud
d'Italia fa parte dell'Italia anche se è più povero. Un'Italia senza Neàpolis e senza la Magna Grecia è il parto di una mente
malata. La Grecia fa parte dell'Europa, anzi ne è la parte fondatrice. Se ha
dei debiti e non riesce a pagarli, non si applica l'espulsione, che cosa ci
guadagniamo noi creditori con l'espulsione? Perdiamo tutto. Si studia un
sistema di dilazione del pagamento e di riduzione. Si può sempre trattare. C'è
sempre un margine. In vista di una possibile espulsione, la Grecia aveva
perfino combinato degli incontri con la Russia di Putin. Avremmo una Atene
separata da Roma e unita con Mosca? Una mostruosità storica. Questa non è una
Unione Europea. Questo è un Reich. Più esattamente, il Quarto Reich.
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