Un Parlamento di cafoni
di Renzo
Montagnoli
Non si
accontentano di essere improduttivi, non basta a molti di loro essere
disonesti, due aspetti negativi che giustificherebbero ampiamente il loro
licenziamento, senza vitalizi, ovviamente; no, è necessario completare il
quadro con oscenità e turpiloqui.
È di questi
giorni il gesto osceno del senatore Barani nei
confronti di una collega del Movimento Cinque stelle; il fatto ha suscitato
scalpore, ma nemmeno più di tanto, visto che siamo abituati alle amenità dei
nostri rappresentanti. Se ne parla qualche giorno, poi subentra il silenzio
assoluto. Il senato, fra l'altro, ha deciso di punirlo in modo esemplare con
cinque giorni di sospensione. Ai miei tempi, a scuola, avrebbero preso
provvedimenti ben più drastici e invece da noi, nei palazzi del potere, ci si
limita a un daspo
temporaneo. Del resto, rientra il tutto in un quadro generale di impunità varie
che non riguardano solo i politici, ma anche dei criminali incalliti. La scorsa
settimana a Mantova in un bar un tunisino, già ben noto alle forze dell'ordine,
ha dato un pugno a un cliente intervenuto, peraltro solo verbalmente, per
difendere la barista dalle attenzioni manesche dell'extracomunitario. Per la
violenza subita l'uomo è stato ricoverato in ospedale in codice rosso e con
prognosi riservatissima (per fortuna nei giorni seguenti si è ripreso) . Immediati
i provvedimenti di giustizia nei confronti di un individuo già da tempo
iscritto al casellario giudiziale: arresti domiciliari.
Insomma, a ben
vedere, da noi a essere cafoni e maneschi si rischia poco e niente. Peraltro,
i parlamentari disonesti e villani non hanno nemmeno da temere la mancata
rielezione per il loro comportamento, perché vengono votati lo stesso. E poi
non lamentiamoci di questo stato di fatto, perché siamo noi a determinarlo. Non
a torto gli inglesi dicono che ogni popolo ha il governo che si merita e io mi
permetto di aggiungere “e anche il parlamento che si merita”.