Comincia
la guerra all'Isis
di Ferdinando Camon
Quotidiani
locali del Gruppo "Espresso-Repubblica" 18 novembre 2015
Siamo al dunque: la Francia denuncia che è stata aperta una guerra contro di
lei. Ha ragione, è così. Dice che deve rispondere alla guerra con la guerra. Ha
ragione, non può fare altro. Il presidente Hollande
dichiara al Parlamento e al mondo che intende distruggere l'Isis,
non contenerlo. Ha ragione, la soluzione è questa. E chiede che la Nato lo
aiuti. Ha ragione anche qui: la Francia fa parte della Nato, come l'Italia, e
la Nato prevede che se uno Stato viene aggredito, gli altri Stati lo aiutano al
massimo delle loro possibilità. Poste queste premesse, sulle quali siamo tutti
d'accordo, i problemi vengono dopo. Una guerra all'Isis?
Quando? E come? Aerei, bombe, droni, missili o
soldati di terra? Espulsioni degli imam predicatori di odio? Espulsioni degli
islamici schedati con la sigla che li indica come “pericolosi per la
sicurezza”? Procediamo con ordine.
Una guerra all'Isis, quando? È già tardi. Chi mi
segue sa che da anni scrivo che una guerra all'Isis
era inevitabile, non perché noi la vogliamo, ma perché l'Isis
la vuole. Non è la Francia che apre la guerra all'Isis,
è l'Isis che ha aperto la guerra alla Francia. L'ha
aperta con una strage, e intende combatterla con altre stragi. Anche in
Inghilterra, anche in Italia. La guerra è in corso. Quando una guerra è in
corso, si mette fine agli odî tra un partito e l'altro, l'unico principio
valido per tutti è: vincerla. Ma come?
L'Isis è uno Stato, grande ormai quanto
l'Inghilterra. Che bisognasse distruggerlo era chiaro fin da quando è nato. Si
deve far guerra alla sua guerra, non farsi massacrare. Farla ieri era meglio
che oggi, farla oggi è meglio che domani. Non si può dire che il Califfo non
fosse chiaro: ha sempre detto che intende arrivare a Roma. Adesso ripete: «La
guerra durerà vent'anni, e alla fine vinceremo noi». Se durasse vent'anni,
probabile che vincerebbe lui. I governi europei non possono sopportare
vent'anni di stragi. Cadrebbero uno dopo l'altro. Dopo questa strage in
Francia, tutti i sondaggi dicono che non sarebbe rieletto Hollande
né Sarkozy, il popolo vorrebbe Marine Le Pen, capo del partito nazionalista e xenofobo. Ma non si fa
guerra all'Isis per combatterla vent'anni. Si fa
guerra per infliggergli subito dei colpi mortali, farlo regredire sul
territorio, e infiacchirlo nei mezzi. L'Isis ha
trentamila uomini, suppergiù tre divisioni. Non ha aerei né carri armati né
cannoni. Ha kamikaze, kalahsnikov, bazooka, e
assassini drogati. Non lo si combatte corpo a corpo, un nostro soldato morto
per dieci dell'Isis sarebbe un disastro per noi. La
Francia ha cominciato a bombardarlo dal cielo, come ha appena fatto la Russia.
L'Isis ha il terrore di questi colpi dall'alto, di
fronte ai quali è impotente. Devastato dalle bombe di Putin, ha reagito tirando
giù quel jet russo nel Sinai. Noi italiani siamo la patria di Machiavelli, e
Machiavelli insegna che devi allearti con i diavoli se ti serve per combattere
il super diavolo. La Francia e l'Europa devono capire che Putin in questo
momento serve, i dissidi si rimandano a dopo. Tra l'altro, Putin fa guerra all'Isis più seriamente di Obama. Ha mandato aerei e uomini, ha
costruito una base militare in Siria in tre giorni da zero. Adesso che la
Francia vuole bombardare obiettivi nell'Isis,
l'America le rivela dove sono i Centri di Comando e di Addestramento, dunque
l'America li conosceva, ma allora perché non li colpiva? In un lampo, la
Francia ha preso tre decisioni: triplicare le forze armate impegnate,
decuplicare i bombardamenti, inviare la portaerei Charles de Gaulle nel
Mediterraneo orientale.
Putin vuole da tempo amicizia con noi. Come l'Iran. Sono nemici dell'Isis. Machiavelli insegna che i nemici del nostro nemico
sono nostri amici. Se i principali nemici dell'Isis
sono la Russia, l'Iran e Assad, si tratta di metterli
insieme. Poi si vedrà. Dopo anni e anni di notizie disastrose, l'avanzamento
dell'Isis, aspettiamo giorno dopo giorno notizie
buone: il suo sgretolamento.
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