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  Editoriali  »  Cristianesimo e cattolicesimo, antipodi della fede, di Lorenzo Russo 21/12/2015
 

Cristianesimo e cattolicesimo, antipodi della fede

di Lorenzo Russo

 

 

Il cristianesimo apre le porte allo splendore della vita spirituale, sollecitando il superamento della limitatezza terrena che tiene soggiogato l'uomo alle tentazioni dei vizi.

Esso è, quindi, esempio di liberazione dalla prigionia terrena, è progresso mentale e spirituale.

La chiesa cattolica, quale suo rappresentante in terra ,fa fatica a seguire le annunciazioni del Cristo, suo fondatore, in quanto è soggiogata dal vizio dei possessi terreni sia economici sia politici.

Ciò dimostra che essa è più rivolta alla sopravvivenza, con tutti i relativi rischi tra i quali quello di dissolversi nel corso del ciclo terreno, che al risorgere a vita eterna nella complessità del Creato.

Ne emerge, che Dio andrebbe inteso come simbolo del progresso umano, realizzabile superando le restrizioni terrene con l'aiuto della fede e della volontà di riuscirci.

Fede inestinguibile in se stesss, quindi, da poterla definire energia ricevuta da una volontà divina, che tutto crea, modifica e porta a termine.

Il materialismo è una cosa terrena e quindi sottoposto alle leggi terrene, mentre la resurrezione da questa vita è legge trascendentale e quindi, vista dall'uomo, eterna.

Dio è o dovrebbe essere il progresso, a venire nel tempo dovuto, ed è localizzabile nell'anima dell'uomo quando aspirasse a superare le sue restrizioni.

È obsoleto, oggigiorno, credere in un Dio che dall'alto premia o punisce, mentre è fondamentale fondare la propria esistenza sulla convivenza sociale che si riferisca a principi morali ed etici.

Essa è l'unica forma di vita idonea a bloccare ogni estremismo ideologico riferentesi a un Dio personale e quindi espressione del proprio stato dissociativo e incolto.

Cristianesimo è superamento delle diversità esistenti, possibile solo con la convinzione che esse sono il sale della vita, punto di partenza verso il processo evolutivo.

Diversità che va intesa come un qualcosa che non si possiede ma della quale si sente il bisogno di possedere per migliorare le condizioni personali tese al miglioramento.

È un fattore in grado di dirigere le proprie forze al completamento della propria personalità.

Il tutto non avviene senza la convinzione di dover rinunciare al superfluo per acquisire l'idoneità di contrapporre al male la forza della convinzione e del dialogo al posto della violenza ed odio.

Ed è qui che il male si manifesta come prodotto dell'ignoranza ed arroganza.

Seguendo il corso storico del cristianesimo e cattolicesimo, ritengo che sia necessario mettere in discussione una fondamentale distinzione.

Il primo sorse dagli scritti degli apostoli, quindi in un periodo nel quale la sua attività evangelica non era ancora istituzionalizzata e di conseguenza era ancora volontaria e dettata da un credo forte e pulsante nelle annunciazioni di Cristo, mentre il secondo sorse secoli dopo per lascito imperiale ed ebbe di conseguenza forma istituzionale e come tale indotto a far politica per sopravvivere, come tale, nei tempi a venire fino ad oggi.

Da qui, e analizzando l'operato della chiesa cattolica nel passato, emerge che il Dio da lei presentato non poteva esistere se non per intimorire e sottomettere i popoli ancora incoscienti e bisognosi.

Di fatto, invece di essere esempio delle verità cristiane, non fece altro che assicurarsi la supremazia su tutto ciò che è terreno, agendo con l'intimidazione su tutti e punizione di chi si fosse dimostrato renitente alla sua volontà.

Fu uno sfruttamento e soggezione totale e sarcastica sui popoli per molti secoli.

Ho i miei dubbi su come Cristo si sarebbe comportato, qualora fosse stato il primo papa della chiesa cattolica costituita per volontà imperiale.

Per fortuna non fu così, il che mi fa pensare alla veggenza divina, ben cosciente che i suoi successori prima o poi avrebbero fatto più politica di dominio che di carità e istruzione.

Di certo Cristo non si sarebbe dato al gioco di dominio terrena.

Ad ogni modo, il Natale, come d'altronde anche la Pasqua, viene inteso da me come occasione di riconoscimento delle proprie mancanze, con conseguente disposizione a superarle onde ritrovare la via della rinascita spirituale.

Occasione di mutare l'anima, intesa come riflessione delle necessità del corpo, in Verbo, cioè energia suprema che tutto genera e regola.

Esteso alla Chiesa cattolica, andrebbe inteso come disposizione a superare i vizi che l'hanno tenuta soggiogata sin dal suo inizio, quindi rinuncia alla sua supposizione di essere forza politica ed economica per volontà di un Dio cristiano che così non può essere.

La Chiesa cattolica deve distanziarsi dal concetto di rappresentare il suo fondatore quando non vive la povertà e l'astinenza che ha caratterizzato la sua vita.

E qui non si devono accettare eccezioni e scusanti varie se si vuole che il popolo si identifichi in essa e sia pronto a testimoniare le verità annunciate dal suo fondatore Gesù Cristo.

Il Cristianesimo è quindi una forza spirituale capace di trasportare l'uomo in una sfera più elevata e migliore, mentre il cattolicesimo una forza temporale e quindi condizionata dal destino terreno.

Di conseguenza il cristiano deve distinguersi per diligenza, serietà e astinenza per essere credibile.

Il contrario si riscontra giornalmente in ogni ceto della società, a cominciare dalla casta ecclesiastica, anche lei presa da complotti interni tra i suoi membri per assicurarsi profitti economici e riconoscimenti personali senza merito.

Cosa sarebbe la chiesa cattolica senza il sostegno dei suoi credenti che s'impegnano ovunque notino necessità di supporto sociale senza distinzione di credo e razza?

Mi sembra che anche qui agisca la provvidenza divina, dando dimostrazione dell'esistenza di un piano divino universale.

Ogni discussione sull'esistenza di Dio non porta a nessuna conclusione, in quanto Dio è una verità non visibile e identificabile con la ragione, bensì con un animo rimasto puro e innocente.

Eppure si discute senza fine e si crede infine di aver trovato la verità, con la quale poi non si sa cosa fare perchè non è soddisfacente.

La disputa diventa più un voler dimostrare di essere più intelligenti e intellettuali di quanto si sia.

L'intelligenza è una variabile che ha bisogno della fede sincera e relativa volontà di azione per elevarsi sopra la mediocrità.

È tempo che l'uomo diffidi delle istituzioni umane religiose e politiche, che capisca la necessità di unirsi con i suoi consimili, perchè solo nell'unione può creare una società evoluta e libera, nella quale ognuno sia un elemento indispensabile, da rendere obsoleta l'esistenza di ceti privilegiati dai quali essere sempre sfruttato anche in nome di un Dio che come tale non è mai esistito.

Di fatto il vero Dio è in ogni uomo e viene calpestato da chiunque creda di meritarsi di più del necessario per sopravvivere. Egli non altro è che progresso sociale umano.

 

 
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