L'autodistruzione
Come in un film di fantascienza, del
genere apocalittico, stiamo andando incontro a una catastrofe che ha un
precedente solo nell'era glaciale.
Infatti, c'è uno studio della commissione
europea, divulgato dal Financial Time, che parla
degli effetti del surriscaldamento globale e di cui verifichiamo anno dopo anno i primi segni: stagioni non ben definite, estati
torride e siccitose, improvvisi e violenti uragani, inverni, come l'attuale,
straordinariamente miti e senza neve.
Secondo gli estensori di questo
studio, verso il 2050 le nazioni del Nord Europa potrebbero beneficiare
dell'aumento della temperatura, mentre nel bacino del Mediterraneo gli stati
rivieraschi dovrebbero combattere la siccità. In particolare nell'Europa
settentrionale i raccolti aumenterebbero del 70%, mentre in quella meridionale
si contrarrebbero del 20% e il livello del mare, per effetto anche del
progressivo scongelamento dei poli, potrebbe aumentare di un metro, con
conseguente allagamento di città portuali e di note località balneari,
determinando così una riduzione del movimento merci e un fortissimo calo dei
turisti. Queste sarebbero le conseguenze economiche immediate, ma l'incremento
della temperatura comporterebbe anche l'aumento dei decessi. Insomma, il quadro
di questo studio ha tutta la parvenza di un incubo, circostanza che ha indotto
l'Unione Europea a deliberare, unilateralmente, una diminuzione delle emissioni
di anidride carbonica del 20%, sui valori attuali, entro il 2020. Come
realizzare questo obiettivo? Con la riduzione del ricorso, per l'energia, ai
combustibili fossili, privilegiando sempre di più le fonti alternative e non
inquinanti, come il sole, il vento e le maree.
E' eccessivo questo allarmismo?
Se consideriamo che a un analogo
risultato sono pervenuti altri studiosi, avverto francamente il timore che le
possibilità di errore siano estremamente ridotte e che effettivamente si
paventi un disastro ambientale senza precedenti.
All'origine di tutto questo c'è
l'uomo, la sua sete di ricchezza, la sua convinzione, errata, di poter disporre a piacimento della
natura. La logorroica filosofia dell'industrialismo, che considera ricchezza
solo una produzione industriale in continuo aumento, ha portato a questo stato
di cose, a un mondo dove c'è chi ha troppo e c'è chi ha niente, a un'umanità
solo apparentemente ricca, in quanto sovraccarica di beni materiali, ma
tremendamente povera in serenità, a uomini perennemente insoddisfatti alla
ricerca di nuovi bisogni, che fra l'altro permettono di incrementare il
prodotto lordo vendibile.
E così assistiamo al telefonino di
prima, di seconda, di terza generazione, talmente sovraccarico di possibilità
operative che quasi ci dimentichiamo a cosa realmente serva, come se la
funzione originale di comunicazione fra individui fosse andata dispersa. Ho
citato il telefonino come esempio, ma di beni inutili e così tanto desiderati,
grazie all'asservimento del consumatore, ce ne sono in misura incredibile.
Per produrre occorre energia e così
si finisce per bruciare combustibili di origine fossile in quantità crescente e
per niente. Sì, per niente, perché poco a poco le produzioni dei beni
“durevoli” si estrinsecheranno in un usa e getta.
E' inevitabile che dovremo cambiare
le nostre abitudini, che dovremo rinunciare a un po' di benessere e che,
soprattutto, dovremo rientrare nei ranghi della natura, da cui siamo usciti con
presunzione e stupidità, illusi di dominarla e di sfruttarla nel peggiore dei
modi.
Poco a poco riacquisteranno valore i
bisogni primari che solo l'agricoltura e un'industria non concorrenti fra loro
potranno soddisfare.
Si tornerà a lavorare, soprattutto,
per mangiare, e non sarà così abbondante, il cibo, come è stato fino a ora; il
pane, quasi dimenticato, tornerà trionfante sulle mense, il ritmo di vita
calerà gradualmente e l'uomo, ritornato nei confini della natura, finirà per
vederla con occhi diversi, più rispettosi.
Il tempo verrà
scandito dalle stagioni, e non dagli orologi; si tornerà più a una vita di
famiglia, più a una riscoperta di se stessi, si finirà con il comprendere che
l'unico vero bene a cui agognare è la serenità.