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  Editoriali  »  Quo vadis, Europa, di Lorenzo Russo 29/01/2016
 

Quo vadis, Europa?

di Lorenzo Russo

 

 

Finita la guerra, c'era tanta voglia di ricominciare.

L'uomo aveva sete di nuova vita, di lasciare il triste passato dietro di , promettendosi di non ricadere più negli annunci di coloro che propagavano unità rigida, inconfondibile e indiscutibile di pensiero ed azione, che poi finì come tutti sappiamo.

Da qui è sorta l'Europa democratica e liberale.

Oggi, settanta anni dopo il più grande disastro della storia dell'uomo, questa Europa dimostra di cadere in un'altra trappola, ben diversa della prima, ma anch'essa assai pericolosa per il sopravvivere della sua cultura, formatasi nel corso della sua storia millenaria con il superamento di infiniti conflitti.

Se allora gli avvenimenti erano posizionati sul polo della disconoscenza, fino all'annullamento dei valori etici e morali umani, ora sembra che il buonismo, affiliato del benessere di vita raggiunto, faccia di tutto per ridimensionare, se non annullare, i progressi democratici raggiunti.

A mia vista, ne risulta palese che il confronto attuale sia maggiormente di carattere religioso, contro il quale la politica dimostra di non essere preparata, per opportunità economica e o non conoscenza dei veri pericoli incombenti.

Cristianesimo ed islamismo sono costretti a confrontarsi e misurarsi proprio attraverso il processo di globalizzazione dei mercati del mondo.

Addio nazionalismi, è il motto attuale. Siamo tutti figli dello stesso Dio e quindi costretti ad unirci per sopravvivere.

Niente da contraddire, se il processo si svolgesse in un clima di comprensione e stima reciproca.

Ma così non è, come gli attuali avvenimenti dimostrano, con tutte le loro insicurezze e difficoltà di superamento.

Le origini sono da ricercare negli avvenimenti storici del lontano passato, quando gli stati europei effettuarono le ben conosciute crociate per accontentare non solo le ambizioni di supremazia dello stato della chiesa sui mussulmani, suoi nemici di sempre, ma anche per impossessarsi delle loro immense ricchezze.

Più tardi, seguirono le invasioni colonizzatrici per impossessarsi delle terre sparse in tutto il mondo e sfruttare le loro ricchezze naturali ed è qui che il commercio degli schiavi ebbe il suo livello più esteso e spietato.

Esse furono vere azioni di violenza, senza scampo per chi non si sottometteva alla volontà dei nuovi padroni e al loro credo religioso, quello cattolico romano.

Colonizzazione ed evangelizzazione in grande stile e brutalità, quindi.

Ma anche negli ultimi tempi non altro hanno fatto gli USA per consolidare la loro supremazia nel mondo.

Da qui si comprende l'odio che i popoli invasi e sfruttati hanno nutrito verso l'occidente e che fu trasmesso di generazione in generazione fino a sfociare nelle azioni di terrorismo d'oggi.

Ed è qui che troviamo in prima fila i mussulmani, credenti feroci e pronti a morire per la loro religione.

Di fatto oggigiorno si moltiplicano le azioni di vendetta contro gli stati europei, con lo scopo di annientare la loro cultura cristiana, così come loro stessi fecero nel passato.

Qui la religione islamica offre abbastanza spunti di sostegno per questa politica di aggressione, anche perchè nel suo libro sacro “il Corano“ si riscontrano passaggi controversi che danno origine a dubbiose e false interpretazioni da parte dei moltissimi fedeli, socialmente emarginati e quindi facilmente arruolabili per la cosiddetta guerra santa contro gli infedeli, cioè i credenti di altre religioni.

Mentre l'Europa è diventata razionale e pragmatica con l'avvento della democrazia e benessere, i popoli delle zone islamiche sono tuttora rimasti indietro nei tempi.

Le cause sono diverse, a partire dal da sempre praticato rigidsmente sistema politico e religioso, mirante al mantenimento del potere, così che ogni apertura verso uno stile di vita moderno, per non dire democratico, richiede un lasso di tempo lungo e incerto.

Da questa analisi storica è di certo consigliabile per la EU una valutazione più accurata e prudente dei pericoli che l'enorme e continuo flusso immigratorio in atto potrebbe comportare, senza trascurare che una controllata immigrazione è addirittura necessaria per il successivo sviluppo della propria cultura.

Ne sorge la necessità di una EU più unita e severa nell' amministrazione e controllo dei flussi migratori, di una EU che abbia un proprio esercito e personale specializzato per il controllo dei propri confini.

Purtroppo questa entità politica non esiste ancora, per cui il pericolo di una destabilizzazione della EU e dei suoi paesi membri potrebbe diventare realtà.

E qui vale il criterio che è più facile lasciare entrare persone appartenenti ad un'altra cultura che espellerle una volta che si fosse accertato il pericolo derivante dalla loro personale identificazione con la propria cultura.

E questo vale ancor più nel caso di una immigrazione in massa come è l'attuale.

Una Europa come federazione o confederazione di stati, quindi, sul modello degli USA.

Di tutto ciò non c'è parvenza di una prossima realizzazione, altrimenti non riesco a comprendere come sia possibile che un solo paese “la Germania“ sia a decidere sulle importanti questioni dell'Unione al posto della Commissione e del parlamento.

Lo strapotere di questo paese crea perplessità e timore, in quanto ci fa ricordare le barbarie commesse nel passato, che potrebbero ripetersi in un domani colpito nuovamente da gravi crisi economiche e politiche.

È di fatto palese che la Germania approfitta del suo ruolo di guida anche per assicurare ulteriori profitti per .

Da una Europa politicamente disunita non può che sorgere protezionismo nazionale, incertezza e paure nei popoli non tutelati e rappresentati.

È tempo che l'Italia valuti le sue possibilità di uscire dall'Unione; una Unione che molto ha promesso e poco mantenuto.

Aggiungo anche, che le caratteristiche dell'italiano non si addicano a seguire le regole unitarie. Non lo fa in casa propria e tanto meno in una unione estesa.

Un paese come l'Italia non dovrebbe temere nessun altro paese, e questo grazie alla spiccata creatività e ingegnosità dei suoi abitanti. Questo lo sanno i tedeschi e lo temono nel caso che diventassimo un loro concorrente.

Ma dove trovare una classe politica che sappia sfruttare le buone qualità del suo popolo e lo sproni all'impegno decisivo anche contro l'affidabilità e metodica precisione lavorativa che caratterizza il popolo teutonico, attualmente alla guida della prussiana furba e in un certo senso ipocrita?

Attenzione sempre ai tedeschi, quindi: un popolo che non si lascia domare ed è sempre capace di rinascere anche dopo una sconfitta umiliante.

Si sa benissimo quale classe politica governa il paese delle meraviglie naturali, artistiche e turistiche, quanto essa si occupi più di come aumentare le proprie prebende e posizioni.

È tempo che l'italiano si svegli e provveda al rinnovo decisivo del paese, che la finisca con il suo modo leggero e menefreghista di vivere, noncurante delle sue responsabilità e obblighi derivanti dalla sua storia millenaria.

È anche tempo che l'Europa decida di agire come potenza indipendente e mediatrice tra i blocchi internazionali, invece che essere vassallo e portavoce degli USA.

È falso credere che gli USA abbiano aiutato l'Europa dopo la guerra, unicamente per bontà propria, quando invece lo fecero anche per incrementare la propria economia e tenerr gli europei  nella sua area di influenza.

Quale mediatrice la EU sarebbe veramente forte e indipendente, perchè potrebbe contrattare con tutte le potenze economiche del mondo e trarne maggiori benefici per se stessa.

Purtroppo quel che le manca è una classe politica intraprendente, forte e coraggiosa.

Non solo il benessere ha reso l'europeo debole e viziato, ma anche il cristianesimo che impone di porgere l'altra guancia, quando il mondo segue altre regole e impone altri atteggiamenti.

Qui mi pongo la domanda: è meglio soccombere seguendo il credo cristiano,.o usare la forza per vincere, ma poi ritrovarsi su di un nuovo fronte di combattimento?

 

 

 
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