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  Editoriali  »  La dignità 02/02/2007
 

La dignità

 

Tranne rari casi patologici nel nostro paese non si muore più di fame, ma l'indigenza, anche se considerata con parametri diversi rispetto al passato, esiste e non è per nulla un fenomeno sporadico, anzi va aumentando in modo impressionante.

Colpisce, soprattutto, i percettori di reddito fisso, non adeguatamente tutelati dai danni dell'inflazione che, chissà per quali motivi, risulta sempre, come indice Istat, di gran lunga inferiore alla realtà. Mi si dice che dipenda dai beni del cosiddetto “paniere” e senz'altro è così, ma quando si va a fare la spesa ben poco interessa sapere che il costo della vita in Italia è aumentato solo del 2% quando, conti alla mano, comprando sempre le stesse cose si può verificare incrementi di prezzo da gennaio a dicembre largamente superiori al dato ufficiale.

Ma li avete mai visti dei vecchietti, marito e moglie, che si aggirano negli ipermercati controllando e ricontrollando i prezzi dei prodotti? Non è tirchieria, ma è proprio il conteggiare di chi con fatica arriva a fine mese. Non hanno vestiti all'ultima moda, ma abiti che, benché in ordine, portano il segno del tempo, non tubano con cellulari dell'ultima generazione, ma parlano sottovoce fra di loro. Proprio oggi, mentre ero al banco della frutta, una coppia di anziani guardava la merce esposta e, mio malgrado, ho colto qualche frase del loro discorrere a bassa voce.

Lei gli diceva di prendere un po' di mele, un paio di chili, ma lui ribadiva che voleva prendere delle banane, perché lei ne aveva bisogno come aveva detto il medico. E ogni tanto si lamentavano dei prezzi di questi due frutti, fino a quando sono arrivati a un forzato accordo: 10 banane per lei e 5 mele per lui.

Hanno messo gli acquisti nel carrello, dove c'erano soprattutto confezioni di latte, nessuna bistecca (d'istinto, impulsivamente, ho gettato un'occhiata) e poi sono andati alla cassa, in silenzio, quasi mortificati.

Forse questo è un caso limite, ma purtroppo conosco tante situazioni di gente che effettivamente fa quasi i salti mortali per arrivare alla fine del mese. Però, nessuno di questi si lamenta con gli altri, nessuno impreca, tutti indossano il vestito della loro indigenza con una dignità che è propria degli umili, oppressi dall'indifferenza dei più e dall'ingordigia di quelli che non dovrebbe dimenticarli, ma che invece li considerano cittadini di serie B, di nessuna utilità per il loro vorace tornaconto.

A volte mi chiedo come possa vivere sereno un politico, un parlamentare qualsiasi, che percepisce un reddito di misura quasi sconvolgente, tanto è elevato rispetto all'impegno che profonde nella sua attività.

Quando caritatevolmente si ricorda di questi reietti, concede loro un aumento irrisorio della retribuzione, e solo dopo che la sua è stata incrementata di cifre assolutamente ingiustificabili.

Mi sembra che per questi satrapi non si possa parlare di dignità, parola di cui non conoscono nemmeno il significato; gli altri, i vinti in questo gioco della prevaricazione, restano muti, ma in un silenzio che urla più forte di qualsiasi grido.     

 

 
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