La
vita di un tempo, d'oggi e di un prossimo futuro
di
Lorenzo Russo
Uomo
e donna, due esseri creati dalla natura per garantire la
sopravvivenza umana in una realtà primitiva e rischiosa.
Per
secoli esistette il nucleo familiare con ruoli distinti: la donna per
generare figli e accudirli fino all'età adulta, per poi essere
a sua volta accudita da loro nella vecchiaia, e l'uomo per assicurare
alla famiglia i beni materiali per la sopravvivenza.
Esiste
qui una correlazione stretta tra le difficoltà di
sopravvivenza e l'unione nel nucleo familiare.
Il
benessere economico e la necessità di manodopera, a
incominciare dal dopoguerra, ha incoraggiato e sostenuto la donna nel
pretendere gli stessi diritti che fino allora erano riservati
all'uomo.
A
mio parere è da qui che la famiglia ha perso il suo fondamento
unificante.
A
priori non mi sembra che la donna abbia dovuto sostenere un peso
maggiore dell'uomo.
La
cura della prole e le collegate mansioni casalinghe non erano di più
peso del compito riservato all'uomo di provvedere
all'approvvigionamento dei viveri e alla difesa del nucleo familiare
contro i tanti pericoli esterni allora esistenti.
La
storia ci riporta come all'inizio sia stato rischioso sopravvivere
nella natura selvaggia, così come più tardi trovare
un'occupazione e ancor più mantenerla, con riguardo alle molte
fatiche e rischi che ogni lavoro comportava e senza dimenticare le
discriminazioni sia da parte del datore di lavoro sia dei colleghi
stessi.
Ad
ogni modo la donna gode oggi della stessa libertà concessa
all'uomo e dà dimostrazione di essere ugualmente abile.
In
più, e grazie alle sue spiccate qualità intuitive e
creative, la donna dimostra di essere in alcuni settori addirittura
più abile dell'uomo.
Il
prezzo dell'uguaglianza dei diritti va però a spese della
famiglia.
Si
ha bisogno di distrazione, dopo aver lavorato per tutto il giorno,
per cui non si vuole essere ulteriormente impegnati con la cura dei
figli.
Di
conseguenza si fanno meno figli e li si delega il più presto
possibile allo stato.
Se
allora le rigide strutture famigliari si mantenevano sulla necessità
di sopravvivenza, oggi abbisognano del consenso dei
coniugi ed esso è possibile solo in un clima di rispetto
reciproco.
Quanto
complesso sia il tema lo dimostrano le continue crisi coniugali, con
il risultato che oggigiorno i matrimoni sono di breve durata e
alternanti nella loro formazione.
Di
conseguenza gli adulti dovrebbero essere maggiormente educati ed
istruiti sulla scia del compromesso e comprensione reciproca,
affinché la loro guadagnata libertà non crei il
disgregamento famigliare e infine sociale.
Si
vive oggi in uno stato di massificazione della produzione, come anche
dell'arte, che, a mio parere, crea una forma di demenza generale,
anche se nei campi scientifici si ottengono risultati eccellenti e
impensabili in tempi passati.
In
questo stato di sorprendente meraviglia e ottimismo per le capacità
dimostrate, sorge oggi il dubbio dell'avverarsi di un futuro incerto,
pericoloso, insano e si spera che la natura provveda a ristabilire
l'ordine attivando i suoi anticorpi.
Si
delega la correzione di tutto ciò che l'uomo ha creato, nella
convinzione di poterselo permettere, alla madre natura, come era uso
un tempo, quando le mamme la rappresentavano con il loro animo caldo
e protettore, con la loro intuizione e tenacia sul come affrontare i
pericoli.
Di
fatto, la troppa libertà, acquisita come diritto democratico,
sta minando le istituzioni e la società intera, perché
indebolisce la personalità dell'uomo.
Conseguentemente
dimostra di essere contro la vita che, invece, richiede temperanza,
sforzo continuo per poter accedere alle cognizioni superiori e con
esse scoprire la giusta identificazione che la valorizzi.
In
questo senso si vivrebbe senza temere la sua fine, che così
verrebbe assunta come un sopravvivere in un'altra forma.
Così
sono vissuti tutti quelli che hanno affrontato il rischio di morire
per sostenere valori fondati su principi nobili, eterni.
Oggi
si riscontra il contrario, si vuole vivere per godere più a
lungo, per cui si è disposti a ogni tortura sanitaria pur di
poter prolungare di qualche mese, anno una vita già segnata
dall'insignificanza, superficialità, come un astro uscito
dalla forza gravitazionale che lo teneva fisso alla stella
donatrice di energia rigenerativa e duratura.
Questo
si riscontra nei paesi economicamente più sviluppati, dove le
energie sono di breve durata e senza forza di sano rinnovamento.
Da
qui al sorgere della dittatura non ci manca molto, anzi essa si
mostra sotto alcuni aspetti una necessità, da poter pensare
che sia compresa nel piano universale, che sempre interviene per
ristabilire un equilibrio andato perso.
Mentre
la maturità dona all'uomo la forza di vivere per creare un
qualcosa di utile per sé e il suo prossimo, l'immaturità
lo rende schiavo di forze maligne, dannose.
Chi
lo capisce non può far meno di chiedersi quale senso abbia il
rincorrere uno stato di beatitudine materiale, con tutti i suoi alti
e bassi che generano l'impressione che nulla muti nel meglio.
Il
profitto
materiale è di breve durata, come tutto ciò che agisce
senza i fini rivolti al suo elevamento trascendentale.
In
questo quadro di sconnessione e confusione generale si delega la
soluzione allo stato, quale ultima bastione di salvezza.
Solo
lo stato, quale costrutto superiore, può salvare la società,
frenando i vizi dei suoi membri accecati e irriverenti verso i doveri
sociali.
È
lo stato che dovrà curarsi dei figli, educarli, istruirli,
sostenerli nei momenti di malattia, povertà, disoccupazione e
vecchiaia, ma anche costringerli a collaborare per conservare
l'unità.
Lo
stato, quale istituzione, è di genere neutro, quindi esente
dai complessi conflitti tra uomo e donna il cui compito sarà
di generare figli, ma anche fino a quando essi saranno creati in
laboratorio.
Da
qui mi sembra logico che la distinzione tra i sessi diventerà
obsoleta.
Un
nuovo mondo si sta annunciando, uno impensabile un secolo fa, ma,
data l'esplosione demografica in atto, lo stato degli armamenti e la
gravità dei vizi generati dalla vita moderna del consumo ad
oltranza, direi necessario per la sua sopravvivenza.
Un
tale stato sarà forzatamente autoritario, perché
l'individuo dovrà essere ubbidiente, pena l’allontanamento
dal suo gruppo operativo e la sottomissione a un processo
rieducativo, finalizzato all'identificazione forzata con la ragione
dello stato mediante modificazione della sua composizione genetica in
caso risultasse non educabile.
Unità
assoluta, quindi, dove la libertà diventerà obsoleta,
cancellata dalla sua coscienza.
Un
futuro da fantascienza sembra diventare realtà per poter
affrontare i nuovi impegni in terra, ma soprattutto nel nuovo ruolo
che l'uomo sta assumendo nell'Universo.
In
questo scenario la religione, così come ancor oggi viene
propagata, ritornerà ad essere influente solo nel caso che
questo nuovo progetto dovesse fallire.
Allora
sì che i suoi adepti si daranno da fare a ricondurre l'uomo
alla casa del padre eterno, che, perché sempre buono e
generoso, perdonerà i suoi peccati quando venisse umilmente
supplicato e sufficientemente lodato.
La
misura della colpa sarà sancita da loro e stiamo certi che
nell'euforia della riconquistata psicotica sovranità non
saranno certamente consenzienti.
Prepariamoci
ad affrontare un futuro molto più difficile dell'immaginabile
e nel frattempo godiamo coscientemente l'acquisita libertà, un
dono che è costato tantissime lotte e vittime.
Uguali
al loro prezzo devono essere gli sforzi per mantenerla.
Attenti
quindi a non perderla per egoismo, lassismo o malinteso buonismo,
perché anche in quest'ultimo caso potrebbe nascondersi il male
della cecità e presunzione.
La
bontà
è un dono troppo prezioso, da essere elargita senza criteri
sani e inconfondibili, affinché non si riversi sui suoi
donatori con la perdita della conquistata identità
democratica.
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