Lo
stato del Paese
di
Renzo Montagnoli
Lungi
dalle mie intenzioni imitare con questo scritto il discorso del
celebre Stato dell’Unione tenuto ogni anno dal Presidente degli
Stati Uniti davanti al congresso a sezioni unite, intendo più
semplicemente parlare di un’analisi che ho effettuato
sull’attuale condizione dell’Italia. Sarà
necessariamente incompleta, per mie manchevolezze, e ovviamente anche
opinabile, ma, in tutta sincerità e al di là di quelle
che possono essere le aspirazioni politiche personali, è ciò
che onestamente avverto e che ritengo di esporre.
Considerato
che lo scambio di opinioni non avviene più come un tempo al
bar, ma si tiene in quella grande piazza virtuale che è
Facebook, vi sono entrato anche con l’intento di provocare, che
è una delle condizioni indispensabili per cercare di farsi
un’opinione, e ho rilevato che gli italiani ignorano il
significato della parola democrazia. Tanto a destra che a sinistra la
democrazia è solo quella che vede prevalere la propria
opinione, mentre un attentato alla democrazia è un’opinione
diversa dalla propria. E’ doloroso dover precisare che questo
comportamento è dovuto in buona parte all’incredibile
ignoranza dei soggetti, che come tante scimmiette ammaestrate parlano
tanto di diritti costituzionali, pur ignorandoli. L’atteggiamento
è comune sia nei maschi che nelle femmine, realizzando così,
purtroppo, un’ eguale ignoranza. Questo modo comportamentale
trova forse origine in una popolazione che dopo oltre centocinquanta
anni non è unita, ma che è caratterizzata da
atteggiamenti faziosi come si riscontravano diversi secoli fa
all’epoca dei Comuni e poi delle Signorie; fra l’altro
l’Italia è talmente disunita che accetta nel suo alveo
dei movimenti separatisti, come quelli della Lega e dei
neo-borbonici, che si fondano entrambi su un passato inesistente, o
comunque travisato. Politicamente, poi, sparite tutte le ideologie, i
partiti presenti sono solo dei movimenti a tendenza populista, nel
senso peggiore del termine. Gli italiani non sono contenti
dell’andazzo del proprio paese, imputando dei
tanti problemi quasi sempre gli
altri, come per esempio l’Unione Europea, senza mai fare
preventivamente un’autocritica. In tal modo si prosegue negli
errori e la situazione tende a peggiorare. Senza voler indicare come
imperativo lo sviluppo economico è evidente che se questo non
c’è le possibilità di trovare lavoro diventano
esigue. Lo stato latita negli investimenti, ma non sono da meno i
privati, preferendo tirare avanti, privi di orgoglio, seduti su
corone d’alloro ormai appassite, con il non del tutto nascosto
intento di trovare un compratore estero delle proprie attività.
L’immagine è quella di un paese che lentamente muore,
come anche rilevabile dai sintomi, costituiti dall’elevata
corruzione e dall’incapacità di provvedere
a una svolta significativa e
duratura. Si corre dietro a fenomeni meno importanti di altri, come
l’immigrazione, tralasciando quelli che dovrebbero essere i
punti di svolta, il rovesciamento di quelle situazioni e condizioni
che ci stanno strangolando. Abbiamo un debito colossale, ma quel che
è peggio è che questo aumenta, mentre il valore della
produzione si incrementa in modo irrisorio; del resto non è
strano, perché lo stesso Stato privilegia agli investimenti
un’assistenza sociale distorta, con cui si rischia di non
raggiungere chi ha effettivamente bisogno, ma di arricchire i soliti
furbetti. Occorre dire una cosa: gli italiani non si fidano del loro
Stato e questo non si fida degli italiani. Come sia possibile andare
avanti così è tutto da verificare, appare quasi un
miracolo che lo stato non si sia ancora dissolto, uno stato in cui a
non pochi non piacciono diverse leggi e si sentono autorizzati a non
rispettarle, senza invece far niente affinché siano
modificate, un bell’esempio di democrazia. Previsioni per il
futuro? Sembrerebbero piuttosto nere, ma dato che è da decenni
che si procede in questo modo si spera che possa durare in eterno,
perfino timorosi di un eventuale
miglioramento. Quindi, continuiamo a vivere alla giornata,
scanniamoci per imporre, non elettoralmente, le nostre idee, insomma
impegniamoci a portare avanti il nulla, felici e contenti, e speriamo
che la fortuna ci assista.
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