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  Editoriali  »  Natale 2019, di Lorenzo Russo 21/12/2019
 
Natale 2019

di Lorenzo Russo





Osservando l'attuale situazione politica ed economica mondiale, il fermento sociale in corso, non mi viene altro in mente che accusare non solo i soliti approfittatori di sempre, ma anche la nuova moda del buonismo ideologico senza alcun riscontro della sua fattibilità.

Dietro il buonismo agisce, per ignoranza delle conseguenze che crea o per velata brama di potere dei sostenitori, il volere creare un mondo pacifico con l'unione di tutti i popoli.

Non riesco a immaginarmi come sia possibile realizzarlo; mi sa quindi di utopia perchè è contro il fondamento funzionale di questo mondo, che consiste nel superamento dei conflitti senza crearne dei nuovi ancora più grandi.

I conflitti sono il sale della vita terrena, sono loro che creano energie nuove, per far sì che la vita continui e si possano correggere gli errori fatti, ma questo anche solo fino al giorno ultimo deciso dalla volontà suprema, ma mai dall'uomo.

I buonisti di questa sorte peccano di presunzione ideologica, dietro la quale si nasconde la fama di potere che genera aggressione contro tutto ciò che è diverso, fino a a minare le fondamenta di uno stato nazionale di non loro gradimento.

Detto questo, affermo che ognuno è libero di festeggiare il SS. Natale nell'ambito della famiglia e vicini, così come fecero i primi cristiani, ma mai per divertirsi in svaghi che hanno niente a che fare con questa festività, come purtroppo è uso oggi.

Il Natale è ricorrenza dell'annunciazione di una nuova e migliore era, accaduto duemila anni fa e che ogni anno è da riesaminare e riproporre nel migliore dei modi possibili.

È, quindi, un richiamo di un nuovo inizio per chi non ne abbia ancora fatto il compito della sua vita e di festa per gli altri.

Con esso non si migliora globalmente il mondo, ma ognuno può migliorare le sue idee e comportamenti servendosi della nuova coscienza acquisita.

Quante forme ha il potere, a incominciare dalle palesi fino alle velate di falso buonismo dietro il quale si manifesta la condizione psicosomatica personale del soggetto, è da esaminare.

A priori va detto, che vivere per scoprirne il buon senso è come scalare una vetta elevata e insidiosa.

Chi si mette sul cammino scoprirà verità prima ritenute inesplorabili, mentre chi preferisce la comodità del far poco o niente rimarrà un prodotto secondario se non di scarto.

Eppure mi chiedo, che cosa hanno in sè le annunciazioni cristiane, quando qui in terra non cambia nulla?

Per mio conto, è il dare, nonostante tutto, un senso positivo alla vita, ritrovare le energie di sopportazione e rinascita dopo ogni sconfitta, dolore, tragedia sopportata.

Il loro senso non è di vincere qui, ma di uscirne indenne e innocente per il dopo.

Dare a Dio quello che è di Dio e all'imperatore quello che è dell'imperatore, è come dire che tutto ciò che si dà all'imperatore finisce con questa vita, mentre quello che si dà a Dio sopravvive ad essa.

Quale senso profondo è rinchiuso in questa annunciazione e come è difficile viverla per tutta la vita, lo si riscontra nello stile superficiale di vita riscontrabile soprattutto nei paesi economicamente più sviluppati .

Tutto ciò che qui è grande e maestoso è fragile, mentre tutto ciò che è semplice e piccolo sopravvive ai limiti della vita.

Non è facile vivere come visse San Francesco di Assisi, ma fa bene tenerlo presente come richiamo forte e impegnativo.

Personaggi di tale portata dimostrano che è possibile vivere diversamente.

Esiste allora una provvidenza e o predestinazione per illuminare l'Umanità intera a prendere la via giusta?

Se così è, penso che esista anche un Dio benevolo, un padre che interviene nei momenti di smarrimento generale per comunicare all'Umanità di non essere sola.

E adesso, dato che siamo perlomeno tutti cristiani comuni, o detto meglio più o meno negligenti e ottusi, festeggiamo pure il Natale col sostenere le esigenze dell'economia del profitto, l'unica che è praticabile perchè illude di dare sempre un lavoro remunerato a chi avesse voglia di lavorare e conseguentemente uno stile di vita soddisfacente.

A questo punto, tutto ciò che riguarda la vita nel dopo interessa meno.

Andiamo quindi in vacanza per godere la natura, per consumarla per il proprio piacere e lasciamo la soluzione dei veri problemi a coloro che da sempre hanno saputo manovrarci, fino ad arrivare al punto di non lasciare traccia della nostra esistenza, perchè troppo comune.

Dimenticata è, quasi, la venuta del cosiddetto Salvatore della vita.

Troppi sacrifici e privazioni richiede il seguirlo, da non prenderlo più in considerazione come si dovrebbe, da considerarlo un sognatore di una vita non reale, un illusionista, uno scherzo che la natura di quando in quando combina.

Su di lui fu creato un mito, che regge ancor oggi e ci lascia perplessi.

Cos'è allora il Natale, se non l'aspirazione dell'uomo di liberarsi del fardello terreno o errore di progettazione che la natura sempre di nuovo presenta?

Ma festeggiamolo pure, fa bene illudersi di poter diventare nuovi e migliori.


 
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