Memento Myanmar
di
Renzo Montagnoli
Ringrazio Giuseppe Iannozzi
per aver diffuso subito la notizia dei massacri dei monaci in Myanmar (ex Birmania) e a corredo ci sono fotografie
raccapriccianti.
In quel disgraziato paese c'è al
potere un gruppo di militari che tratta il popolo né più né meno come faceva Pol Pot in Cambogia. Definire dittatura questo regime è un
puro eufemismo, perché là il potere opprime, elimina, tortura, stupra, in una
sorta di regno del terrore.
Pur comprendendo Amnesty
International che ha richiesto urgentemente la
sottoscrizione di un appello, resta il fatto che questo cadrà nel vuoto perché
chi può non fa e non farà, visto che ha interessi economici laggiù.
Il signore della
guerra americano, così solerte a inventare armi di distruzione di massa
per invadere l'Iraq, evita perfino di riunire le altre superpotenze per un
intervento armato. Già l'Iraq è l'Iraq con il suo petrolio, e invece Myanmar ha “solo” grandissime riserve di gas naturale che
compagnie occidentali si apprestano a sfruttare, ovviamente d'intesa con i
generali.
E allora il problema non è più la
giunta militare, ma un capitalismo ottocentesco che per il profitto non solo è
disposto a chiudere un occhio, ma anche ad avallare comportamenti criminali.
Credetemi, là i monaci sono sfilati
per le strade per chiedere libertà e giustizia, ma non solo per il loro paese,
anche per il mondo intero.
Il massacro, orribile, tragico, è la
riprova che chi chiede diritti fondamentali ha trattamenti barbari, anche con
il tacito assenso di chi potrebbe e non fa.
Ma che dovrebbe fare il regime
imperante del neoliberismo, che è la negazione dell'umanità a vantaggio solo
del profitto e del potere?
Ricordiamo, e pensiamo che in fondo Myanmar non è così lontano e che tutto il mondo è un po' Myanmar.
Firmiamo l'appello
di Amnesty, dimostriamo almeno che abbiamo compreso
il significato del sacrificio di questi monaci.
Memento Myanmar
di Renzo Montagnoli
Chiedevo la vita, la dignità di
essere uomo,
ho
camminato sull'asfalto intriso di sangue,
ho pregato
per chiedere un po' d'umanità,
ho dormito
su marciapiedi lordati
dall'ingiustizia,
disseminati d'odio.
Ho rivolto gli occhi al cielo
affinché
Lui guardasse
quaggiù,
sentisse il
dolore che sale da una terra
che piange
solo lacrime di sale.
Ho implorato gli empi,
i
massacratori di ogni giustizia,
perché anche
per loro ora sono qua,
un fagotto
di stracci impregnato
di sangue
rappreso,
due spanne
di terra a soffocare
il grido
infinito di libertà.
Memento Myanmar,
nulla è
inutile,
nemmeno la
morte,
se può dare
la vita.