La notizia
Ho letto sul Corriere Internet di una
ragazza marocchina di 16 anni travolta e uccisa da un autobus a Modena il 31
ottobre. Fin qui la notizia, per quanto tragica, non si presta a motivi di
riflessione, perché purtroppo sappiamo che quando si è giovani, come quando si
è vecchi, si è più facilmente sbadati e magari si attraversa la strada senza
guardare. E non sempre tutte le volte non ci sono conseguenze.
Per comprendere il motivo di questo
mio scritto occorre completare la notizia. I compagni di classe accorrono e
alcuni scoppiano a piangere, reazione comprensibilissima, ma altri,
impassibili, freddi e cinici filmano e fotografano con i cellulari la scena
raccapricciante della ragazza con la testa sfondata e poi mettono tutto su Internet.
Per certo ora quelle immagini non sono più presenti in rete, perché sono state
ritirate quando il preside, saputo dell'accaduto e del seguito, si apprestava a
fare la denuncia alla polizia postale.
Questo fatto mi ha scosso profondamente,
ma ancora una volta mi ha confermato che, come non esiste nessun rispetto per
la vita, non ne esiste nemmeno per la morte.
Dove avvengono omicidi, oggetto di ampi,
anzi troppo ampi servizi dei media, la gente accorre a
frotte, a vedere i luoghi, a sentire l'odore della morte e questa è la tragedia
più grande.
Sì, anche la morte, in un tempo passato
permeata di una sacralità che esigeva giustamente il silenzio durante lo
svolgimento della cerimonia funebre, è diventata oggi spettacolo e come tale
esige gli applausi, una sorta di macabro show in cui l'uomo brucia le residue
possibilità di dimostrarsi l'essere superiore.
Mi sembra di vedere i volti di quegli
studenti che filmano, mi sembra di avvertire la profonda soddisfazione per quell'insperato servizio che stanno realizzando, perché è
ovvio che ci si debba vantare e per farlo è indispensabile farlo sapere e
quindi mettere su Internet immagini e filmato.
Al riguardo mi è venuto in mente il
caso di quello studente finlandese che ha compiuto una strage nella sua scuola,
addirittura preavvisandola in rete.
E' stato considerato un caso estremo,
quasi limite, ma ancora rivedo i volti impassibili di quegli studenti che
filmano quel povero corpo straziato e non posso fare a meno di pensare che sono
un serbatoio di futuri killer.
Del resto, la violenza impera e se
non bastasse quella quotidiana, con stupri, rapine,
omicidi, ci pensano i media a propinarcela nelle pellicole cinematografiche e
nei programmi televisivi.
Aumentano i casi di intolleranza nei
confronti delle minoranze, soprattutto straniere, facendo tranquillamente di
ogni erba un fascio. Sparare nel mucchio non è più un atto riprovevole, ma una
prova di virilità, di forza, di superiorità.
Si è arrivati perfino a dare a scuola
dei temi su come si uccide e la morte è diventata così non la fine della vita
di ogni essere umano, ma l'ossessione di un'umanità già morta dentro.