La notizia2
di Renzo
Montagnoli
E' di questi giorni la notizia che i
due Savoia, padre e figlio, dopo lunghe riflessioni, si sono decisi a chiedere
allo stato italiano il risarcimento del danno morale per la proibizione, fino a
poco tempo fa, di varcare i nostri confini e quindi di ritornare nel bel paese.
Hanno quantificato la cifra in 260 milioni di Euro. Emanuele Filiberto, in
visita a Codogno alla mostra zootecnica, si è
premurato di affermare che questa cifra ritornerebbe agli italiani sotto forma
di case popolari, aiuti ai bisognosi, borse di studio.
A onor del vero, già era pendente da
anni, avanti la Corte Europea
dei Diritti dell'Uomo, una richiesta di risarcimento danni, ma nel 2002
Vittorio Emanuele scriveva all'allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi che era sua intenzione ritirare il ricorso, una
volta approvata la legge costituzionale abrogativa dei primi due commi della
XIII disposizione transitoria. Evidentemente era forte il desiderio di poter
rientrare liberamente nella terra natia.
Ora, invece, si vede come le
intenzioni dei Savoia, le promesse, secondo una
consuetudine storica, non vengono mai mantenute.
Lo stato italiano ha risposto picche,
trovando una volta tanto tutte le correnti politiche
consenzienti, compresa l'Unione Monarchica Italiana.
Non sto a parlare di legittimità o di
illegittimità della richiesta, perché è ben più importante l'aspetto etico.
Loro asseriscono di avere subito un
danno morale per l'esilio a cui sono stati costretti e
forse sarà anche vero, ma se vogliamo parlare di danni mi sembra che quelli
provocati dal nonno e bisnonno Vittorio Emanuele III siano ben più consistenti
e soprattutto rivestano anche un aspetto materiale.
Pensiamo solo all'entrata in guerra
dell'Italia, a tutti i soldati morti, alle famiglie distrutte, all'impoverimento
per cause belliche, e poi a quel vergognoso 8 settembre del 1943, un tradimento
più nei confronti degli italiani che dei tedeschi. Un re che si comporta così e
fugge, lasciando gli altri ad arrangiarsi, dovrebbe essere tacciato di
fellonia. E poi, gli altri lutti della guerra di liberazione, il dopo guerra di
miseria e di stenti che pure io ho vissuto, mentre invece Vittorio Emanuele
pasteggiava a champagne e caviale.
Sì, riconosciamo loro il diritto di
chiedere 260 milioni di euro, ma in cambio pretendiamo i miliardi di euro di
privazioni a cui l'Italia è stata costretta e,
soprattutto, se vogliono poter ritornare e restare nel nostro paese, chiediamo
che loro si scusino almeno in nome del nonno e bisnonno, pubblicamente, con un
atto in cui chiedono perdono agli italiani per il comportamento di Casa Savoia.