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  Editoriali  »  La follia del consumismo 21/02/2008
 

La follia del consumismo

         di Renzo Montagnoli

 

Ho già avuto modo più volte di scrivere dell'industrialismo, ma ho parlato più raramente, o comunque in modo non esplicito, del consumismo, fenomeno indispensabile per l'esistenza della produzione industriale così come è concepita.

Ormai gli sprechi non si contano e i bisogni vengono addirittura inventati, feticci per supportare un meccanismo perverso che alla fine si ritorcerà sull'intera umanità.

Per esempio, questa mattina sono andato ad acquistare una scheda di memoria SD per la macchina fotografica; sapete bene che questo indispensabile accessorio è grande più o meno come un francobollo e quindi è stata notevole la mia sorpresa quando mi sono visto consegnare un astuccio di cartoncino lungo una ventina di centimetri, largo 5 o 6 e alto all'incirca 2.

Appena a casa ho aperto l'imballaggio e come in una scatola cinese dentro ho trovato una custodia in plastica delle stesse dimensioni con un meccanismo perverso per aprirla.

Ci sono riuscito, ma…sorpresa: l'oggetto del desiderio è contenuto in un altro involucro di plastica, più o meno delle sue ridotte misure e che necessità di un altro marchingegno per poter finalmente avere fra le mani la scheda di memoria.

Insomma, ho fatto un piccolo calcolo e ho potuto verificare lo spreco rappresentato dall'imballaggio, senza contare la sua difficoltà di smaltimento.

Ricordo quando non esisteva il vuoto a perdere e le bottiglie di vetro dell'acqua, del latte, del vino ecc. venivano restituite al negoziante a meno di non voler perdere l'iniziale cauzione.

E' vero che ora il vetro viene riciclato, ma c'è da considerare che occorre consumare la preziosa energia per arrivare alla produzione di una nuova bottiglia.

La plastica, che si ottiene con un procedimento di lavorazione del petrolio, non è del tutto esatto che può essere riutilizzata, previo trattamento, al 100% e, inoltre,  se bruciata libera nell'aria la pericolosissima diossina.

Non parliamo poi delle normative antinquinamento degli autoveicoli, che sembrano fatte per accorciarne la vita e quindi per doverne acquistare di nuovi più evoluti e che emettono meno sostanze tossiche. Sarà vero? Ho i miei dubbi, perché i catalizzatori perdono rapidamente la loro efficacia e già dopo un anno lavorano al 60% delle loro possibilità.

Non è che abbia nostalgia dei tempi passati, ma ricordo con piacere i mobili in vero legno e non in truciolare, tavoli, credenze che duravano più dei loro proprietari.

Adesso l'arredamento è molta apparenza e poca sostanza, soprattutto non offre quella sensazione di calore propria invece del legno naturale.

E' stato quindi con sommo piacere che, nel corso della mia settimana bianca, ho fatto visita alla Decrestina, azienda artigianale con vendita diretta che si trova a Soraga, in Val di Fassa, e che si occupa di creazioni in legno.

Nel punto di esposizione e di acquisto l'occhio si sbizzarrisce, passando da mestoli, porta lavoro, accessori per la casa a giocattoli, proprio come quelli di una volta, da toccare con mano, quasi da accarezzare, per avvertire quella sensazione di naturale a cui ci stiamo disabituando e che invece è importantissima.

Quegli oggetti non sono freddi, ma emanano un calore, quasi un messaggio, e poi il profumo del legno è semplicemente unico, ineguagliabile e gradevolissimo.

Pensate che ci sono anche degli orologi a pendolo tutti in legno e di uno di questi modelli potete vedere la fotografia a piè di pagina.

Sono delle autentiche opere d'arte, frutto dell'inventiva e della passione propria dell'artigianato, un'attività che riesce a sopravvivere all'imperante industria, ma non so ancora per quanto, perché questi tipi di lavoro richiedono umiltà e dedizione, due doti che il mondo moderno sembra non conoscere.   

 

 

 

 
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