Per chi suona la
campana
di Renzo Montagnoli
And
therefore never send to know for whom the bell tolls. It tolls for thee".
("E
allora, non chiedere per chi suoni la campana. Essa
suona per te".
Con
questi celeberrimi versi termina un sermone di John Donne, ma che intendeva
veramente dire questo poeta e religioso inglese del XVII secolo?
Se
consideriamo il brano nel suo complesso (Nessun
uomo è un'isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente,
una parte del tutto. Se anche solo una nuvola venisse lavata via dal mare,
l'Europa ne sarebbe diminuita, come se le mancasse un promontorio, come se
venisse a mancare una dimora di amici tuoi, o la tua stessa casa. La morte di
qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell'umanità. E dunque non
chiedere mai per chi suona la campana: suona per te), diventa tutto più
comprensibile, cioè nessun uomo può considerarsi indipendente dal resto
dell'umanità.
Nel
lungo o breve viaggio che è la vita, da condursi insieme, aiutandoci
reciprocamente, la perdita di uno di noi è un lutto collettivo.
Ora
mi si potrà dire che l'idea è bella, ma che è inattuabile,
e allora rispondo che nulla è impossibile se l'uomo riscopre la sua origine di
parte del tutto.
Certo,
la scomparsa di un indiano o anche di un giapponese, dei
quali ignoravamo l'esistenza, non ci dice nulla, anche se veniamo a
saperlo, ma questo è frutto di un concetto individuale di umanità, e non di un
suo concetto collettivo.
Questa
distorsione della nostra immagine nell'insieme porta a evidenti aberrazioni, a
lotte fratricide per la supremazia, ma anche quando uno dovesse ergersi
vincitore su tutti, dopo aver fatto suonare milioni di campane, non sarebbe
altro che una parte, malsana, del tutto.
Se
non possiamo dolerci per la scomparsa di chi non conosciamo, non possiamo
esimerci dal cordoglio quando un poeta se ne va. E' costui una voce spesso
silenziosa, ignorata dai più, a volte anche derisa, ma il fatto di nascere con
l'animo poetico e poi di riuscire a tradurre in versi sentimenti ed emozioni è
ciò che ci accomuna, come i credenti di una stessa fede religiosa.
Non
è vita facile quella del poeta, senz'altro vittima di un'arte non remunerativa.
Sì, perché questa grazia che accompagna il cantore in versi lo rende anche
vittima. Provate un po' a chiedere in giro e sentirete dire “Caio è un
romanziere, è uno che sa scrivere”, oppure “Tizio è un poeta, sì un
poeta.” Insomma, ben che vada, il poeta
è uno scrittore di serie B, dimenticando che i più grandi della letteratura non
erano certo dei prosatori (tanto per fare un paio di nomi, Virgilio e Dante
Alighieri).
Il
problema vero è che quell'amplificazione, spesso parossistica, delle emozioni e
delle sensazioni del poeta finisce con l'astrarlo dal pragmatismo inflessibile
della realtà, lo porta in un mondo tutto suo, di fatto
emarginandolo.
Il
poeta, quello famoso però, si ricorda quando muore, anzi se ne ricordano anche
quelli che manco sapevano che esistesse, perché è l'occasione buona di coprirsi
il capo con un'aureola a buon mercato.
In
realtà ogni poeta che ci lascia è un pezzo di qualche cosa del nostro mondo di
emozioni che si stacca, che lasciamo lungo la strada e che solo con il ricordo
possiamo ritrovare.
Alcuni
giorni fa è morta una poetessa, Daniela Procida, che appena sapevo delicata
verseggiatrice, proprio perché nei mille impegni di ogni giorno avevo dedicato
appena un'occhiata alle sue liriche, mentre lei invece era intervenuta non
poche volte sul mio blog per dimostrare il suo apprezzamento per i miei
scritti.
Se
n'è andata in silenzio, con l'umiltà con cui aveva trascorso i brevi anni della
sua vita, e ora ho il rammarico di non aver degnato di un commento, anche uno
solo, le sue poesie che scopro troppo tardi.
E'
come se già mi mancasse e allora quella campana suona sì per tutti, ma,
soprattutto, per me.
Quando muore un poeta
di Renzo Montagnoli
Oggi il sole sbiadisce i colori
un velo d'ombra cala lento
e per un momento tutto è silenzio.
Non più parole corrono sul foglio
non più emozioni illuminano
il grigio di un'umanità
che ora muta guarda il cielo.
Il tempo per un attimo si ferma
quando muore un poeta
la luna e le stelle piangono
chi più non le canterà
i tramonti invano attenderanno
la mano che li sublimava.
Restano solo parole
ritratti di emozioni
un ricordo
che continuerà a scaldare i cuori
di chi resta e di chi verrà.
Il poeta se n'è andato
in punta di piedi è scivolato via
verso il lontano orizzonte
dove da anime pure
s'alza il canto silente all'umanità.
(Dedicato a
Daniela Procida)