Il cammino della speranza
di Renzo Montagnoli
Il cammino della speranza è un
bellissimo film neorealista diretto da Pietro Germi nel 1950 e che racconta le
sventure e le miserie di un gruppo di minatori siciliani costretti a emigrare
in Francia.
Era la fame che imponeva loro di
staccarsi dalla terra natia e dagli affetti per cercare una vita meno
disagiata, gli stessi motivi che fra il 1870 e il 1970, cioè in un secolo hanno
costretto all'emigrazione circa trenta milioni di italiani, con i vapori che
partivano da Genova per le Americhe o per
l'Australia, fiumane di gente disperata, accalcata in ponti fetidi, con l'unica
speranza di non patire più e forse un giorno di ritornare. Altre mete erano il
Canada, l'Inghilterra, la
Svizzera, la
Germania e il Belgio. Non erano forse poveri italiani la
maggior parte delle vittime della miniera di Marcinelle?
Non tutti ebbero fortuna, molti
perirono nel viaggio, altri furono vittime di incidenti sul lavoro, di altri
ancora si persero le tracce. Trenta milioni sono un'intera nazione, circa la
metà della popolazione attuale dell'Italia, il più grande esodo della storia
moderna.
Eppure sembra che ci siamo
dimenticati di tante cose, soprattutto del nostro passato, di questo flusso di
esseri umani che chissà con quale stretta nel cuore un giorno hanno lasciato il
loro paese, ingrato, per cercare un futuro migliore.
Ora, da un po' di tempo, accade un
fenomeno opposto, nel senso che l'Italia è diventata terra di immigrazione, con
torme di altrettanti disperati che giunge con qualsiasi mezzo nel nostro paese
che sembra impreparato ad accogliergli, pur avvertendo il bisogno di quelle
braccia, perché chi cerca fortuna ha da offrire solo la forza del proprio
corpo.
L'immigrazione è per lo più
clandestina e anche se apparentemente contrastata è quella più redditizia per
certi nostri sciagurati compatrioti che approfittano ignobilmente
dell'illegalità dell'ingresso, con lavori ben poco
pagati, con sfruttamento bestiale, proprio di una nuova schiavitù. Ci sono
stati dei servizi giornalistici che hanno dimostrato che addirittura non sono
infrequenti sparizioni, facilitate dal fatto che chi ufficialmente non c'è è come se non esistesse.
Ma anche quelli entrati legalmente
non hanno vita facile, con l'umiliante iter dei rilasci e proroghe dei permessi
di soggiorno, concepiti e realizzati talmente male al punto che è frequente il
caso che il documento di rinnovo venga rilasciato con la data di validità già
scaduta.
Fanno lavori, in genere, che noi non
vogliamo più fare e quindi sono utili per la nazione, eppure vengono ostacolati
dalla burocrazia, penalizzati da affitti esosi e perfino emarginati socialmente.
Inoltre, si fanno ricadere su di loro
colpe che non hanno, oppure hanno solo in parte.
Come si fa a insinuare che
l'insicurezza sia causata dagli immigrati, soprattutto quelli entrati
illegalmente, quando i dati della polizia contrastano con queste affermazioni?
Come si fa a scagliare una pietra per
colpe presunte quando ci si dimentica delle nostre?
L'Italia vanta il poco invidiabile
primato di avere la più ramificata e potente delinquenza organizzata, e ciò
grazie a mafia, ndrangheta, sacra corona unita e camorra, che sembrano sempre
sconfitte, ma poi si rigenerano come l'Idra di Lerna.
Abbiamo un altro poco invidiabile primato: siamo al 55° posto nella graduatoria
della corruzione, vale a dire che da noi è la norma.
Sogno un giorno in cui potremo
finalmente tendere la mano a questi affamati, vittime degli effetti mostruosi
della globalizzazione. Aiutare uno che ha bisogno, che ha lasciato il suo paese
e i suoi affetti è in fondo aiutare anche noi, riscoprire che in fondo
all'anima non c'è solo il buio.
Sogno anche un incontro di culture,
con la possibilità di riapprendere da un altro essere umano valori ormai
desueti, quali l'amore per la propria comunità e la famiglia, per non parlare
di quella letteratura popolare fatta di tradizioni, di saghe, che nel farci
scoprire un mondo nuovo e diverso, più genuino, ci aiuti a ricordare il nostro
passato, oggi ignorato come se non fossimo mai esistiti.