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  Editoriali  »  Gli amichetti del bar dello sport 17/05/2006
 

Gli “amichetti” del bar dello sport

 

Siamo sinceri, almeno per una volta: l'ennesimo scandalo del mondo del calcio non ci ha sorpreso più di tanto. Fra tutte le discipline sportive quella del pallone è perennemente travagliata da casi giudiziari, che vanno dalle scommesse clandestine, al doping e ora agli arbitri prezzolati secondo un ben preciso disegno.

Non intendo tuttavia parlare più a lungo di questo ennesimo caso di inciviltà morale e sociale, perché in fondo del calcio mi interesso poco, ma di un problema ben più generale del quale non ci accorgiamo o facciamo finta di non sapere che esiste.

Mi riferisco alla mancanza di un minimo di senso etico, un fenomeno che ha lontane radici ma in rapida, tumultuosa espansione.

Nel nostro paese molti, troppi non hanno ben preciso in mente il significato delle parole moralità e immoralità, anzi hanno comportamenti sempre più amorali.

Il problema non è contingente, ma è intrinseco al nostro tessuto sociale e politico proprio dall'inizio della repubblica, con scandali, più o meno di proporzioni rilevanti di cui facilmente ci dimentichiamo, in quanto rapidamente superati da altre vicende di truffe e di ruberie.

Valga un esempio per tutti: la Cassa del mezzogiorno. Istituita per risollevare economicamente il nostro meridione si è rivelata un pozzo senza fondo in cui sono stati gettati migliaia di miliardi di lire, senza benefici apparenti per la gente di quei posti, fatta eccezione per pochi personaggi, tristemente noti.

E le opere inutili, cominciate, quasi ultimate o anche concluse, ma non utilizzate?

Anche in questi casi somme ingentissime sperperate senza risultati di utilità: sono soldi nostri gettati al vento o addirittura finiti nelle tasche di chi certamente non ne aveva bisogno.

Ogni tanto il problema viene sollevato, c'è uno strombazzamento giornalistico senza precedenti, la bolla sembra che stia per scoppiare e invece lentamente si affloscia e tutto torna come prima.

Ormai appare radicato il convincimento che sia parte integrante della nostra società il rubare alla collettività, il distrarre fondi pubblici a proprio beneficio, insomma che delinquere in tal modo non costituisca più reato.

Poco a poco si corre il rischio che i reati previsti dal nostro codice penale non siano considerati più tali, perché rientranti nel comune atteggiamento della nazione.

La magistratura fa molto per opporsi a questo stato di cose, ma molto di più possiamo fare noi con la cultura, privilegiando appunto tutto ciò che arricchisce culturalmente.

Privilegiamo la lettura di un buon libro, anziché andare a sgolarci in uno stadio per sostenere la nostra squadra in un incontro il cui risultato, magari, è stato già deciso a priori; osserviamo il mondo che ci sta intorno, non con gli occhi di una telecamera interessata a mostrarci solo quello che vuole lei; ritorniamo padroni di noi stessi, delle nostre capacità di scegliere, riavviciniamoci a quei saggi insegnamenti che non molto tempo fa venivano impartiti alla nostra infanzia.

Riscopriremo un senso etico sommerso da decine di strati di ignoranza imposta dall'alto  e solo allora avremo il coraggio di mandare a quel paese “gli amichetti” del bar dello sport del Bel Paese. 

 

 

 
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