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  Editoriali  »  Alda Merini, di Renzo Montagnoli 06/11/2009
 

Alda Merini

di Renzo Montagnoli

 

Non avrei voluto scrivere questo articolo, ma purtroppo in genere si parla più di un poeta quando non c'è più piuttosto di quando è fra noi. Tuttavia, questo non è il caso di Alda Merini, scomparsa il 1° di novembre; infatti, soprattutto nell'ultimo decennio, il suo nome ha conosciuto una diffusione non solo fra gli appassionati di poesia e questo riconoscimento ha costituito un doveroso omaggio a un personaggio che, forse più di altri, ha saputo conquistare con i suoi versi, al di fuori di ogni schema, l'immaginario collettivo che attribuisce al poeta  la figura di un essere sopra le parti e sopra tutto.

Morto Luzi, era rimasta lei a tenere alta la voce, ultima rappresentante di una poesia che è prima specchio dell'anima e poi catalizzatore dei sentimenti altrui, affioranti durante la lettura, in un'unione ideale di spiriti che è poi la vera essenza di quest'arte. Non me ne vogliano gli altri autori, ma ora c'è il vuoto che mi sembra, almeno al momento, incolmabile. Non vedo come avvitamenti logorroici possano essere assimilabili o confrontabili all'estro figurativo di Alda, a quelle emozioni limpide, cristalline che prorompono dai suoi versi.

Era una donna particolare, morta e rinata più volte, tormentata da quel male oscuro che quando si acuiva doveva essere curato, rinchiudendola in una casa di morti, da cui poi usciva come a nuova vita, con entusiasmo, con il piacere di ritrovarsi in una dimensione senza limiti, in uno spazio infinito in cui poter volare.

Nella sua poesia non c'è mai banalità, ma solo un fluire incessante di sensazioni in una naturalezza tale da far pensare che la sua vita stessa fosse poesia, dall'alba al tramonto, dai giorni luminosi a quelli più bui, come se Alda Merini non fosse stata una donna, ma la poesia stessa.

Tutti le dobbiamo molto, anche chi non ha conosciuto le sue opere, perché un essere umano che vive la poesia è un sole radioso nella realtà, quasi sempre spietata, di un mondo che non sa mai guardare verso il cielo.

Nessuna commemorazione potrà mai essere all'altezza di versi che sublimano in noi il desiderio di toccare con mano l'anima, nessun commento critico potrà mai descrivere compiutamente le emozioni che sbocciano da parole armonicamente accostate, nessun uomo potrà comprendere che cos'è la poesia se non la vivrà.

Se n'è andata, in silenzio, con quell'umiltà che è solo dei migliori.

 

   

 

 
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