Ricordo
di un amico
di Renzo Montagnoli
E' la mattina presto di domenica 31 gennaio, fuori è ancora buio e
scende la neve. Ancora assonnato accendo il computer,
entro nelle messaggerie e nell'elenco di quelle in arrivo ne leggo una con
all'oggetto “Brutte notizie”, mittente Massimo Rocchi. Ho avvertito una fitta
al cuore perché prima di leggere la mail sapevo già cosa avrei trovato. E così
mi è stato comunicato dal figlio maggiore Massimo che Valentino Rocchi era
morto il giorno prima.
Era malato da circa sedici mesi e già si sapeva, e pure lui non
l'ignorava, dell'esito infausto; ha combattuto, pur sapendo che avrebbe perso,
affinché anche gli ultimi giorni della sua vita meritassero di essere vissuti.
L'ha fatto in piena consapevolezza, dedicandosi alla sua grande passione, la
scrittura e riuscendo a dare alle stampe due romanzi, Confrontarsi con Karolina e Giolina.
Benché non ci fossimo mai incontrati, eravamo diventati amici. In
lui, attraverso i suoi romanzi, ho trovato il legame con la terra di una
civiltà contadina ormai scomparsa, fatta di miserie, ma anche di grande
solidarietà, una vita trascorsa con il tempo solo regolato dall'alternarsi
delle stagioni. Ci sono valori inalienabili, autentici sensi etici che
traspaiono dalle righe e che lui, come un agricoltore, seminava con le parole.
In un mondo in cui si rincorre continuamente il nulla per avere il nulla gli insegnamenti di opere come L'eredità di Venanzio, La saggezza di Toni e La magia del fuoco
appaiono come oasi nel deserto, ma non sono miraggi, sono fatti ed esempi
concreti che, chi vuole, può benissimo seguire e assicuro che vita gli sembrerà
migliore.
Valentino Rocchi è stato un grande narratore che, se non ha
raggiunto tirature stratosferiche, è stato solo per il suo spirito di libertà
che non l'ha indotto ad abbracciare carrozzoni politici che altrimenti
l'avrebbero ampiamente sostenuto.
I suoi romanzi sono tutti belli, ma, fra questi, 1504 Notte all'Hostaria La Guercia è per me sicuramente un
capolavoro, uno di quei libri che, una volta aperto, ti ostini a leggere senza
soste e quando arrivi alla fine te ne rammarichi, perché vorresti che le pagine
anziché 296 fossero almeno il triplo. E' un'opera che ti entra dentro,
lasciando un segno indelebile, il racconto della vita di un vero personaggio
storico che, come Valentino, affronta la morte vivendola.
Se n'è andato un grande amico, ma restano il ricordo e i suoi
libri, il suo pensiero tradotto in parole, a futura memoria.