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  Editoriali  »  Riflessioni sulla mia riflessione del 12 maggio 2006. 15/07/2006
 

Riflessioni sulla mia riflessione del 12 maggio 2006 dal titolo “ Letture e riletture “

 

In genere non mi piace tornare su qualche argomento per affondare – come si suol dire – il dito nella piaga, ma dopo una decina di letture, per nulla gratificanti, mi sembra necessario richiamare l'attenzione su un fenomeno che sta sempre più prendendo piede.

Lo scrivere per essere pubblicati, se da un lato è una legittima aspirazione, dall'altro impone all'autore un'analisi approfondita di ciò che  desidera sottoporre all'attenzione del lettore.

In fin dei conti uno scritto è il biglietto da visita di chi lo ha realizzato e questo, pertanto, è di fondamentale importanza.

Leggo storie inverosimili, scritte in pessimo italiano, banalità sconcertanti che sembrano messe lì per riempire dei fogli, non di rado senza un filo conduttore logico.

Si dice spesso che in Italia ci sono più autori che lettori, e alla luce della scarsa qualità degli scritti questa asserzione appare perfettamente verosimile.

Per principio cerco di dare risalto agli esordienti, perché in fondo sono il futuro della letteratura, e con essi do ampio spazio anche ai piccoli editori che hanno una funzione determinante nel proporre gli autori sconosciuti, rifiutati dai grossi gruppi per motivi esclusivamente economici.

Purtroppo, però, anche queste piccole realtà imprenditoriali soffrono, non tutte, ma di sicuro in numero non esiguo, di scarsa capacità di valutazione; pubblicano opere di esordienti senza un occhio alla qualità, immettendo di fatto sul mercato prodotti scadenti che non fanno altro che accentuare la disaffezione del lettore.

Comprendo quanto sia difficile scrivere, ma proprio per questo l'autore, per primo, dovrebbe essere in grado di comprendere la valenza del suo lavoro, dovrebbe essere il primo critico di se stesso, e non correre dietro all'illusione di un'eventuale fama legata alla pubblicazione. Un esordio che non trova riscontro nei consensi gli tarperà le ali per sempre, non gli consentirà di accedere alla grande editoria, la sola in grado di dargli quel successo in cui spera.

Se facciamo una piccola analisi, abbiamo una miriade di esordienti che non sono andati oltre il primo volume, poi ce ne sono altri, in minor numero, che sono riusciti a dare alle stampe altri lavori, restando pur tuttavia sempre nella pressoché totale anonimità e infine ci sono quelli, pochi, che sono riusciti a emergere.

La selezione del mercato è durissima e allora il mio consiglio a questi autori è quello di ponderare con la massima scrupolosità e senso critico il loro lavoro, perché l'essere riusciti a scrivere un romanzo non è poi difficile, così come averlo pubblicato: la vera difficoltà è scrivere qualche cosa di valido. Ai piccoli editori il mio consiglio è quello di attuare un'attenta e anche inflessibile scrematura, affinché sul mercato vadano solo opere di livello accettabile.  

 

 
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