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  Editoriali  »  La vita: un gioco, con o senza Dio, di Lorenzo Russo 24/06/2010
 

                    La vita: un gioco, con o senza Dio

                             di Lorenzo Russo

La regia, da dove venga, non sa nessuno con sicurezza, ha ideato un piano.
Per questo piano ha bisogno di protagonisti, che se li procura creando l'umanità.
I ruoli sono affidati ai partecipanti secondo le loro attitudini. Per  questo sono stati creati con caratteristiche differenti.
Il gioco incomincia, i giocatori recitano i loro ruoli, prima con
diligenza e bravura, ma poi con un atteggiamento sempre più critico, fino a voler assumere loro stessi la regia.
Dalla volontà (dittatura) divina, segue quella dell'uomo, con lo scopo di creare più giustizia, benessere e libertà personale. Ognuno è libero di fare quello che vuole secondo il suo modo di pensare e comprendere e delle proprie attitudini, che così sono vissute e messe meglio in evidenza.
All'inizio va tutto bene, fino a quando la libertà diventa un ostacolo per il raggiungimento dei fini proposti: benessere e uguale giustizia per tutti.
Le manca il senso della solidarietà, affinché il tutto non finisca nella presunzione, avidità, egocentricità, egoismo, menefreghismo, vizi che porterebbero la società allo sbando.
La regia divina lo sapeva. Per questo aveva inserito nel gioco misure di sicurezza, così che il tutto si svolge ancora secondo il suo piano, ma attraverso raggiramenti che ingannano l'uomo, senza che lui se ne accorga.
La democrazia dell'uomo si è deteriorata, il disordine che ha lasciato fa sorgere nuove richieste, gridate con alta voce di protesta, di instaurare di nuovo ordine e disciplina.
Incomincia la caccia contro gli avversari, i disubbidienti, i dissidenti.
L'ordine deve essere ristabilito, per cui è necessario riattivare gli obblighi e le proibizioni, che vanno controllati conseguentemente e severamente.
Vicini denunciano le persone ritenute sospettose, forse per uguagliare un conto rimasto aperto o forse per rivendicare un sopruso o un odio soppresso sin da troppo tempo indietro, o forse soltanto per accaparrarsi un favore dai nuovi padroni del potere.
Trasporti umani verso luoghi sconosciuti sono effettuati, giorno e notte, per, come viene annunciato, salvare la nazione da ogni pericolo contagioso.
Una volta al potere, i nuovi padroni incominciano a sfruttare il popolo, manipolandolo per i suoi scopi che sono resi pubblici come provvedimento per il bene della nazione.
La dittatura, prima inserita per necessità, diventa ora il nemico del popolo.
Le persecuzioni aumentano d'intensità e brutalità, fino al punto in cui alcuni comprendono, che sia arrivato il momento di opporsi e dimostrare d'essere coraggiosi e fermi nei propri propositi.
Le proteste si moltiplicano e il popolo grida unisono di rivolere la democrazia. I primi combattimenti sono effettuati e continuati fino al conseguimento della volontà popolare. La democrazia festeggia così il suo ritorno.
È come durante il primo gioco. Quando i protagonisti intuiscono le vere intenzioni della regia, pretendono di giocare un proprio gioco e la regia, smascherata come usurpatrice, è boicottata di nuovo.
Non è altro che il ciclo storico dell'uomo, dove i protagonisti e il sistema del gioco si alternano, ma non le sue regole fondamentali che l'hanno fatto creare.
Se all'inizio il gioco fu introdotto da un Dio, furono poi gli uomini a giocarlo alla loro maniera e per se stessi, nel credo di poterlo sostituire.
L'uomo che vive in Dio agisce qui alla stessa maniera di chi non vive in Lui.
La differenza è, che il primo crede che il tutto venga dal suo Dio, mentre il secondo, non credendoci, si eleva lui stesso a Dio.
Questa è la realtà umana, che sempre ci dominerà, fino a quando avremo riconosciuto la necessità di riconoscere l'esistenza di un Dio, per controllarci, ma senza rovinarci in suo nome.

 
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