La vita: un gioco, con o senza Dio
di Lorenzo Russo
La regia, da dove venga, non sa nessuno con sicurezza, ha ideato un piano.
Per questo piano ha bisogno di protagonisti, che se li procura creando l'umanità.
I ruoli sono affidati ai partecipanti secondo le loro attitudini. Per questo sono stati
creati con caratteristiche differenti.
Il gioco incomincia, i giocatori recitano i loro ruoli, prima con
diligenza e bravura, ma poi con un atteggiamento sempre più critico, fino a
voler assumere loro stessi la regia.
Dalla volontà (dittatura) divina, segue quella dell'uomo, con lo scopo di
creare più giustizia, benessere e libertà personale. Ognuno è libero di fare
quello che vuole secondo il suo modo di pensare e comprendere e delle proprie
attitudini, che così sono vissute e messe meglio in evidenza.
All'inizio va tutto bene, fino a quando la libertà diventa un ostacolo per il
raggiungimento dei fini proposti: benessere e uguale giustizia per tutti.
Le manca il senso della solidarietà, affinché il tutto non finisca nella presunzione,
avidità, egocentricità, egoismo, menefreghismo, vizi che porterebbero la
società allo sbando.
La regia divina lo sapeva. Per questo aveva inserito nel gioco misure di sicurezza,
così che il tutto si svolge ancora secondo il suo piano, ma attraverso
raggiramenti che ingannano l'uomo, senza che lui se ne accorga.
La democrazia dell'uomo si è deteriorata, il disordine che ha lasciato fa
sorgere nuove richieste, gridate con alta voce di protesta, di instaurare di
nuovo ordine e disciplina.
Incomincia la caccia contro gli avversari, i disubbidienti, i dissidenti.
L'ordine deve essere ristabilito, per cui è necessario riattivare gli obblighi
e le proibizioni, che vanno controllati conseguentemente e severamente.
Vicini denunciano le persone ritenute sospettose, forse per uguagliare un conto
rimasto aperto o forse per rivendicare un sopruso o un odio soppresso sin da
troppo tempo indietro, o forse soltanto per accaparrarsi un favore dai nuovi
padroni del potere.
Trasporti umani verso luoghi sconosciuti sono effettuati, giorno e notte, per,
come viene annunciato, salvare la nazione da ogni pericolo contagioso.
Una volta al potere, i nuovi padroni incominciano a sfruttare il popolo, manipolandolo
per i suoi scopi che sono resi pubblici come provvedimento per il bene della
nazione.
La dittatura, prima inserita per necessità, diventa ora il nemico del popolo.
Le persecuzioni aumentano d'intensità e brutalità, fino al punto in cui alcuni
comprendono, che sia arrivato il momento di opporsi e dimostrare d'essere
coraggiosi e fermi nei propri propositi.
Le proteste si moltiplicano e il popolo grida unisono di rivolere la democrazia.
I primi combattimenti sono effettuati e continuati fino al conseguimento della
volontà popolare. La democrazia festeggia così il suo ritorno.
È come durante il primo gioco. Quando i protagonisti intuiscono le vere intenzioni
della regia, pretendono di giocare un proprio gioco e la regia, smascherata
come usurpatrice, è boicottata di nuovo.
Non è altro che il ciclo storico dell'uomo, dove i protagonisti e il sistema
del gioco si alternano, ma non le sue regole fondamentali che l'hanno fatto
creare.
Se all'inizio il gioco fu introdotto da un Dio, furono poi gli uomini a giocarlo
alla loro maniera e per se stessi, nel credo di poterlo sostituire.
L'uomo che vive in Dio agisce qui alla stessa maniera di chi non vive in Lui.
La differenza è, che il primo crede che il tutto venga dal suo Dio, mentre il
secondo, non credendoci, si eleva lui stesso a Dio.
Questa è la realtà umana, che sempre ci dominerà, fino a quando avremo riconosciuto
la necessità di riconoscere l'esistenza di un Dio, per controllarci, ma senza
rovinarci in suo nome.