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  Editoriali  »  Pasticci all'italiana 27/07/2006
 

Pasticci all'italiana

 

Quando è esploso l'ennesimo scandalo, quello che potremmo definire “calciopoli”, il primo timore è stato che tutto finisse in una bolla di sapone. Siamo abituati, infatti, a vedere episodi analoghi concludersi, dopo tanti clamori, nel più assoluto silenzio e anche questa volta poco ci è mancato.

Non sto a dilungarmi sulla vicenda in sé, ormai arciconosciuta, ma mi limito ad alcune semplici considerazioni:

1)  Le decisioni della Corte d'appello riducono, e non di poco, le sanzioni del primo grado, già giudicate inadeguate dai sondaggi effettuati dal Corriere e da Repubblica. Poiché, a quanto sembra di capire, non sarebbero emersi nel dibattimento di secondo grado elementi o circostanze attenuanti a favore degli imputati le conclusioni mi sembrano ovvie. Infatti, o in primo grado si è stati troppo severi, o in appello si è stati troppo clementi. In entrambi i casi, visto che l'accusa e i giudici erano sostanzialmente gli stessi, la questione assume caratteristiche kafkiane. Insomma, per non dilungarmi troppo, sembrerebbe una sentenza patteggiata.

2)  Che debba esistere una giustizia sportiva per chi ha commesso degli illeciti penalmente rilevanti mi fa sorridere. Si potrà obiettare che è anche in corso di indagine un procedimento penale, ma due sistemi, due organismi per giudicare lo stesso reato mi sembrano francamente troppi e fuori luogo, con il risultato che inevitabilmente i secondi giudicanti verranno influenzati dal precedente esito.

3)  Nei citati sondaggi la maggior parte degli intervistati, e non si trattava di un campione ridotto, invocava pene più severe, il che dimostra che, come esiste uno scollamento fra la casse politica e il popolo italiano, questo si riconferma anche al livello dell'autorità sportiva.

 

Già sono preannunciati ricorsi al TAR e così penso  che andrà  proprio a finire a vino e a tarallucci. Niente di strano, comunque, perché nel Bel Paese chi va in galera è solo il ladro di polli.

 

 

 
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