L'involuzione
di Renzo Montagnoli
I tempi cambiano, anzi sono già cambiati. Ho ancora il ricordo dei
Natali di tanti anni fa, quando ero bambino; ci si trovava, genitori, figli,
nonni e zii alla sera della Vigilia, davanti alla tavola imbandita. Si
mangiava, certamente, ma soprattutto si parlava, perché quella era l'occasione
per rinsaldare quei vincoli familiari e di affetto che dovrebbero essere del
tutto naturali. Era una lunga veglia che si concludeva verso la mezzanotte,
quando qualcuno usciva per andare a messa, mentre altri raggiungevano i letti
per un riposo sereno. Erano tempi ancora segnati dalla guerra da poco finita,
con poco denaro, alimenti scarsi che il cenone del Natale quanto mai
opportunamente integrava. Ma se c'era freddo fuori, dentro di noi il cuore era
caldo, consapevoli che tutti insieme avremmo superato quel periodo di
difficoltà, perché il desiderio di rinascere era forte e vivo e con esso la
speranza, quasi una certezza, che ce l'avremmo fatta.
Oggi, invece, il Natale è un giorno di impegni, di obblighi, a
cercare doni tanto inutili quanto poco graditi, a rimpinzarsi di piatti esotici
lontani millenni dalle nostre tradizioni e anche chi è credente ha una visione
di questa festa come di una doverosa commemorazione.
Eravamo riusciti a rinascere, ma ci siamo persi per strada,
abbiamo creduto che solo il benessere fosse la nostra forza, diventando
egoisti, indifferenti, precipitando in una solitudine da cui ci sforziamo di
uscire, peggiorando la situazione, con la ricerca del più, dell'inutile
superfluo.
La commozione è lontana dai nostri sentimenti, come la pietà,
crediamo di essere il mondo e non siamo nulla.
Ci meravigliamo, indignandoci, anche se non tutti in verità, dello squallore dei nostri rappresentanti in
parlamento, ma non ci accorgiamo del nostro degrado, del nostro cuore che batte
vuoto.
Sì, i tempi sono cambiati, noi li abbiamo cambiati, e vaghiamo nel
nulla alla ricerca di ciò che non sappiamo, poveri esseri in balia di noi
stessi, anonime ombre che si rifugiano nel buio.
Guardiamo bene dentro di noi, scaviamo negli anfratti più
profondi, ricerchiamo quell'umanità che, giorno dopo giorno, abbiamo nascosto,
quasi vergognandoci per quello che credevamo un sentimento nato dal bisogno e che invece è
l'unico che può condurci per mano, nel migliore dei modi, lungo la strada della
vita, di un'esistenza non fatta solo di effimeri traguardi, ma di un lento e
sereno incedere insieme.