Inseguendo un'utopia
di Salvo Zappulla
Mi
capita spesso, nel mio peregrinare in questa terra meravigliosa e dannata che è
la Sicilia, di soffermarmi a visitare luoghi di rara bellezza, luoghi che l'Unesco
ha dichiarato patrimonio dell'umanità. E mi capita anche di conoscere persone
di ogni genere: strambe, innocue, spavalde, col cilindro, con la coppola, sicure
di sé e delle loro convinzioni (come quel tizio che a Riesi
mi disse: “Qui, i libri sulla mafia non ci interessano perché la mafia è
solo un'invenzione dei giornali per screditarci” e se ne andò sistemandosi la
lupara in spalla). Omini, sott'omini, ominicchi, piglia ‘n culo e quaquaraquà,
come soleva dire il buon Sciascia.
Viandante alla ricerca della mia anima perduta. O forse soltanto di un
pezzo di pane da stringere tra i denti. Mestiere gramo quello del giornalista, gli
editori sono taccagni all'inverosimile. Ci si accontenta della gloria e di una
mela pescata nel bidone dei rifiuti. Nei casi estremi anche di una confezione
di patatine lasciata incustodita da un bambino sulla panchina della piazza. Mi
ritrovo nel centro di Caltanissetta, in Viale Sicilia, una delle vie più eleganti della
città: negozi di abbigliamento, bar, sala giochi, una libreria. Una libreria?
Strabuzzo gli occhi. Non pensavo esistessero ancora le librerie. Rileggo
l'insegna per timore di essermi sbagliato: Utopia, piccola libreria indipendente.
Mi accosto alla vetrina. Entro. Un'oasi. Il randagio ha trovato un'oasi nella
quale placare la sua sete di conoscenza. Questa libreria è un incanto: musica
in sottofondo, libri ordinati negli scaffali per argomenti con ordine
meticoloso. Non un filo di polvere. Non un oggetto sistemato a caso. E infine,
meraviglia delle meraviglie, al centro i divanetti con un tavolino strapieno di
paste di mandorla, dolciumi vari e bottiglie di vino delle migliori qualità. Un
richiamo irresistibile per il viandante. Ne approfitto mentre la titolare è
impegnata con i clienti. Già che ci sono, conservo qualche dolcetto in tasca
per il giorno dopo. Sono tempi duri, meglio essere previdenti. Finalmente la
signora mi rivolge la sua attenzione. Un'altra piacevole scoperta, un altro
tocco di classe in perfetta sintonia con il locale: mi ritrovo davanti una
donna elegantissima, curata nell'aspetto, con un sorriso affabile e l'eloquio
forbito. Mi presento come un giornalista il quale essendo rimasto colpito
piacevolmente dalla singolarità del posto, desidera realizzare un servizio. Mi
viene d'istinto (un po' anche per farmi perdonare le paste di mandorla che
tengo colpevolmente in mano). Lei acconsente. Si presenta: Simona Scaringi, una
laurea in Scienze dell'Educazione e uno spirito libero. “Ho lasciato il posto
fisso perché non amo lavorare alle dipendenze di altre persone”, mi confida. Parliamo a lungo, di letteratura, di economia,
di quanto sia dura gestire una piccola libreria indipendente nell'entroterra
della Sicilia dove i turisti scarseggiano. Della concorrenza sleale che i
grossi gruppi editoriali attuano nei confronti dei piccoli, del momento difficile che sta attraversando l'Italia in
generale. Simona è decisamente una donna che sa il fatto suo, ha le idee chiare
ed è estremamente determinata a raggiungere gli obiettivi prefissi. Aprire una
libreria è stato sempre il suo sogno, la sua utopia. E guai a imbrigliare i
propri sogni, si rischia l'inedia, la morte dell'anima. Mi racconta delle
innumerevoli iniziative di cui si fa promotrice all'interno della libreria.
Mostre artistiche, presentazioni di libri, incontri con i ragazzi, giochi per
coinvolgerli alla lettura. E mentre racconta s'illumina d'immenso. Sembra un
prestigiatore che tira fuori dal cilindro tante piccole magie. Tempo addietro
ha avuto ospite Bruno Contigiani, personaggio simpaticissimo; Gioacchino Genchi
e tanti altri. Un caleidoscopio di emozioni. Ascoltarla è un piacere, la sua
positività mi contagia, davvero una gran bella persona. Questa terra rivela
risorse insospettabili. Diventiamo amici. Me ne vado arricchito di una nuova
esperienza, con la promessa di tornare a trovarla quanto prima. Lei osserva il
tavolino che conteneva i dolci, le bottiglie di vino che hanno subìto un vero
salasso e abbozza un sorriso laconico. Non mi pare che la prospettiva la
entusiasmi più di tanto.