Fame e sete di
giustizia
di Ferdinando Camon
Quotidiani delle Venezie 23 giugno 2011
Ogni mattina, leggendo i giornali, c'invade una sete di giustizia:
vediamo montagne d'iniquità impunite. Ci carichiamo di frustrazione. Siamo un
popolo che non si rassegna ma non può farci niente. Caso Melania:
adesso viene indagato il marito. Se è lui (è solo un'ipotesi, e un'ipotesi
cattiva, ma il popolo è cattivo) come avrà ragionato, per fare una brutalità
così mostruosa? Avrà pensato che non lo scoprivano. Non lo prendevano. Non lo
condannavano. La condanna non sarebbe pesantissima. Insomma, “valeva la pena”.
Non aveva terrore della giustizia. Questo terrore non ce l'ha nessuno.
Scilipoti si rifà vivo, adesso è un personaggio che fa notizia. Il suo
voltafaccia politico mostra una totale mancanza
di pudore. Bene, per i media è una forza, fa spettacolo. S'è esibito in “Un
giorno da pecora” come un eroe. Non è escluso che, se lo ricandidano, sarà
rieletto. De Magistris fa una scoperta: a Napoli le immondizie son tenute in
strada dalla camorra. Il sito di un giornale mostra le ruspe inviate a portar
via i rifiuti che li spostano da un lato all'altro della strada, e li lascian lì. I dipendenti son pagati da una parte per
sbloccare la sporcizia, ma son pagati di più dalla controparte per lasciarla
lì. Elimineremo queste immondizie? Dopo sei mesi ce ne saranno altrettante.
Cosa rischiano, i malavitosi? Nulla. Perché non li
prendiamo.
Gira la notizia di nuove tangenti: stavolta corruttori e corrotti
usavano tessere telefoniche lituane. Signori, questa è grandezza pura. I
dirigenti e gli arbitri di Calciopoli usavano tessere del Liechtenstein. E li
hanno beccati. Oggi usano tessere lituane. È difficilissimo trovarli. Che fine
hanno fatto gli utenti di tessere del Liechtenstein? Sono ancora lì', ben
pagati, a spiegarci il calcio dalle tv. Gli abbiamo fatto la guerra. Minacciosi
rispondono: E guerra avrete. Paura loro? Paura noi.
Lele Mora è in galera, i suoi avvocati promettono che farà rientrare i
soldi dalla Svizzera. Piccola aggiunta velenosa: se ci sono ancora. E se non ci
sono? Se non ci sono, chi ha dato ha dato e chi ha avuto ha avuto. Perdere i
soldi è l'unica pena che li fa soffrire. Gli togli la libertà e poi scopri
carcerati vip con l'IPhone, gli toglie la bella vita e
poi scopri mafiosi in galera che pranzano a champagne, gli togli le amicizie e
poi scopri boss che si fan portare le donnine, ma se li riduci in
miseria, loro e le loro famiglie, questo li preoccupa. Per contrastare
questa disgrazia, mafia e camorra hanno una specie di Mutua, per cui se un
malavitoso va in galera, l'onorata società si fa carico della sua famiglia, che
va avanti come prima e meglio di prima. Entrare nella malavita è una sistemazione.
Per sempre. Stupro: c'è un nuovo stupro di massa, cinque originari delle
Filippine hanno violentato per una notte una ragazzina, sono stati scoperti
tutti. Ma come mai hanno “osato” farlo? Perché nel loro cervello non è entrato
il timore della giustizia, tra l'eventualità di dover pagare dopo e la certezza
di godere subito, non hanno esitato: intanto godiamo, poi si vedrà. Bisignani:
ha rischiato di finire sotto processo 15 anni fa, poi 7 anni fa, infine adesso.
Se l'è sempre cavata. Lui conta di cavarsela anche stavolta. Che reato sarebbe
il suo? Lobbismo. Ma è un reato? Per noi sì, perché uccide il merito e fa
trionfare il clan. Ma il codice non lo prevede. Siamo indietro con
l'applicazione della giustizia, ma siamo indietro anche con i codici della giustizia.
Tutta questa fame e sete di giustizia ha a monte il grande problema del capo
dei capi: sempre imputato, mai giudicato. Non dico condannato,
ma giudicato. Aver fame di condanne è iniquo, aver fame di sentenze è
giusto. Abbiamo fame e sete di giustizia. Beati voi, dice il Vangelo, perché
sarete saziati. Sì, dopo morti. Ma in vita, non dico saziarsi, ma assaggiare un
bocconcino, si può o è peccato?
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