L'ultimo volo del Gabbiano
di Renzo Montagnoli
Il 19 aprile se n'è andato, Il Gabbiano
ha spiccato l'ultimo volo per cieli lontani, ove il tempo è un eufemismo, e non scorre come da
noi, ma ha una misura che non possiamo
comprendere, tanto che risolviamo il problema dicendo che è l'eternità.
Diego Cocolo (pseudonimo Il Gabbiano) è stato sempre un attivo
collaboratore di Arteinsieme, con le sue poesie in
cui rispecchiava innate passioni, come quelle per i viaggi, le escursioni in
montagna, oppure le romantiche passeggiate lungo il corso del Po in quella sua
terra di adozione, nebbiosa d'inverno, madida di sudore in estate, così lontana
dai suoi natali, di calabro trapiantato nel Nord.
Abitava abbastanza vicino a casa mia,
non più di una quindicina di chilometri, ma non ci siamo mai incontrati;
qualche mail, un paio di telefonate sono state sufficienti per conoscerci,
tanto più che ci univa una passione, quella per la poesia.
Le sue liriche possiedono uno stile del
tutto inconfondibile e personale, con quelle lunghe descrizioni di paesaggi,
con quel pulsare di stati d'animo che doveva aver sperimentato di fronte a
certi spettacoli della natura e che ora riusciva con i versi a far rivivere.
Misurato, senza enfasi ed eccessi, pennellava
le parole come immortalava i panorami nei suoi delicati acquerelli. Sì, perché
Diego non si dilettava solo con la poesia, ma amava anche dipingere e nell'una
e nell'altra arte sempre univoca era la sua impronta; senza mascherarsi dietro
falsi paraventi era semplicemente così, acqua e sapone, trasparente, un uomo
sorretto dalla fede, coraggioso da carabiniere e anche nel momento più
difficile della sua vita, quando le sue poesie hanno scandito gli ultimi
rintocchi senza tuttavia essere intrise di pianto,
lievi, un soffio di quella vita che ne stava andando.
Non so se ci sia quel dopo in cui
credeva, ma spero tanto che sia così e che oggi dispieghi le sue ali in spazi
infiniti.
Di lui resta il ricordo che si rinnova
attraverso la lettura delle sue poesie, fra le quali ne riporto in calce una, non perché sia la più bella fra le belle, bensì perché riassume
mirabilmente il suo intimo sentire.
Lo scoglio
Seduto su di uno scoglio a meditare
Ho guardato l'immensità del cielo
E del mare
Di fronte agli aridi monti
Una vela bianca scivolava dolcemente
Verso l'infinito orizzonte
Guardavo il creato con gli occhi di un gabbiano.
E con le sue ali
Ho librato lontano