Qualcosa
oltre il vissuto
di
Corrado Calabrò
Domenica,
catino
di cemento faccia-vista.
Settimo
giorno óvvio, per te,
pedissequo ai feriali,
settimana
nivea, marmorea
come una pila lustrale.
Settimo
giorno attonito
come gli occhi di pietra delle statue
- sei
giorni, sette notti di vacatio -
settimana di te
decerebrata
come il bianco degli occhi.
Con
un colpo di frusta s'è sganciata
la fune
traente;
scarrucola all'indietro
questo amore lasco.
Ma
no, suvvia: c'è solo
che tu hai portato sugli sci in
vacanza
ed io ho accompagnato alla partita
questo amore
nano
che si rannicchia, spaurito del salto
nel mondo senza
bimbi degli adulti.
Un
ultimo grido nello stadio,
un ultimo barbaglio cauterizza
il
parabrezza.
Con
una carezza sulle palpebre
la notte sigilla la paura
di
vivere qualcosa oltre il vissuto.
da
Una vita per il suo verso (Mondadori,
Milano, 2002)
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