Locanda
quadragesima
di
Andrea Biondi
Sono
scesi dal podere Cantagallo
anche
loro per raggiungere la collina,
sono
venuti alla Valcerasa, alla casa vecchia
dove
penzola dal legno una scritta:
locanda
quadragesima.
Luciano
ed io abbiamo approfittato
per
sparane e caccialepri,
li
ha messi nel piatto come una ricca pietanza
con
pane abbrustolito e un pezzo di formaggio.
La
notte gli spiriti battono alla porta,
noi
stiamo dietro e non sappiamo cosa dire.
Chi
ha il violino lo prende,
chi
ha il tamburo lo batte.
Arriva
l’agnello con una fascia azzurra sugli
occhi,
batte
le zampe sulla tavola e scrolla il capo.
Noi
mettiamo le mani sopra, in fila.
I
piatti non si sono raffreddati.
La
Valcerasa diventa buia
e
quelli del podere non possono tornare.
Luciano
fa una canzone all’organetto
ma
non ascoltiamo, abbiamo gli occhi gonfi.
L’agnello,
il mite, ci culla e ci allatta,
ci
fa addormentare in lunghe stoffe dorate:
«dormire,
risorgere, dormire».
Da Le
campagne hanno bocche (Fara,
2017)
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