La
campagna
di
Donatella Nardin
Un
intreccio di sensi tra fissità
e
mutamento.
La
campagna si ritrae, nel fremere
di
zolla, e già fuori da noi, in poche
righe
oppone i torpori dell’inverno
ai
gialli elettrici dell’autunno.
Nessuno
le vede ma si danno
splendide
gemme e bambole di spighe
appena
sotto dicembre – è un bacio
breve
ma profondo quello apprestato
dall’immaginazione
–.
La
campagna monda, trascende,
nel
tempo che dice e nega in foga
di
comunione concettualizza il verde,
si
perde l’io nell’irta sostanza
del
mutamento
e
allora, come la campagna, esserci
nell’essere
semplicemente.
Da Terre
d’acqua (Fara, 2017)
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