Il
castagno dorato
di
Tiziana Monari
Tra
rovi e fili d’erba
sull’alito
casto del silenzio
si
ergeva imponente il castagno dorato
i
rami rivolti al cielo azzurro dell’inverno
il
tronco maestoso che faceva l’amore con il bosco
era
li’ da tante stagioni il castagno dorato
resistente
alle bufere ed alle tempeste, al moto eterno delle cose
seguiva
silenzioso il percorso delle stelle
si
assestava al respiro delle nubi
era
rifugio per i piccoli animali del bosco, per ghiri e volpi
scoiattoli
e procioni
respirava
piano tra le foglie morte dell’autunno il castagno dorato
carico
di ricci e frutti maturi
faceva
posto alle viole della primavera
ai
mughetti che sbucavano tra l’erba verde di marzo
ed
era lì alla fine dell’estate
quando
sbocciavano i ciclamini fiammeggianti di rosso.
Oggi
non vedrà l’alba il vecchio castagno
non
vedrà più stagioni di more e di sorrisi
la
luna che ammicca al cielo le sue illusioni
uomini
senza scrupoli l’hanno abbattuto
per
far posto al cemento, al grigio dell’asfalto
ai
semafori, ai parcheggi
a
soldi facili e sicuri.
Ma
mentre mormora lontano il tempo
io
lo vedo ancora lì il castagno dorato, in quell’angolo
di felicità
con
le api e le farfalle che svolazzano intorno
con
il frinire delle cicale tra le foglie
con
il tordo sopra i rami a fischiare l’ultima canzone
lo
vedo ancora lì il castagno dorato
compagno
di giochi della mia infanzia
scalfito
dalla luce della memoria
dal
fioco bagliore di una sola stella.
Ad
illuminare i ricordi di una vita in cui si sta facendo sera.
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