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  Scritti di altri autori  »  Poesie  »  Acqua alta a Venezia, di Danila Oppio 18/01/2020
 
Acqua alta a Venezia

di Danila Oppio



Tra le calli di Venezia, invase dall’alta marea

urto la folla che non vedo – trasparente indifferente. 

Indossando stivali di nuvola adamantina

trasmigro da un marciapiede inesistente

evitando una pozzanghera e una gondola made in China.

(L’ombra della solitudine mi segue)

Nelle vetrine i vetri di Murano, dall’artigiano

sapientemente soffiati gridano

la loro indifesa fragilità – la stessa mia emotiva.

Mi soffermo assorta, un’altra me furtiva

sbircia da un antico specchio.  Osservo entusiasta

il mio cuore lì riflesso, che mai avevo visto prima

Lo tenevo in tasca e basta.

(L’ombra della solitudine si scosta)

Se scivolassi su pozze salmastre

s’infrangerebbe come cristallo.

Non mi ero mai accorta quanto

vulnerabile fosse quell’oggetto scordato 

nel vecchio impermeabile sdrucito.

(L’ombra della solitudine si allontana)

Entro nella bottega e chiedo all’artigiano:

Potrebbe indicarmi il valore 

di questo mio reperto antico?

A suo vedere xèlo ancora bòn?” 

L’artigiano sorride mentre lo ripone

con garbo in uno scrigno di velluto 

El me piase siora. El compro mi, 

se no’l ghe despiase.”

D’improvviso l’acqua alta si ritira 

e una rosea pennellata 

colora -così ai miei occhi pare – 

uno dei più bei tramonti veneziani.

(E la solitudine definitivamente scompare)

 


 
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