Tracce
di
Salvatore Armando Santoro
Spesso
ritorno al mio tratturo antico
alle
albe antiche bagnate di salino
seduto
sopra tavole sconnesse
di
quella spiaggia vuota del reggino.
E
ascolto ancora l’onda sopra i sassi
viscidi,
scivolare pigramente,
con
la sirena delle navi in porto
e
l’urlo d’un gabbiano intermittente.
Lo
scintillio dell’acqua ancor ricordo,
le
case addormentate di Messina
ed
i riflessi tremuli sul mare;
triste
studiare Augusto e Messalina.
Ma
a scuola ero sempre esuberante
poco
incline ad ascoltare le lezioni
fantasticavo,
ad altro anche pensavo,
e
poi costretto alle ripetizioni.
A
settembre però recuperavo
ma
quel mare sereno e luccicante
mi
trasportava in giro coi miei sogni,
di
strade nuove poi ne ho fatte tante.
Dalla
marina sono andato all’Alpe
in
mezzo allo splendore dei ghiacciai
un
panorama senz’altro differente
ma
oggi fo’ l’elenco dei miei guai.
Sono
guai che il cuore ha generato
figli
di tanta antica esuberanza
li
curo con un paio di pastigliette
ma
il tempo passa ed anche la speranza.
La
speranza che tanto fa sognare
Che
l’uomo poi sospinge alle avventure
ma
dopo il tempo ti presenta il conto
ti
elenca tante stupide bravure.
Quando
infine dal sonno ci svegliamo
anche
l’amore perso ricerchiamo.
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