MIODIO
Mi odio.
Neanche ho trattenuto
una lacrima
di bambino.
Per appagarmi di voi
ho potuto
il niente.
Distese membra nell'ebano
è
l'estrema immagine.
Il vostro passaggio
dirà un
sigillo trino.
Del tempo che cresce
non vedrò le
offese.
Mio dio.
Forse è te che odio.
Eccomi,
di nuovo e
ancora qui
a
rinnegarti,
ultima adesso,
fra i passi
di giganti
che
inclinano il volo
al più
basso abbraccio,
solo so dirti
in sorte
altra ventura
non darò.
Voglio che tu dio
mi mostri
il tuo volto
che muto
contempla
occhi di
grazia
strappati puri
all'innocenza
dei petali,
voglio
guardarti in faccia
per
maledirti
all'altare di
un tumulo
nel sussurro
velato
dello stesso
dono.
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