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  Scritti di altri autori  »  Poesie  »  Sergente, di Tiziana Monari 06/09/2020
 
Sergente

di Tiziana Monari



Eri sergente

e sei lì in quella foto color seppia

luccicante di bottoni ed alamari

la bottoniera inappuntabile, le tre stellette incise

gli occhi che contenevano l’abisso

in un turbine di neve sibilante


Chissà cosa pensavi?

Al reggimento ormai perduto

al respiro dei cavalli nella steppa

all’assedio che chiudeva la città a tenaglia

ai fantasmi dei soldati senza nome che cadevano mietuti come il grano dalla falce

o alla grande, serena quiete della morte


forse pensavi alla spavalda astuzia del male, all’inerme cecità del bene

ai paesi ibernati sotto la neve, al profumo di resina e di cenere

ad un diluvio di fuoco

al sangue che copriva lo stupore del massacro


sei lì immobile con le parole che ti morivano alla bocca

in una valle di luppolo e cicogne

i faggi coperti dal nevischio

i salici ed i noccioli che ondeggiavano nel vento

sei lì che annaspi in cerca di sole per liberarti da un funebre presagio

il gelo tagliente sulla faccia

le spalle infossate sotto il peso della vita


sei lì sotto i picchi e le nebbie del Pasubio

il tuono nel cuore, l’uragano nel respiro

il dolore levigato come ciottolo di fiume

in mezzo alle ombre, nel vento leggero della piana

in una valle senza eco che non rimanda voci.


Qui non ci sono voci

solo il freddo crudo della pianura.

Ed il silenzio dei morti.


I morti delle colline del Carso.







 
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