Le
acque di Riace
di
Tiziana Monari
Ed
io
lo
sento il mare nelle vene, l’oscura danza dal profondo
la
calma bellezza delle onde, la geografia delle maree
una
flotta di galee a vele piene
le
lampare sospese nell’azzurro
le
soavi brezze degli zefiri
ogni
giorno, il vento di ponente che mi guida
mi
immergo in uno spazio senza fine
in
quelle acque di seta e di turchese
seguendo
una corrente lenta e pigra
lo
spazio anfibio e mitologico del sogno.
E
vagando dentro i flutti
lo
vedo il rombo, lo zerro, la menola
che
sfrecciano lievi tra alghe e coralli
l’anemone
ed il polpo che brilla
e
poi lo vedo come un miraggio nell’oasi
quel
braccio sotto la sabbia
che
emerge in parte possente e vitale
ed
all’improvviso sono lì
stesi
davanti ai miei occhi due guerrieri adagiati sul dorso
uno
coricato di fianco, i riccioli scuri, la barba fluente
l’altro
dal corpo possente con in braccio l’elmo e lo scudo.
Sono
lì tra le acque del fondo
uno
cesellato, più dolce
l’altro
più maturo e posato
i
muscoli tonici, tesi
le
ciglia d’argento, le labbra di rame
sono
lì bellissimi e muti
con
una postura che trasmette forza e potenza
sono
lì antichissimi e bruni
creati
col linguaggio del cuore
a
testimoniare il passato
il
tempo che scorre infinito nell’uomo.
In
quelle acque splendenti di morte e di vita.
|