Il
testamento del disperso
di
Fiorella Borin
in
memoria della tragedia consumatasi sul suolo della Russia nel
gennaio del 1943
Detto
questa lettera al signor tenente
che
è ferito al piede e non può camminare,
lui
è andato a scuola e sa scrivere bene,
io
ho imparato solo ad amarti tanto.
Troppe
cose passano per la mia mente
ma
di tutte una è la più luminosa:
come
mi stringevi forte alla stazione
lì
davanti al treno pieno di soldati,
“Giurami
che torni” ed io te l’ho giurato.
Mentre
ti baciavo fino a consumarti,
dissi
un’altra cosa: “Ti amerò per sempre”.
Sposa
mia dolcissima, mio solo amore,
delle
due promesse ne mantengo una.
No,
non è l’inverno il tempo delle rose
ma
sul mio cappotto è sbocciato un fiore
rosso
come il sangue di una vita breve
triste
come un grido perso nella neve.
Sento
tanto freddo e il cielo si fa scuro
prima
c’era il sole e adesso tutto è nero.
Detto
questa lettera al signor tenente
ma
nessuno mai te la potrà spedire.
A
Nikolajewka siam rimasti soli,
gli
altri sono andati incontro all’infinito:
stanno
tutti bene lì nel cielo immenso,
perché
in paradiso non si fa la guerra.
Sposa
mia dolcissima, mio solo amore,
detto
questa lettera finché avrò fiato:
so
che con la mente tu la leggerai.
Stenderai
sul letto il mio vestito buono
e
lo abbraccerai come se fosse vivo.
Resta
così poco della mia esistenza:
lettere
d’amore e poi un’eterna assenza.
Vieni,
amore, vieni, vieni qui a scaldarmi,
sarai
vento e luce d’alba nel baciarmi.
Il
signor tenente ha reclinato il capo
però
tiene ancora la matita in mano,
se
n’è andato via così, senza un lamento,
coi
suoi occhi azzurri fermi su di me.
Finirò
la lettera sul foglio bianco
dove
si è fermata la sua mano buona.
Scriveranno
in cielo i corvi una preghiera,
chiudi
gli occhi, amore, e la sentirai.
Mandami
un pensiero prima di dormire
tocca
la mia foto col tuo dito lieve
scrivimi
una lettera col tuo respiro
e
nel vento chiaro io la leggerò.
|