I
fiordalisi
di
Tiziana Monari
E
ti rivedo, madre
la
gola chiara, il vestito senza fronzoli
a
cogliere l’ultima rosa dal giardino
quando
il tramonto si addormentava con voce di pastore
e
c’era un suono di campana quasi spento
e
lacrime più grandi dei tuoi occhi
e
ti ricordo madre nelle sere incupite dal dolore
le
foglie dei meli intrecciati dalla brina
i
cedri agitati dal vento di ponente
quando
ingombra di un’assenza sospingevi l’amore a passo lento
nelle
sere azzurre di settembre
tra
le vetrine spoglie di negozi accecati dal silenzio
e
ti rivedo madre, il volto di madonna
le
vene di ghiaccio, i capillari spenti
lassù
con i gabbiani tra i coppi di Venezia
a
respirare tristezze colorate
le
nenie ottuse di giorni senza scampo
e
ti ricordo madre nel tuo abitino azzurro
tra
i cactus e le agavi del prato
quando
facevi la vezzosa
con
i tacchi che picchiettavano nel legno
impudicamente
bella
volteggiando
senza fretta in una balera di periferia.
Sei
ancora lì, nello scalpiccio dei passi
nascosta
tra fiori di campo ormai appassiti
ora
che riposi sulla collina dei ciliegi
la
malinconia posata tra le ciglia
l’anima
addormentata tra i fiordalisi ed il biancospino
Intorno
fantasmi e margherite
e
l’ombra della morte a tenerti compagnia.
|