L’azzurro
di Tiberiade
di
Tiziana Monari
E
la ricordo quella terra di erba secca e luce
di
membra e parole antiche
ritorta
dalla speranza, sorda di vizi assurdi
l’aria
che profumava di sole
i
bimbi dalla fronte bassa e selvaggia
le
donne velate che occhieggiavano dalle finestre socchiuse
gli
uccelli che si appartavano ad occidente per spiccare il volo
e
lo ricordo il deserto
sinuoso
serpente
le
valli di roccia e ghiaia
le
sterpaglie bruciate dall’estate
i
nidi sfatti, il languire dell’aria
l’urto
della secchia nel pozzo
le
zolle violentate dal vento
e
su tutto il tuo respiro che riposava nel cielo d’agosto
e
nel ricordo ti vedo come in un miracolo
nel
sangue delle notti lunghe
camminare
sulle acque nell’azzurro di Tiberiade
al
battesimo del fiume
nella
scabra tristezza del Sinai
e
ti sento nel tempo perduto mentre spargi semi di primavera
impigliato
tra rami antichi
il
tuo sangue che si mescola al dolore di questa terra tribolata
la
brezza che fiorisce leggera sotto i tuoi passi
e
ti accolgo come un frutto dolce nel cuore
in
un prodigio d’alba
nei
colori devastanti del tramonto
nelle
stelle luminose del deserto
nella
lentezza delle ore spietate
solo
tu
l’unica
speranza in questo mondo di folli
solo
tu
mio
Dio
Dio
di rose e di neve.
(Giordania
agosto 2019)
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